A seguito le liriche della poetessa Enrichetta Giornelli
Se ancora ci incontrassimo…
Se ancora ci incontrassimo
dove il faro annega
nella nebbia d’inverno
potremmo abbagliarci
di ombre confuse
e guardare il mare
in sussulto
rapiti dallo stesso sentire.
Sarebbe come
ritrovare l’antica tempesta
in una prospettiva nuova
e riprendere il tessuto strappato
riassestandolo
con il filo della saggezza.
Se ancora ci incontrassimo
nell’ultimo tepore d’estate
aggiungeremmo paragrafi nuovi
alla scomparsa della luna
che lasciò nuda la notte
per incendiarla di desideri
nel volo di stelle cadenti.
Il vetro colorato
Cade la tela
sulla veduta del giorno
abbatte ogni angolo
di luce
nella stanza assalita
da voci che tacciono.
La fronte posata
sul palmo della sera
scorre sul vetro colorato
della finestra,
schermo d’illusione
dell’inganno infantile
che mutava la realtà
in sogno
prosciugando rivoli di lacrime
nell’innocente pianto…
Provo ancora
a lenire l’ignoto
cercando risvolti nuovi
nelle forme sfaldate,
ma l’immaginazione
non muta l’ordinaria visione
del vivere,
troppo certa la sembianza
del paesaggio,
ormai grido d’un tempo
posato sul confine di nebbia.
Respiro il vento della notte
imboccando la traversata
dell’animo,
vapori di silenzio
solcano sentieri nuovi
sulla scia
d’un salmo di stelle.
Con te, padre…
Con te, padre,
ho percorso sfide
di tortuosi sentieri
custodendo la mente
nel tuo dono,
un forziere di valori
che confutavano
quel comune sentire
cristallizzato
nel deposito dell’apparenza.
Con te, padre,
Ho attraversato
fragili varchi
ricorrendo
alla tua corazza
quando l’urlo della tempesta
attaccava
l’esile respiro della vita.
Questa sera,
lacunosa di certezze,
mi porge ancora
le tue mani,
ne riconosco la stretta
rude e gentile
nell’accogliere
la mia preghiera
e guidarmi verso l’aurora…
insieme ritroveremo
l’antico sole
che germina viole
sulla terra di ghiaccio.