Martina Badiluzzi incanta il pubblico di Pergine Festival con il suo “Rumori”, lo spettacolo nato dalla riflessione post primo lockdown. Su di un palcoscenico allestito come una sala di incisione, la giovanissima attrice e regista – vincitrice del Premio Biennale Venezia 2019 per registi under 35 – ci racconta storie di vita quotidiana di gente semplice, abitanti di un condominio della periferia di Roma, viste dagli occhi della dirimpettaia. Il suo sguardo scruta le vicende degli inquilini ognuno con una storia diversa ma legati l’uno all’altro da un terribile epilogo. E’ la stessa Martina Badiluzzi che con la sua voce impersonifica ora la dirimpettaia Francesca, ora la signora “dai capelli cotonati”, poi l’operaio “con la gengivite”, in un continuo cambio di voce, di tono, grazie anche all’uso che la stessa fa del mixer audio dinanzi a lei. Lo spettatore, grazie al suo racconto, si fa letteralmente rapire da tutte queste vicende, è completamente catalizzato dalla performance della Badiluzzi così giovane ma così capace. Insieme a lei, Samuele Cestola che accompagna il racconto di Martina con le sue note sempre a tempo e adatte al contesto di cui si parla.
Questi “ritratti di piccoli interni”, come li definisce lei stessa, nascono come risposta al periodo di quarantena di Marzo 2020, quando tutti noi eravamo costretti in casa, causa restrizioni. L’osservazione – forzata – del mondo circostante e la riflessione su quello che stavamo vivendo, hanno contribuito a far nascere, durante la quarantena appunto, questo “progetto ibrido”, un misto tra voce e musica. Esperimento riuscito, potremmo dire: la giovane regista infatti studia da diverso tempo nuove forme possibili di linguaggio teatrale che possano coniugare più espressioni artistiche in un’unica coralità. “Rumori” è semplicemente il primo passo verso il compimento di questa interessante ricerca.
Francesco Pace