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L’ULTIMO DESIDERIO di Pietro Favari (decima puntata)

Data:

A seguire la decima puntata de L’ultimo desiderio di Pietro Favari.

DECIMA PUNTATA

50

Buio.

Le luci si alzano per illuminare lo studio televisivo della trasmissione L’ultimo desiderio.

Le telecamere riprendono la conduttrice Eva, in abito nero scollato e luccicante per i lustrini che lo ricoprono.

Al suo apparire, applausi registrati.

<<Buonasera, buonasera. Grazie, grazie per questo vostro affetto che mi dimostrate ogni volta più caloroso. Grazie.

<<Eccoci pronti per un’altra puntata della nostra trasmissione L’ultimo desiderio dedicata ai malati terminali che nel corso della puntata vuole realizzare la volontà finale dei nostri concorrenti.

<<Questi nostri piccoli… permettetemi di chiamarli “miracoli”, piccoli miracoli che si compiono in diretta, qui, davanti ai vostri occhi, e soprattutto si compiono senza inganni, senza finzioni, come avviene invece in altre trasmissioni. Il nostro vuol essere un atto d’amore per la vita quando si avvia alla morte: realizzare un ultimo desiderio. Un atto che ci dona l’energia per compiere il nostro, spesso duro, lavoro>>.

Applausi.

<<Grazie, grazie! Finirete per farmi piangere… Per fortuna che non dimentico mai di portare con me i fazzoletti di carta della Sniff, un altro dei nostri numerosi sponsor…>>.

Estrae dalla tasca una confezione di fazzoletti di carta e la apre.

<<Una morbida nuvola di carta al profumo di verbena, di violetta, di violaciocca. Con i fazzoletti Sniff piangere è una gioia>>.

Eva si asciuga una lacrima con un fazzolettino.

<<Ma ora è venuto il momento di presentarvi la prima ospite di questa serata: la signora Giuliana!>>.

Entra Giuliana, una donna matura po’ intimidita, un po’ imbarazzata. Si guarda intorno.

Applausi.

<<Buonasera…>>.

<<Buonasera a te! Io so che Giuliana, prima di morire ha un grande sogno: ritrovare sua sorella che non vede da più di quarant’anni e di cui non ha più notizie da allora>>.

Eva si mette davanti a Giuliana e la impalla. Giuliana tenta timidamente di farsi vedere.

<<Più di quarant’anni! Pensate, una vita, di fronte alla morte! Quante cose sono successe in questi ultimi quarant’anni, quante persone sono nate e sono morte; è caduto il muro di Berlino, l’Europa si è unita, l’euro ha sostituito la lira, un nero è diventato presidente in America, in Italia i Pooh si sono sciolti e poi si sono rimessi insieme, e, lasciatemelo dire, è nata questa trasmissione. E tutto questo è accaduto mentre Giuliana e sua sorella crescevano senza sapere niente l’una dell’altra. Erano gli anni Ottanta, Giuliana e sua sorella… a proposito come si chiama tua sorella?>>.

<<Si chiama Giulia>>.

<<Giulia! Giulia e Giuliana: che fantasia i vostri genitori! Giulia e Giuliana, unite anche dai nomi ma separate dalla sorte… Erano gli anni ottanta, Giuliana aveva…>>.

<<Ero piccola, molto piccola…>>.

<<Eri molto piccola e così tua sorella. Due sorelline molto piccole e molto infelici, come spesso succede purtroppo, vittime dell’egoismo, dell’indifferenza dei grandi. I genitori di Giulia e Giuliana non si amano più, ogni giorno incomprensioni, liti, sempre più violente e sempre più insanabili. Un bel giorno… Anzi, un giorno molto brutto i genitori delle due piccole si separano, ma a loro la separazione non basta, devono mettere tra loro un oceano. Un oceano in cui annegare il loro perduto amore… Ti rattristano questi ricordi?>>.

<<Beh, certo non mi fa piacere ricordare queste cose, ma è passato tanto di quel tempo…>>.

Eva insiste. <<Vuoi piangere? Sfogati, piangere certe volte fa bene…>>.

<<No grazie, adesso non mi sento…>>.

<<Piangi Giuliana, piangi. Non devi vergognarti delle tue emozioni. Vuoi un fazzoletto?>>.

Tira fuori un fazzoletto e lo porge a Giuliana.

<<Un fazzoletto Sniff. Con i fazzoletti Sniff piangere è una gioia!>>.

<<No grazie, non mi serve…>>.

<<Un fazzoletto Sniff serve sempre. Lo vuoi profumato alla verbena?>>.

Le infila di forza un fazzoletto in mano.

<<Grazie…>>.

<<Un oceano separa i vostri genitori. Tuo padre resta in Italia con te, tua madre fugge in Argentina, a Buenos Aires da parenti, ma porta con sé Giulia, la tua amata sorellina compagna di giochi infantili. Tua madre fa perdere le sue tracce, tu e tuo padre non avete un loro indirizzo, non sapete neppure se sono vive o se sono morte…>>.

<<Qualcuno mi ha detto che in questi anni mia madre è morta, cosa che è successa anche al povero papà…>>.

<<Ti vedo commossa, Giuliana. Vuoi un altro fazzoletto Sniff?>>.

<<Non sto piangendo…>>.

<<Con i fazzoletti Sniff piangere è una gioia!>>.

Le porge altri fazzoletti assortiti.

<<Questi sono profumati alla violaciocca… Ti piace la violaciocca, Giuliana?>>.

<<Sì… Abbastanza…>>.

<<Dicevi? Non ti interrompere, Giuliana, anche se capisco quanto doloroso sia rivangare il passato…>>.

<<Dicevo che mamma e papà sono morti, di mia sorella non ho notizie da quarant’anni ma sento che è ancora viva. Il mio unico, grande desiderio è di rivederla, ora che sto per morire… Anche se non sarei neppure in grado di riconoscerla, dopo tanto tempo…>>.

<<Vediamo se la L’ultimo desiderio è in grado di compiere il miracolo di far riabbracciare due sorelle dopo quarant’anni… Chiudi gli occhi Giuliana e non riaprirli fino a quando non te lo dirò io…>>.

Eva mette le mani sugli occhi di Giuliana. Si abbassano le luci sul palcoscenico e inizia in sordina una musica ad effetto che cresce di volume insieme alle luci che si rialzano.

Da una quinta entra Giulia, la sorella ritrovata.

<<Ora puoi riaprire gli occhi. Giuliana, ti presento tua sorella Giulia! Giulia, ti presento tua sorella Giuliana!>>.

Applausi scroscianti. Musica scrosciante. Giulia e Giuliana si guardano incredule per un lungo attimo. Poi sorridono commosse e si corrono incontro. La regia rallenta i movimenti e le due donne si incontrano al ralenti. Si abbracciano poi con violenza e restano a lungo avvinghiate scambiandosi baci e carezze, mentre Eva si sforza di apparire commossa. Si passa sugli occhi qualcosa nascosta da un fazzoletto, naturalmente marca Sniff, fino a che non le esce davvero una lacrima.

<<Avete fatto piangere anche me! Ma con i fazzoletti Sniff piangere è una gioia, e queste sono proprio lacrime di gioia. Siamo riusciti a fare il miracolo: dopo lunghe e difficilissime ricerche la nostra redazione è riuscita a rintracciare Giulia, che ora è qui con noi, in diretta a L’ultimo desiderio! Con noi e con sua sorella Giuliana che non vedeva da quarant’anni!>>.

Eva separa le due sorelle.

<<Ricordatevi che ci siamo anche noi!>>.

Porge ad entrambe dei fazzoletti.

<<Con Sniff solo lacrime felici, perché con Sniff piangere è una gioia! Una gioia profumata alla verbena, alla violaciocca, alla violetta e ora anche al caprifoglio! Ricordate: fazzoletti Sniff in comode confezioni tascabili per il lavoro e il tempo libero. Una nuvola di carta profumata!>>.

Lancia in aria un fazzoletto e soffia da sotto per farlo volare.

Giuliana è commossa.

<<Non posso crederci! Dopo tutti questi anni!>>.

Anche Giulia è commossa e parla con accento ispanico.

<<Non sapevo se eri ancora viva o no! Quando i signori della trasmissione mi hanno trovata e mi hanno detto che mi avrebbero portata da te… Oh, madre de dios! Credevo di svenire… Ho fatto un pianto!>>.

<<E sono sicura che ti sarai asciugata le lacrime con i fazzoletti Sniff, in vendita anche in Argentina nella loro comoda confezione tascabile indispensabile per il lavoro e per il tempo libero! Dimmi, Giulia, sei tornata per restare?>>.

<<Ma certo! Ora che ho ritrovato Giuliana niente mi può separare da lei>>.

<<Solo la morte, purtroppo…>>. Aggiunge Eva asciugandosi gli occhi con un fazzolettino.

Una lacrima scende anche a Giulia, prontamente asciugata da Eva con uno dei fazzolettini dello sponsor.

<<So che mia sorella purtroppo è malata gravemente ma sono così felice di rivederla almeno un’ultima volta! Non ho più nulla che mi trattenga in Argentina, non mi sono mai sposata, mamma è morta anni fa, ora ho lasciato per sempre il lavoro e la mia casa di Buenos Aires. Voglio rifarmi una vita in Italia, accanto a Giuliana. Dopo quarant’anni tornerò a vivere con la mia amata sorella… Tornare… Volver, come si dice in Argentina>>.

Giulia canta Volver, resa celebre da Carlos Gardel, mentre la Eva e Giuliana ballano insieme il tango.

Volver / con la frente marchita: / las nievies del tiempo / platearon mi sien. / Sentir / que es un soplo la vida, / que veinte anos no es nada, / que febrilla mirada / errante en las sombras / te busca y te nombra. / Vivir / con el alma aferrada / a un dulce recuerdo que lloro otra vez…

Volver... Tornare! Tornare, tornare finalmente in patria, tornare da mia sorella… tornare nella nostra vecchia casa dove abbiamo trascorso la nostra infanzia>>.

Timidamente interviene Giuliana.

<<Non c’è più>>.

<<Eh, lo so. La nostra infanzia non c’è più… Nada mas!>>.

<<Non l’infanzia… La casa…>>.

<<Quale casa?>>.

<<La nostra vecchia casa, dove abbiamo trascorso la nostra infanzia, non c’è più>>.

<<Non c’è più?>>.

<<No>>.

<<Y como es posible?>>.

<<Venduta>>.

<<Come sarebbe, venduta?>>.

<<Ho dovuto venderla. La malattia del povero papà, che Dio l’abbia in gloria, è costata un casino di soldi. Dopo la sua morte ero piena di debiti, ai quali si è aggiunta la tassa di successione. Ho dovuto venderla>>.

<<Ma come sarebbe a dire? Quella casa era anche mia…>>.

<<Allora non sapevo neppure se eri viva. In fondo al cuore lo speravo, ma non sapevo come fare a comunicare con te…>>.

<<La casa era intestata a papà, morendo lui, io ne ho ereditato la metà. Ci voleva anche la mia firma sull’atto di vendita!>>.

<<Infatti, ho dovuto prima ottenere un certificato di morte presunta>>.

Giulia si altera sempre di più.

<<Muerte presunta?! Ti sembro forse una muerta?>>.

<<Dopo tanti anni, non sapevo dove eri…>>.

<<Neanch’io lo sapevo, eppure mica ti ho data per muerta. Confessa piuttosto che ti faceva comodo darmi per muerta…>>.

<<Ma a me serviva il certificato per vendere la casa…>>.

Giulia urla.

<<Che era anche mi casa! Mi hai fottuto la mia metà! Sangre de Dios! Ti sembro muerta? Toccami… Sarai tu muerta, ahora!>>.

La strattona con violenza. Proteste di Giuliana.

<<E non fare così! Lo sai che non lo sopporto! Facevi così anche da piccola, mi riempivi di lividi!>>.

<<E tu correvi da papà a fare la spia perché mi punisse! Sei sempre stata la sua cocca!>>.

Preoccupata, Eva cerca di calmarle.

<<Avete certo tante cose da dirvi dopo tutti questi anni… Volete salutare il nostro pubblico?>>.

Giulia con uno spintone allontana Eva.

Rivolta a Giuliana. <<Cosa ne hai fatto de mi dinero? Voglio che me lo restituisci!>>.

Urla anche Giuliana. <<I tuoi soldi? Ho pagato i debiti che ha lasciato tuo padre!>>.

<<Che mi frega di quello stronzo?! Voglio mi dinero!>>.

Eva è sempre più allarmata.

<<Cercate di calmarvi… Siamo in diretta!>>.

Anche Giuliana spinge via Eva.

<<I tuoi soldi?! Dove eri tu mentre io dovevo sacrificarmi per curare quel vecchio rimbambito? Eri in Sud America a spassartela con quella puttana di tua madre!>>.

<<Puta sarai tu. Puta y ladra!>>.

<<Ladra a me?!>>.

<<Ladra y puta! Crepa!>>

<<Puttana sei tu! Hai preso tutto da tua madre che quando era in Italia riempiva di corna quel poveretto di suo marito…>>.

<<Perché era impotente! E tu non parlar male di nostra madre!>>.

<<Quella disgraziata che mi ha abbandonato per fuggire con te, sei sempre stata la sua preferita!>>.

<<Ladra!>>.

<<Puttana!>>.

Le due sorelle si prendono a sberle, a pugni, a calci negli stinchi. Finiscono avvinghiate come prima, ma ora lottano e continuano a insultarsi.

Eva cerca di separarle ma a sua volta viene coinvolta nella rissa. Disperata corre verso la telecamera urlando.

<<Non fate così, siamo in diretta! Vedrete che poi tutto si aggiusta… Volete un fazzoletto? Regia! Pubblicità, pubblicità…>>.

Si abbassano le luci e la voce suadente dello speaker della pubblicità si mescola alle urla e agli insulti che Giulia e Giuliana continuano a scambiarsi.

Voce fuori scena.

<<Ricordate che con i fazzoletti Sniff piangere è una gioia!…>>.

51

Carlo sulla sua auto arriva a Santa Margherita Ligure. Scende e passeggia sul lungomare.

E’ sera. Incontra una giovane africana, Mary, che lo abborda.

<<Ciao. Cerchi compagnia?>>.

<<Veramente cerco questa ragazza>>.

Le mostra la foto di Marion, che la ragazza osserva attentamente.

<<L’hai mai vista?>>.

<<No. Mai>>.

<<Sai di qualcuno che potrebbe conoscerla?>>.

<<Vieni con me. Però mi paghi. Come se andassimo a letto…>>.

Carlo segue Mary. I due raggiungono una grande roulotte e vi entrano.

All’interno della roulotte, Carlo scopre una specie di tempio blasfemo in cui sacro e profano si mescolano: grandi falli di gomma variopinti e luminosi al posto dei crocifissi e immagini sacre. In una delle pareti il quadro di una santa nuda che viene flagellata.

Si apre una tenda rossa e svela un lettone in cui è sdraiata una donnona nera di nome Aicha.

Mary va baciare le mani d’Aicha e le presenta Carlo.

<<Madame Aicha… Lui è Carlo>>.

Aicha fissa Carlo con uno sguardo magnetico. Carlo le si avvicina con fare circospetto e le si rivolge con tono reverenziale.

<<Madame, sono un investigatore, privato. Cerco questa ragazza…>>.

Le mostra la foto.

<<Perché la cerchi? Mary è più bella. E poi questa ragazza non è nigeriana come noi. Siamo come una mafia, noi. Te lo devo spiegare io, a un italiano? Siete voi che avete inventato la mafia, abbiamo tutti imparato da voi. E ora vattene. Ma prima paga Mary. Cento euro>>.

Carlo infila la mano nelle tasche del suo impermeabile, ma ne ricava solo foto e spiccioli. Le mostra ad Aicha, che si infuria e gli lancia un giocatolo erotico in testa.

Carlo scappa via dalla roulotte.

52

Un gruppo di migranti gioca al calcio nel cortile del centro di accoglienza, osservati da Gaston e Angelo.

Sono africani di religione cattolica. A loro si contrappone un gruppo di africani di religione islamica che entra in gioco e s’impossessa con violenza della palla scacciandoli dal campo.

<<Sempre loro, gli islamici. Si divertono a fare i prepotenti con noi cattolici>> dice Angelo.

<<Non te la prendere. Lo fanno per provocare… Perché non sanno quello che fanno>>.

<<Sfidiamoli in una regolare partita, cristiani contro musulmani…>>.

<<Se la partita si svolge senza che il male avvenga…>>.

<<Da parte nostra non ci sono problemi. Noi siamo in undici più una riserva… Dodici in tutto, come gli apostoli di Gesù! Ecco trovato il nome della squadra: gli Apostoli!>>.

Marco è molto contrariato dalla popolarità di Gaston e dalla sua influenza tra i profughi di religione cattolica.

Convoca nel suo ufficio Mohamed, il capo dei migranti di religione islamica.

<<Cosa ne pensi di Gaston?>>.

<<Gaston? Quello che si crede Cristo?>>.

<<Proprio lui>>.

<<Nella nostra religione Cristo è riconosciuto come un profeta ma Gaston è solo un pazzo che va in giro a predicare ad altri idioti>>.

<<I pazzi possono essere pericolosi, quando hanno un seguito, come Gaston. Adesso ha messo su una squadra di suoi fedelissimi che si fanno chiamare gli Apostoli…>>.

<<L’ho saputo. Una squadra di crociati…>>.

<<Proprio per questo ti ho convocato. Tu hai una grande influenza tra i profughi di religione musulmana. Dovresti organizzare anche tu una squadra di calcio, tutta di islamici, per sconfiggere gli Apostoli e far fare una brutta figura a Gaston e ai suoi…>>.

<<Mi piacerebbe… Ci vorrebbero le maglie e le scarpe adatte…>>.

<<A quelle ci penso io. Voi pensate a vincere>>.

Angelo cammina lungo un caruggio genovese con passo sicuro. Vede un ragazzo bianco fermo davanti all’ingresso di una palazzina del posto. Angelo raggiunge il ragazzo. I due si salutano in modo rituale, tipico da rapper o gangster, poi entrano nell’edificio.

Angelo si trova di fronte al ragazzo di prima e ad un signore ultracinquantenne, vestito in modo giovanile, che gli sta facendo scegliere un’arma tra tante esposte su un tavolo da pranzo.

Angelo osserva le armi. Sceglie una pistola automatica di piccolo calibro.

La prova. Annuisce, tira fuori delle banconote, paga e se ne va, accompagnato dal ragazzo mentre il venditore rimette a posto la sua merce.

53

Redazione di L’ultimo desiderio.

Grande confusione e disordine. Su un tabellone di sughero nella parete di fondo sono incollate le foto di possibili concorrenti accompagnate da referti medici, analisi, radiografie. I redattori sono impegnati a lavorare sui loro computer.

Arriva trafelata la conduttrice della trasmissione, Eva. Jeans e maglietta infilati all’ultimo momento. Una divisa qualunque ben diversa dai costumi seducenti indossati in trasmissione. Un paio di occhiali neri nasconde lo sguardo. Come sempre è in ritardo. Le si avvicina Ugo, suo assistente e voce fuori campo della trasmissione.

<<Bene arrivata. Hai solo un’ora di ritardo. Stai migliorando…>>.

<<Smettila di controllarmi i tempi! Ho avuto un’intervista per quella nuova rivista di gossip… Tutta pubblicità gratis. Meglio che essere puntuali. Novità?>>.

<<E’ arrivata, e ti sta aspettando da un’ora, la signora Rosa. E’ seduta là in fondo. Sta guardando proprio le registrazioni della nostra trasmissione. Naturalmente vuole conoscerti e chiederti l’autografo>>.

<<Naturalmente. Presto. Ricordami qual è il suo ultimo desiderio>>.

<<E’ uno piuttosto banale… Vedremo cosa possiamo ricavarci… Per un giorno, vuole fare il sindaco, anzi, si dice la sindaca, del suo paesino>>.

Eva fa una smorfia. <<Almeno è un ridente paesino?>>.

<<Bruttissimo. Sembra incredibile che in Italia ci siano anche brutti posti. Ho fatto un sopralluogo. Nella chiesa neppure un’opera d’arte. I dintorni squallidi. Nessun panorama accettabile per fare una foto ricordo. Niente cartoline>>.

<<Il comune com’è?>>.

<<Infilato in un casermone degli anni Cinquanta…>>.

<<Non possiamo farle fare il sindaco da un’altra parte?>>.

<<Ci ho già provato. Vuole il suo brutto paese. E’ irremovibile>>.

<<Cercheremo di abbellirlo un po’. Ne hai parlato allo scenografo?>>.

Anche Ugo fa una smorfia. <<Gli ho mostrato le foto. La sua grande idea è stata quella di coprire le pareti delle case con dei murales. Ha fatto fare degli schizzi a quel suo amichetto intimo. Lo conosci. Una roba di pessimo gusto. La signora Rosa ha detto che se realizziamo quegli schizzi potrebbe scoppiare una rivolta al paese. Vieni che ti presento alla nostra futura sindachessa>>.

La signora Rosa vede avvicinarsi Eva e, a fatica per via della sua considerevole mole, si alza in piedi e, naturalmente, le chiede l’autografo.

<<Signora! Che piacere! Sono una sua grande ammiratrice. Da tanti, tantissimi anni. Ho seguito tutte le sue trasmissioni. Da tanti, tantissimi anni!>>.

Eva la fulmina con lo sguardo. <<Che memoria, ha lei! Magari non sono proprio tantissimi gli anni… Forse mi ha scambiato con una collega… Comunque. Parliamo un po’ di lei, sindaca per un giorno. Faremmo il servizio per la sua puntata nel suo ridente paesino. Contenta?>>.

Un paio di giorni dopo Eva, Ugo, e una piccola troupe sono nel paese della concorrente, ospiti nell’unica e squallida pensioncina.

Con qualche pianta fiorita la conduttrice ha cercato di rendere telegenico almeno il comune.

E’ mattina, troppo presto per Eva, che sta facendo colazione e intanto parla con la signora Rosa per capire come impostare la trasmissione.

<<Allora, signora Rosa, domani le telecamere la seguiranno durante il suo giorno a capo del comune. Da dove vuole incominciare?>>.

<<Dalla fascia tricolore! E’ per quello che ho chiesto di fare il sindaco. Mi piace molto…>>.

Un pensiero improvviso attraversa la mente della anziana signora. <<E se per domani mi faceste indossare tutto un vestito tricolore? Per esempio una gonna rosso fuoco, una camicetta verde smeraldo e sopra una giacca da smoking bianco ghiaccio? Che gliene pare? Vestita così mi piacerebbe tagliare un nastro per inaugurare qualcosa>>.

Eva cerca di calmare l’entusiasmo di Rosa.

<<Forse è meglio se si limita alla fascia tricolore. E’ più sobria. Pensi piuttosto alla seduta in consiglio comunale. Di cosa vuole occuparsi? E’ lei il sindaco. Anzi. La sindaca>>.

<<Voglio fare delle multe. Soprattutto a quei ragazzini che vanno tutto il giorno in motorino e fanno un chiasso d’inferno>>.

Eva cerca di rendere un po’ più telegenica la giornata della sindaca.

<<Ma non ha qualcosa di un po’ più particolare da proporre? Pensi quanta gente la vedrà in televisione>>.

La signora Rosa sorride imbarazzata.

<<C’è una cosa che vorrei tanto fare…>>.

<<Cosa?>>.

<<In consiglio comunale… Vorrei fumare… Una pipa d’oppio!>>.

<<Una pipa d’oppio?!>>.

Eva è allarmata. <<Ma non si può fumare in comune! E’ proibitissimo! E poi l’oppio! Ma rischierebbe una denuncia!>>.

La signora Rosa è offesa.

<<Ma domani sono il sindaco e faccio quello che voglio!… Le confesso che ho sempre desiderato fumare ma non me lo sono mai concesso. Eppure adesso ho proprio un cancro al polmone, malgrado non abbia mai fumato. Prima di morire voglio provare una volta>>.

<<Ma perché proprio l’oppio?>>.

<<Lo so. E’ proibito. E’ una droga. Ma a me piace tanto uno scrittore, Salgari e nel suo romanzo che sto leggendo c’è proprio una fumeria d’oppio. Per una volta voglio comportarmi come un personaggio di Salgari>>.

Eva cerca di salvare la trasmissione.

<<Ma non potrebbe fare qualcosa di più adatto a un sindaco?>>.

<<Per esempio?>>.

<<Per esempio celebrare un matrimonio…>>.

<<Sì. Mi piace. Lo farò>>.

<<E chi vuole che si sposi?>>.

<<Io. Voglio sposare Peppino. Lui non lo sa ma io voglio sposarlo!>>.

Eva è di nuovo in allarme.

<<Ma è lei che officia il matrimonio! Si mette davanti a uno specchio?!>>.

<<E’ un’ottima idea! Userò uno specchio per celebrare le nozze!>>.

Il giorno dopo Rosa, vestita con la fascia tricolore e davanti a uno specchio lungo imprestato dal sarto del paese, davanti alle telecamere celebra le sue nozze con uno stupito, e recalcitrante, Peppino.

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