In scena il 9 febbraio 2022 al Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola (Mo)
Il testo mirabilmente riadattato e portato in scena dal regista Francesco Zecca evade dai canoni pirandelliani che lo hanno reso famoso. La sua riscrittura ha permesso di fare uscire dal limbo la figura femminile che nella versione storica osserva la drammatica scena senza dialogare con gli interlocutori. Nella nuova parafrasi la donna vestita in nero con in testa il cappello di piume piangenti prende vita all’ombra di un verde arbusto, diventando così da comprimaria a protagonista dell’evento. Lucrezia Lante Della Rovere con la sua voce appassionata si piega su sé stessa vivendo il cespuglio come parte integrante di sé. La donna commuove il pubblico quando sfilaccia ad uno ad uno i piccoli fili d’erba trasmettendo indescrivibili momenti di angoscia e disperazione. Il vestito a lutto, l’intensità delle battute, la voce intensa, a volte tremolante sono un commovente insieme che ne esaltano la tragicità. La scenografica di Pierfrancesco Pisani ed Argot Produzioni con gli specchi sospesi mette in risalto l’aspetto psicologico e la tragedia dalla protagonista in atto. Lo specchio ci riporta alla fatua illusione dell’essere umano e ci fa capire che la morte è sempre lì che inesorabile aspetta per affossare ogni velleità. La nuova versione teatrale porta la donna a rivivere la drammaticità del ricordo nell’atto evocativo della presenza nella non presenza dell’amato. Lucrezia Lante Della Rovere riesce a trasmettere in ogni battuta il suo indelebile malessere e la sua incontenibile e continua afflizione. I suoi ricordi spaziano e si rinnovano in attimi di tenerezza. La fatua felicità che la vita inesorabile fa fuggire via. I giorni che la morte strappa alla vita sono come i fili d’erba del cespuglio che sono ogni volta sempre meno. Il cespuglio rappresenta la pochezza umana nei confronti del mondo stesso che l’uomo ha l’illusione di sottomettere. La donna vestita a lutto è la testimone ancora vivente dell’evento drammatico. Ed è lei la figura de “L’uomo dal fiore in bocca”. La donna che il testo originale aveva emarginato in un cantone ad essere tornata in vita nelle parole e nella mimica di una grande attrice come Lucrezia Lante Della Rovere che accompagnata dalle note di Luigi Tengo rivive “attimo per attimo” l’inconsolabile dolore della perdita. Uno spettacolo decisamente da non perdere.
Giuliano Angeletti