“Rebeniza, l’ombra del Maestro” è l’ultimo film del poeta, scrittore e regista Leonardo Bonetti. Questo è un artista che seguo con molto piacere poiché egli svolge il suo lavoro con tanta passione, poeticamente e lanciando spesso dei messaggi umani profondi da cui possiamo imparare molto e trarre degli orizzonti che ci permettono di comprendere noi stessi connessi alla nostra contemporaneità e ai cicli della vita che ognuno di noi vive. Nelle sue opere Leonardo Bonetti è sensibile e umano. Egli è un poeta, un filosofo che guarda la vita e la racconta nelle sue opere in modo letterario, poetico e soprattutto in modo molto delicato. Si distacca dalla realtà, non scrive opere autobiografiche. Le sue opere non sono legate alla vita quotidiana. Si distacca molto da tutto questo, concentrandosi sul profondo umano. “Rebeniza, l’ombra del Maestro” è un film, un romanzo letterario, composto da frammenti poetici e filosofici che emergono nella vita quotidiana, dove si esalta un’angoscia molto profonda dei personaggi e soprattutto dal protagonista: Rebeniza – appunto. Questo va alla ricerca di un qualcosa che qualcuno non è riuscito a completare. Rebeniza (nome che deriva da Srebrenica, cittadina della Bosnia-Erzegovina teatro di un massacro di civili durante l’ultima guerra serbo-bosniaca) nel film è un giovane regista che vive in Italia da oltre vent’anni. Egli sta girando un documentario sull’ “amore ai nostri tempi in Italia”. Questo lavoro però non appartiene propriamente a “Rebeniza” in prima persona, ma è stato iniziato dal suo maestro, scomparso misteriosamente senza riuscire a terminare il film a cui stava lavorando.
“Rebeniza”, trovandosi scosso dalla scomparsa del suo maestro, si pone l’obiettivo di continuare e portare al termine il lavoro del suo maestro. Di conseguenza, avendo in suo possesso il film incompiuto, sta conducendo una serie di interviste, alcune già realizzate dal maestro, altre la cui partecipazione era prevista nel piano originale dell’opera. Qui incontra tante persone che conoscevano il Maestro e che sembrano proprio scosse dalla sua misteriosa scomparsa, come se fosse il Maestro di tutti, una guida spirituale che guidava tutti e tutti o quasi dipendevano da lui. Il tutto si svolge in un tutt’uno in cui soprattutto il giovane “Rebeniza” si trova quasi a vivere una vita di smarrimento, lontano anche dalla comprensione di quel grande sentimento che rappresenta per tutti noi il vero pilastro della vita, ovvero l’amore. Che cos’è questo? E chi è veramente quel Maestro tanto amato e tanto sconosciuto a tutti? Che fine ha fatto? Ma soprattutto, dov’è, in quale luogo cercarlo?
Sono domande a cui non do risposte, perché solo guardando il film si possono trovare. Perché quello di Bonetti è un film che aiuta a riflettere tantissimo e come detto ci dona un grande messaggio molto legato alla spiritualità umana.
Molto bello e significante l’inizio del film, dove viene riportato un bellissimo aforisma: “Compi l’opera mia e io ti nutrirò, non domandare da dove viene, sia che io abbia, sia che io rubi, sia che io prenda a prestito, tu non domandare, compi l’opera e io ti nutrirò, Padre del deserto.” Inoltre nel film ogni immagine messa in risalto ha un significato. Molto particolare è il riprendere l’immagini che esaltano la bellezza di alcuni posti e luoghi del nostro Paese, proprio come indicare il valore del grande patrimonio che possediamo o che ci troviamo davanti, in un scenario in cui il misterioso Maestro scomparso lascia nel ricordo di Rebeniza delle precise parole sul suo film: “Forse questo non è un documentario sull’amore ma sulla bellezza; oggi proprio qui in Italia, forse la bellezza di un paese, di una natura prima della civiltà, di una donna, sostanza stessa dell’anima, castissima, purissima, senza baci, senza abbracci, senza colpi, e per questo che interrogo poeti, studiosi, intellettuali e mai in nessun caso la gente della strada”. Insomma, un film da vedere assolutamente.
Concludo ricordando che la produzione e la regia sono a cura di Leonardo Bonetti, l’interpreti sono: Simone Faucci, Elisa Zanotto, Chiara Bonetti. Inoltre, troviamo Martino Vinci, Vincenzo Napolitano, Paola Feraiorni, Giacomo Peddis, Gianna Capoccia, Fabio Mastropietro, Mari Correa, Ettore Frani, Antonello Roggio, Emiliano Ercoli, Cristina Ducci, Alessandro Polei, Flavia Dezi, Crisiana Papagno, Alessandeo di Somma, Lorenzo Nardi, Guido Colangelo, Mirkp Frioni, Valerio Nardi, Elmedin Kadriu, Pajtim Kadriu, Shaen Barletta, Mya Termini, Jessica Pinti, Paolo Veneri, Elena Vidili, Stefano Bertinat, Marco Fracasi, Antonio Dieli, Valeria Priori, Maria Dora Palermo, Anita Casarini, Biancini Nazzareno, Roberto Morici, Annibale Alessandroni, Mattia Canu, Fabio Di Nallo, Daniele Camillozzi, e il cane Bob, il gatto Zirà, il cavalo Antares. Il direttore della fotografia è Michele Baruffetti, mentre i costumi e la scenografia di Anna Tarantino; al trucco troviamo Sabina Feraiorni.
Giuseppe Sanfilippo