Il desiderio d’una coppia sentimentalmente legata è quello di perpetuarsi nel frutto del loro amore, sia che questo sia motivato da una semplice volontà riproduttiva che avvenga specialmente per il comandamento divino nel momento della cacciata dall’Eden per il peccato di superbia dei nostri progenitori “Andate e moltiplicatevi”, perpetuando l’umanità fino al momento dell’escatologia universale, dipinta da Michelangelo con il Giudizio finale nella Cappella Sistina dove si tengono i Conclave per l’elezione del Sommo Pontefice, Vicario di Cristo in terra. Quella che per la maggior parte dei genitori è dunque la realizzazione completa della “chiesa domestica” o della “ cellula primaria della società” per la loro felicità, anche se la vita del nascituro non è di loro proprietà, bensì è un dono dell’Amore di Dio di cui non si può disporre a proprio piacimento, per altri genitori invece rischia di diventare un problema angoscioso per loro e difficile d sopportare quando il pargolo viene al mondo con qualche menomazione, “down” od autistico e le terapie del recupero per la disfunzione o malformazione non danno i frutti sperati. Questo è l’argomento al centro dell’essenziale, commovente e sociale, drammatico, per la questione posta in piena evidenza, atto unico “ Gregory: Una Storia di Famiglia” dall’autrice Veronica Liberale , che ci presenta pirandellianamente una serie di personaggi ognuno con i suoi progetti, piani culturali ed esistenziali, ambizioni riposte, componenti la famiglia medio – borghese dei Puracchio abitanti nel quartiere dei primi del Novecento della Garbatella. Il capofamiglia è Maurizio che gestisce un’avviata e remunerativa ferramenta, così da essere soprannominato Bulgari per i suoi prezzi esosi di contro a lavori ben cesellati come la chiave per cui interloquisce al telefono con la committente, mentre la moglie è Luciana che sta facendo la cura della dieta mediterranea, altro problema importante per la salute in cotale testo d’impronta igienica e di benessere fisico, che ha diviso la giornata in 4 pasti ed è fanatica dell’attore Gregory Peck apprezzato al cinema, con la foto in camera da letto vicino a quella matrimoniale. Maurizio dalla sua prima relazione ha avuto un figlio chiamato Adriano, che ha dovuto smettere di giocare al calcio per un infortunio alla caviglia ed ora s’è riciclato sui terreni di periferia come allenatore, fidanzato con la giovane cassiera d’un supermercato di nome Tamara che gli comunica d’attendere un bebè pere la loro gioia. Andrebbe tutto bene se i due avessero i soldi per mettere su casa, ma al contrario sono proprio i soldi quelli che mancano e dunque i due non potrebbero convolare a nozze come brama Luciana per la buona reputazione della famiglia, come se non ci fossero parecchi figli di genitori conviventi o di madri “single”. In casa di Luciana c’è anche Fiorella, studentessa universitaria e fuori corso, che sta lungamente al telefono con il suo spasimante Pasquale, innamorata com’è dell’informatica e dei “mass- media” che in questo caso è il cellulare. Tutti si preparano ad accogliere gioiosamente il bambino che sta per arrivare, avendo già fatto Tamara l’ecografia per stabilire il genere della piccola creatura, a cui ciascuno vorrebbe donare qualcosa d’intimo, delle proprie inclinazioni e caratteristiche psicologiche, tuttavia la sua dolorosa conformazione distrugge i loro sogni e procura una terribile inquietudine, tristezza e preoccupazione ai limiti della depressione e stress neurologico. Il maschietto a cui viene imposto il nome di Francesco è iperattivo, muto ed autistico, per cui i 6 personaggi, che siedono su due panche sopraelevate in palcoscenico, per far risaltare ancor più i loro pensieri, mono loghi ed accesi dialoghi in cui spesso si contrappongono visceralmente, non sanno come fare finché , crescendo da infante che era inizialmente in braccio ai nonni e genitori costretti a vivere in casa di Tamara, sarà lo stesso soggetto in causa a relazionarsi con gli altri grazie al senso tattile che gli consentirà di suonare la chitarra con tocco vellutato delle dita sulle corde. Nonno Maurizio , dimostrando un cuore nobile e generoso come tutti gli anziani nella sua situazione, accetterà di contribuire alle spese economiche di gestione familiare del giovane Adriano che, aiutato per metà pure dalla mamma di Tamara, potrà prendere un appartamento per conto proprio ed incominciare a stare più sereno e tranquillo, anche se non ha un impiego stabile e si dovrà impegnare per assicurare un più roseo futuro a Francesco, il che costituisce il travaglio maggiore dei genitori con ragazzi affetti da minorazioni che non sanno chi s’interesserà a loro dopo che saranno deceduti. Pertanto la Liberale, che s’è ritagliata la parte di Fiorella amante del digitale in una società dei social con le fibre ed Internet, ha messo “molta carne al fuoco” in questo copione che risponde in qualche modo alla domanda di perché l’Italia sia ad uno degli ultimi posti nella statistica delle natalità e la seconda nazione per anzianità dopo il Giappone : mancanza di lavoro, soldi per l’abitazione dei giovani nubendi e timore per le prospettive di condizioni terapeutiche e d’inserimento sociale dei nuovi nati, al punto che l’adozioni ed i riconoscimenti filiali vengono spesso respinti poiché il bambino non corrisponde ai propri gradimenti fisiognomici. Negli anni passati si sono registrati casi di bambini focomelici gettati nel Tevere, mentre nell’antica Roma si buttavano dalla rupe Tarpea, alle spalle del Campidoglio, per evitare cattive ripercussioni sul nucleo familiare. Nicola Pistoia dirige bene il cast sinergico dal ritratto a tutto tondo di ciascun personaggio, che s’impone nelle sue linee speculari e degli attori ci piace ricordare i nomi : Francesco De Rosa, Francesca Pausilli nei panni dei nonni, Stefania Polentini in quelli della vivace Tamara, intimidita dalla grinta del suo ragazzo Adriano reso da Armando Puccio e Francesco Stella incarnazione della riduttiva, parziale, espressività di Francesco al centro del lavoro, pur se compare solo alla fine con lo strumento musicale. Lo spettacolo sarà replicato al teatro dei “ Servi” , vicino a Largo Chigi, fino al 6 Marzo.
Giancarlo Lungarini