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LA NASCITA CRIMINALE DI PENG E LA DRAMMATICA NEMESI FINALE AL VASCELLO. Il PRAGMATISMO MACHIAVELLICO PER LA CONQUISTA DEL POTERE E LO SCIOVINISMO PATRIO

Data:

Al Teatro Vascello di Roma dal 24 settembre al 10 ottobre 2021

IL Teatro è ripartito in pieno con la diminuzione dei contagi da Covid  19 e la copertura vaccinale della popolazione italiana arrivata quasi all’80 per cento per cui il virus sta regredendo e le terapie intensive si stanno svuotando, a parte i “No vax” che pagano di persona la loro refrattaria ostinazione e si pentono quando è ormai troppo tardi: La gente ha voglia di tornare a divertirsi e riempie le sale culturali, tuttavia non deve essere solo un utile e dolce ammoni mento, che fa riflettere profondamente sui drammi sociali e civili. Così riteneva pure il drammaturgo tedesco Marius Von Mayenburg che per l’elezione a presidente degli USA del megalomane ed arrogante Trump compose un pamphlet ambientandolo in Cina con il traslato nome di Peng, come metaforicamente faceva Manzoni  con il capolavoro del romanzo storico “ I Promessi Sposi” trasponendolo nel’600 per sottrarsi alle ire degli Austriaci. La compagnia “La Fabbrica dell’Attore” del Vascello ha pensato di portarlo in scena in prima nazionale nel suo spazio di via Carini, ma se in Asia nel Paese di Mao e del partito unico poteva essere valido come analisi  psicologica degli uomini dominatori assoluti della politica a qualunque costo, secondo il pragmatismo amorale di Machiavelli che per questo si scontrò con Guicciardini, non corrisponde al quadro della situazione italiana dove vige ancora una Repubblica parlamentare ed il voto della comunità ridimensiona coloro che si credono potenti e sovranisti assoluti, basti citare Renzi, Salvini ed il Movimento 5 Stelle per le votazioni amministrative di questi giorni. Peng è il frutto d’un parto gemellare della madre e, poiché nell’utero veniva per secondo, mentre l’ostetrica li fa nascere strangola la sorellina. I genitori narcisisti, amanti in maniera sfrenata della patria e volendo cancellare il loro passato piccolo borghese, l’educano ad  emergere dall’anonimato ed affermarsi sul panorama politico risolvendo con spregiudicata semplicità questioni complesse e senza porsi problemi etici. Pertanto si odono sulla scena colpi di pistola e, con un’operazione multidisciplinare, interventi in video fuori campo, tra cui quello della direttrice Manuela Kustermann, illustrano l’evolversi sempre più angosciante e drammatico della pièce in cui egli elimina a poco a poco tutti i suoi avversari. Tra questi v’è anche un venditore d’armi che è riuscito a sottrarsi negli anni 80  alla vendetta della compagna vittima delle violenze domestiche e dunque si condanna non solo la conquista del potere fine a se stesso, ma pure il femminicidio  insieme ai soprusi sulle donne. Alla fine sarà proprio una di queste, la ginecologa interpretata da Chiara Colombo con rigore assoluto e sintonia di toni alle diverse atmosfere, a fare la nemesi divina, come nelle tragedie greche, della “ubris” umana, mentre il giornalista Tommaso Carlotto, che impersona l’autore con l’intraprendente investigazione di Giuseppe Sartori, documenta il precipitare sempre più nel baratro sociale provocato da codesti mostri, al modo di coloro che gestiscono il comando dispotico nelle loro terre. Da noi si può persino violare impunemente il silenzio della vigilia preelettorale! La cellula familiare da cui il tiranno proviene ed apprende il vizio dell’orgoglio superbo è rappresentata da Sara Borsarelli e Gianluigi Fogacci, mentre l’orrore trasgressivo ed il rigetto di certi grotteschi e deformi politici ce lo trasmette Fausto Cabra. La regia cruda, impietosa psicologicamente e di denuncia dell’inferno civile in cui si precipita con la dittatura illecita e spietata, corrotta e vile, è curata da Giacomo Bisordi. Lo spettacolo sarà replicato al Vascello fino a domenica prossima.

Giancarlo Lungarini

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