La Bellezza dell’Arte è qualcosa di meraviglioso che gratifica il nostro spirito e ci riconcilia con il Creato di cui è speculare rivelazione, che si può esprimere con differenti modalità che non si smette mai di conoscere totalmente e scoprire in ogni sua particolare linea di tendenza. Ecco il motivo per cui abbiamo visitato con piacere ed apprezzato molto la mostra di Palazzo Bonaparte dedicata al maggiore videoartista del mondo Bill Viola, nato a New York nel 1951 che ha studiato musica elettronica, performance art e da lì è derivato il suo primo lavoro video, superando la sperimentale tecnologia, nel 1967 con la videocamera. Poi la sua carriera s’è espansa sempre più a livello internazionale, lavorando prima a Firenze dove ha amato il Rinascimento, poi è stato nelle isole Salomone, nel Pacifico meridionale, in Australia ed in Giappone con la moglie Kira Petrov sua prima estimatrice, che gli cura l’organizzazione artistica, dirige lo studio artistico e ne ha scritto una scheda critica nel catalogo; nell’Impero del Sol Levante apprese la filosofia buddista, la religione Zen, la calligrafia ed il teatro Noh, andando pure nei monasteri tibetani di Ladakh e nelle isole Fiji per le cerimonie di camminata sul fuoco indù. Tutto questo gli ha dato due correnti di pensiero ispiratrici : da una parte la relazione dell’individuo con gli elementi naturali e le reazioni emotive, le mutazioni nel corso dell’evoluzioni cicliche della vita secondo il credo filosofico di Eraclito “ panta rei” ovvero tutto scorre significato dal fluire dell’acqua o dall’immersione totale in essa , come nel video ”Ascension”; dall’altra la dimensione spirituale dell’essere umano come annullamento nel buddismo o Fede nella salvezza redentrice del Cristo inviato dal Padre, che c’incorpora in Se’ nel Suo Corpo Mistico e ci santifica mediante lo Spirito Santo, che ci svela la Verità e ci fa accettare serenamente la morte, superando con la Sua Forza e la Speranza le tentazioni come Cristo nei 40 giorni del deserto. Insomma una selezione di 15 stupende ed incantevoli opere, per lo più in grigio scuro, che si lasciano ammirare estasiati coprendo la sua produzione di mezzo secolo dagli anni Settanta ad oggi, che si fondono bene con gli spazi barocchi del palazzo della madre di Napoleone ossia Letizia Ramorino. Con le pulsioni e le sensazioni suscitate dalle sue istallazioni, l’osservatore compie un autentico viaggio interiore esplorativo di se stesso per indagare e scoprire quale delle riflessioni provate s’attagli maggiormente a lui/lei che si rispecchia nei soggetti visti, come nella sessione “Passions”. L’esposizione inizia dunque con “ Reflecting Pool” del 1977-79 e , dopo un periplo circolare nelle varie stanze, termina prima con “Water Portrais” del 2013 e quindi con “Martyrs” quali testimoni sacrificali , similmente a quello che avveniva durante le persecuzioni pagane nell’Impero Romano, per mezzo dei quattro elementi naturali della scuola ionica di Mileto. In sostanza due mondi, uno reale ed uno virtuale, Oriente ed Occidente, l’interattività tra gli opposti e l’uomo ai bordi della piscina, che ne rimanda l’immagine. Lo stesso connubio avviene tra il bosco, gli alberi e le piante in “Study for the Path” del 2002 con un incessante fluire di varie persone lungo il segnavia , famiglie con bambini senza un cessare , mentre nella stanza vicina c’è l’esternazione del dolore nello sguardo dei soggetti ritratti che s’avvicinano allo spettatore per identificarsi sensitivamente con lui condividendo la medesima foggia borghese dei vestiti moderni. V’è tuttavia viceversa anche chi, in un altro video colorato, esce dalla fila per studiare meglio la tela che ha davanti e poi cede il posto ad altri. Ancora più arretrato, risalendo al 2001 , è “Unspoken” dove su due pannelli, uno in foglia d’oro e l’altro in una d’argento, in bianco e nero un uomo ed una donna trasmettono, accostandosi espressivamente ai bordi delle cornici, le loro tristi e laceranti sofferenze, che si possono riportare all’Umanesimo di “Passions” con rallentate amare posture visive. Dopo gli anni Ottanta pensa a scene di tradizione occidentale ed in particolare ai grandi pittori del Rinascimento, con un studio maggiormente accurato della disposizione dei personaggi, come in una fotografia, della luce e dello spazio. Alla “Visitazione “ del Pontormo del 1528 – 29 si può far risalire “Greeting” ovvero due donne vestite con indumenti del’500, mentre una terza figura entra salutando ed abbracciando entrambe. Il quadro rimanda alla visita della vergine Maria ad Elisabetta con la recita del “ Magnificat” ed il sussulto nel grembo della cugina di San Giovanni Battista, dilatando la durata di ciascun gesto e movimento. La luminosità del profondo degli Oceani con una lettura di purificazione in Giappone o di rinascita come Figli adottivi del Padre e fratelli di Cristo si contrappone nel passaggio della persona per le sue fasi vitali, come era celato nell’indovinello della Sfinge ad Edipo, in ”Three Women” che ritrae dal 2008 le due figlie e la madre che passano dalle tenebre alla luce e dalla vita alla morte, con impassibilità stoica. Di tutto ciò è codice determinato l’acqua che fluisce e culla pacificamente le persone sospese negli abissi con gli occhi chiusi e senza respirare. Più atroci sono gli spasimi di quattro persone sottoposte al tormento straziante lentamente dei quattro elementi naturali, mostrando comunque il perseverante coraggio della resistenza fisica e mentale alla distruzione dei loro corpi per la vita spesa in un’azione di testimonianza razionale e spirituale. L’interessante ed innovativa Mostra, dal sofisticato gusto raffinato per anime dalle doti elettive e con un discreto bagaglio culturale ed estetico, sarà a palazzo Bonaparte fino al 26 Giugno, cui s’aggiungerà dal 10 di questo mese fino al 12 Luglio l’esibizione di Jago. Vale la pena di visionarle per un’amena boccata di sapienza intellettuale!
Giancarlo Lungarini