Al Teatro Golden di Roma, fino al 6 febbraio 2022
Il drammaturgo ed attore calabrese Massimiliano Bruno strenuamente applicativo ed intraprendente porta in scena al teatro “Golden” di via Taranto la novità dell’autore statunitense intitolata “Almost, Maine” che è una piccola cittadina di quello Stato della Federazione nemmeno rappresentata sulla carta geografica in quanto la capitale è Augusta nella parte estrema nordorientale del Paese, che confina con il Canada ed il New Hampshire ed è bagnata a Sud dall’Oceano Atlantico. Tale Stato è il maggiore tra i 6 che formano la regione del New England ed è quindi estremamente rigido e spesso innevato tanto che i 4 protagonisti della commedia grottesca, articolata in brevi sketch comici tra coppie variegate d’amanti fragili mentalmente e pertanto pure instabili e precari nei loro rapporti amorosi non rielaborati razionalmente con logica, lucida e ferma determinazione, arrivano molto infreddoliti e coperti da sciarpe, cappotti e vestiti pesanti, con cappellini a proteggere la testa, nella sala ristoro del motel dove è ambientata la pièce. La prima caratteristica è che il regista , appunto il dinamico Bruno, che pur essendo di media età, ha già una notevo le esperienza professionale nel suo “ bagaglio culturale”, per non essere costretto a ricorrere a parecchi attori per la personalizzazione pirandelliana dei diversi personaggi raffigurati esistenzialmente nei casi delle singole scenette dall’estemporanee e salaci battute corte in contrapposizione dialettica, ha affidato tutte queste parti a quattro giovani del suo laboratorio attoriale , che ha creato per trasmettere con encomiabile apprezzamento la sua arte alle nuove leve e continuando la tradizione didattica nata con la scuola dell’indimenticabile ottavo Re di Roma ovvero il compianto ed eternamente vivo nel cuore dei suoi quiriti concittadini Gigi Proietti. Dunque in tale rondò di amanti alle prese con effimeri approcci romantici, rivendicazioni e precisazioni comportamentali, volontà di raggiungere obiettivi che sembrano illusori, ripensamenti assurdi di promesse fatte, cosicché pare di trovarci per analogia visionare ad osservare il noto “Girotondo “ di A. Schnitzeler, si parte dall’arrivare di una ragazza che, accostandosi al suo fidanzato a cui è accomunata anche dalla timidezza e superficialità emotiva, pensa di stargli più vicina ed invece dovrebbe assurdamente fare il giro del mondo per ottenere codesta finalità. Segue il ragazzo ipocondriaco che teme per la sua salute e la sorella gli ha prescritto ciò da cui astenersi nella sua alimentazione, tuttavia la giovane che conosce vuole rassicurarlo che veganamente i funghi non fanno male finendo poi colpirlo sulla testa con il vassoio. Siamo di fronte a tentativi d’intrecciare relazioni sentimentali che naufragano come siffatti individui dall’idee contorte e confuse, fragili e schizofrenici, illusi di poter soddisfare facilmente i loro sogni e conseguire la felicità. Ciò capita pure alla protagonista del quadro iniziale che con il binocolo cerca di vedere la fantastica Aurora Boreale dai mirabili effetti policromatici come l’Arcobaleno, mentre fuori la flora dei pini e di olmi tipici del Maine si ricopre di coltre nevosa. I loro tic, gli scatti nervosi ed il tono talora forte ed adirato della voce dipende pure da queste contrarietà esterne e contingenti, come la morte del pesce tenuto affettivamente da parte in una vaschetta, per cui gli incontri occasionali di esseri alla deriva animati dalla volontà di trovare l’anima gemella con cui condividere le loro frustrazioni si rivelano sovente oggetto di più focose discussioni. Si rammenti a tal proposito il livore tra i due amanti omosessuali dopoché nella scenetta precedente si sono fusi in un caloroso abbraccio giurandosi eterno eros. La struttura è fatta con travi di legno e dunque è soggetta a repentine ristrutturazioni che consentono di creare spazi alternativi, quali la sala da ballo con le bellissime musiche rock di sottofondo per l’addio al nubilato, mentre giocose inservienti si divertono tra loro come fanciullesche “pin – up” o parlano a ruota libera con una vorticosa loquela che non rende meglio esplicito il proprio funambolico argomentare. Nel finale la girandola delle proiezioni visive dei legami sentimentali e degli impulsi sensuali ed emotivi cui sono sottoposti gli umani dà l’impressione di chiudersi a cerchio similmente ad una circonferenza con il ritorno dei primi amanti, però poi c’è spazio anche per l’ultima lite tra una lei incarnata sussiegosamente da Lara Balbo, mentre l’altra interprete femminile dei tipi più deboli ed ingenui è Sara Baccarini, che vuole indietro l’amore dato a pesanti sacchi metaforici, portati in maniera ingombrante in scena, dal suo partner tutto impegnato ad assistere ad una delle numerose partite di campionati o coppe trasmesse in televisione e perciò capace d’una violenta reazione da disturbo procurato. Egli comunque, nei cui panni s’immedesima con credibile, decisa e caparbia fermezza Kabir Tavani, dopo aver preteso con altrettanta caparbietà la restituzione sensuale della libertà del suo cuore e delle proprie pulsioni, le porge un piccolo regalo avvolto in una galante confezione rossa, che tutti gli amanti possono immaginare che cosa contenga ed ella vinta dalla forza di quello che riscalda il cuore dell’uomo non può che sciogliersi in un tenero amplesso romantico. Le vie di Cupido sono infinite come quelle del Signore per conquistare gli scopi essenziali della vita e non per nulla l’amore umano è ordinato a quello divino, giacché fin dall’inizio Dio creando Eva dalla costola del maschio Adamo ha voluto che i due fossero una sola carne aperta alla procreazione come dono celeste e per il Diritto Canonico un matrimonio contratto sulla base di tali condizioni e proprietà naturali è gia Sacramento se i due sono cristianamente battezzati ed hanno regolarmente espresso il loro consenso. Basta chiedersi scusa promettendosi di contribuire vicendevolmente alla maturazione e perfezionamento della loro mutua libertà incondizionata secondo i principi etico – religiosi di Doms. Il quarto attore del cast diretto con sinergetica efficacia romantica da Massimiliano Bruno con il pregiato supporto delle musiche, che ne fa una brillante commedia sonora a tappe aggregate tra loro come in un “Puzzle”, è Matteo Milani. Lo spettacolo sarà replicato al Golden di via Taranto fino al 6 Febbraio. Poi dal 9 al 20 si riderà goliardicamente con lo sferzante e satirico “Dado show” sull’impronta dei lazzi fescennini latini d’origine osco – campana.
Giancarlo Lungarini