Dal 24 Novembre al 5 Dicembre 2021 al teatro Diana di Napoli
L’intramontabile classico di Tennessee Williams “La dolce ala della giovinezza” arriva al Teatro Diana di Napoli, dal 24 novembre al 5 dicembre, per la prima volta interpretato da Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni e la regia di Pier Luigi Pizzi, che si avvale della traduzione di Masolino d’Amico.
Scritto nel 1952 con debutto a Broadway nel 1959, lo spettacolo parla del gigolò Chance Wayne, che torna nella sua città natale in Florida con la star in declino Alexandra Del Lago, per cercare di riprendersi quello che aveva lasciato nella sua giovinezza, Heavenly, il suo primo amore.
Prodotto da Fondazione Teatro della Toscana e Best Live, lo spettacolo vede in scena anche Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale, Marco Fanizzi; le Mainetti, il light desiner è Pietro Sperduti.
Da un lato una attrice della fabbrica di sogni di Hollywood ormai sul viale del tramonto; ma più che del tramonto della carriera (che poi invece si rivelerà non essere ancora tramontata, contrariamente a quanto lei stessa crede ), quello di se stessa e della sua dignità: una donna che non sa resistere alla perdita del suo fascino e cerca consolazioni “mercenarie”. Certo a una prima battuta verrebbe da dire che Elena Sofia Ricci sia la meno adatta a ricoprire quel ruolo; la persona ricca di fascino anche fisico che si muove sulla scena non ha proprio nulla di quel “mostro” a cui sembra essersi ridotta la protagonista Alexandra del Lago. E soprattutto non ha proprio niente di un’attrice a fine carriera; anzi con la sua abilità straordinaria, la Ricci da vita a un personaggio drammatico ma anche ironico, graffiante e ancora decisamente seducente. Che faccia la suora in un celebre e divertente sceneggiato televisivo o che si cali nel ruolo di un personaggio che di “mistico” ha davvero poco, l’attrice sa risolvere i suoi personaggi con una carica di verve e di humor che però non escludono affatto (anzi!) una straordinaria capacità di scavo psicologico. Difficile dire se questa sia l’Alexandra a cui Williams aveva pensato, ma sicuramente gli sarebbe piaciuta moltissimo.
Grandi applausi e più che meritati anche per un bravissimo Gabriele Anagni nel ruolo del gigolò Chance Wayne; sicuramente con un notevole phisique du rôle esibito soprattutto nella prima parte senza troppi complimenti, ma comunque senza eccessi o volgarità. Anagni coglie benissimo l’ambiguità e le contraddizioni del personaggio, cinico e spregiudicato in apparenza, ma in realtà fragile, debole e con una punta di romanticismo che difende fino in fondo, malgrado il prezzo da pagare sia carissimo. L’attore sa esprimere perfettamente tutta la fragilità di un personaggio che si aggrappa a una giovinezza che si dirada inesorabile come i suoi capelli e che si rivela, alla fine, un sogno che ha conosciuto un risveglio niente affatto gradevole; tanto che il titolo dell’opera sembra a tratti essere quasi ironico, o addirittura ossimorico. Un ottimo partner, alla fine, di cotanta protagonista.
La regia di Pier Luigi Pizzi, responsabile anche delle scene e dei costumi, è sicuramente in tono con gli anni cinquanta del secolo scorso in cui ambientata, così come gli abiti di scena; niente alieni o tubi di plastica e questo già non è poco. Forse però da un maestro del suo calibro era lecito aspettarsi qualcosa di più, ma nel complesso lo spettacolo fila liscio senza intoppi verso il suo finale, grazie ai due assi della scena e anche a un gruppo di “comprimari”
Decisamente da vedere, anzi da non perdere, sia per lo spettacolo in sé, sia per ritrovare la voglia di ritornare a vivere di teatro.
Marco Assante