Martedì 8 marzo 2023 al Teatro Roma
Come si sa, i genitori tendono a realizzarsi pienamente con il mettere al mondo il frutto del loro amore e cioè i figli, anche se non sono padroni della loro esistenza che è un dono di Dio e debbono solo accompagnarli con la giusta etica e pedagogia alla maggiore età per poi lasciarli liberi di scegliere la loro strada e trovare in essa la propria felicità. Questo è l’argomento principale del nuovo lavoro teatrale dell’attrice ed autrice Gabriella Silvestri, di ritorno anche lei sul palcoscenico dopo un anno e mezzo, che ambienta in un’anonima borgata metropolitana il confronto tra madre e figlia, che ha con onore e studi intellettuali preso una strada diversa da quella della madre che era rimasta ignorante e perciò per un facile guadagno aveva intrapreso il mestiere più vecchio del mondo, già rappresentato nella “ nea” o commedia nuova di Menandro nell’età ellenistica con il nome di etere. Ciò già l’indimenticabile Nino Manfredi aveva messo in scena con la pièce “Gente di facili costumi” difendendo la dignità di coloro che, sfortunate per la loro condizione originaria e non avendo attitudine per gli studi, non ottenendo un lavoro, erano state costrette a ricorrere all’arte della seduzione per “sbarcare il lunario” e vivere la quotidianità con quella sincera condotta di vita che non si nega a nessuno. Tuttavia qualche ombra di riflesso la giovane ritiene che sia caduta pure su di lei che rimprovera tale comportamento sfrontato e spregiudicato, che l’ha privata della premurosa attenzione affettuosa della madre ed altresì d’un padre che Loredana, soltanto allorché la figlia glielo suggerisce avendolo intuito dal fidanzamento con Christian, pensa possa essere stato un egiziano, che Karida arde dal desiderio di ritrovare per conoscerlo e colmare questa carenza psichica. Proprio queste considerazioni e linee descrittive nel testo della brava Gabriella, che le fa lentamente trapelare dall’aspro e serrato dialogo senza fronzoli e risparmio di colpi bassi, come l’epiteto usato dalla ragazza che riceve uno schiaffo che le fa uscire il sangue dal naso per la rottura d’un capillare mentre sta studiando sul divano per prendere il diploma professionale di pasticciera, piacendole preparare i dolci e dispiegare quelle qualità ed attitudini di cui si sente dotata. La madre, ormai ha smesso la professione, critica assurdamente la volontà d’emanciparsi della sua discendente e l’invita ad andare a darle una mano al banco alimentare rionale del mercato, però Karida da questo orecchio non ci sente in quanto l’ esistenza e desiderare riuscire dove la madre per lei ha fallito. L’introito giornaliero è scarso e questo è un altro tema importante di codesto momento in cui tutte le merci ed il carburante dei TIR del trasporto dei cibi sono notevolmente aumentati a causa de blocco del gas proveniente dalla Russia con il condotto della Gasprom ed il rincaro logico per la legge della domanda ed offerta del metano alternativo dall’ Africa, in particolare l’Algeria, come pure del petrolio dell’OPEC e tale rialzo è stato primariamente avvertito sulle bollette dell’utenze più di quanto avvenuto con la pandemia del COVID 19. Pertanto Loredana è dovuta ricorrere a dei prestiti finanziari ed è costretta a stirare i panni di notte, cupo e fosco orario in cui avviene il litigio familiare, durante il quale la naturalmente istintiva e collerica mamma Loredana, resa con eleganza e forza recitativa, espressione delle sue passioni ed agitazioni interiori, dalla dinamica Silvestri svela gradualmente i suoi tormenti a Karida, in cui rivela le sue incisive e plasmate inclinazioni attoriali, la novità per noi del poalcoscenico Marta Mannella che rivela la profonda pulsione intima e capacità di mutazioni, trasformazioni, sensitive e conversione mentale dal processo di condanna civile della madre a quella di solidale collaborazione diabolica per liberarla dalle grinfie dell’usuraio con cui Loredana palesa di dover saldare i c onti e non sapere come fare. Machiavelli nel suo capolavoro pragmatico “Il Principe” sostiene che il fine giustifica i mezzi senza porsi una problematica etica di coscienza e valori, il che spinge le due ad architettare un dannato piano per cui dalla verbale contesa sul loro reciproco passato e futuro si passa ad un “noir” criminale ed intollerabile, sia pur comprensibile, che parte dal capriccio d’un Tiramisù che Loredana preferisce come prelibatezza per addolcire il palato dopo il focoso diverbio con la sua rampolla di diverse concezioni, che scivolano nell’illegalità con eccessiva leggerezza superficiale per riconciliarsi con la madre. I ricatti estorsivi, similmente a quelli della mafia criminale della cintura romana e di Ostia, non sono giuridicamente ammissibili ed infatti i loro beni sono confiscati al fine d’un uso positivo come beni comuni per la società, che hanno vessato con arrogante e malvagia protervia;, tuttavia la giustizia non possiamo farcela da soli altrimenti cadiamo nella barbarie della “fatwa” che si registra in Albania di fronte alla Puglia. Dunque una bella sera, dopo aver sedato la madre con una dose abbondante di Valium per farla stare tranquilla, mette nella sua borsetta una boccetta di mefistofelico farmaco e vestendosi con uno scintillante completo rosso, alla maniera di quello ammirato al cinema in “The woman in red”, scende con una sofisticata vena seducente dal ricco condomino del piano di sotto, che Loredana doveva rimborsare e la libera, quasi certamente, dalle catene che legavano metaforicamente la genitrice, con la scusa di fargli assaggiare u n pezzo avanzato della sua cremosa leccornia. Perciò non siamo d’accordo con il programma di sala che definisce quella di Gabriella Silvestri una favola moderna, giacché sono tutte questioni all’ordine del giorno e che richiedono continuamente l’intervento delle Forze dell’Ordine, anche se non tutti hanno il coraggio civile di denunciare l’ estorsioni subite in quanto poi lo Stato non è pronto a proteggerli come dovrebbe e vediamo sovente in televisione con le trasmissioni sociali ”Presa diretta” e “Report”. Lo spettacolo ha debuttato il giorno della Festa della donna che è lodevole in sè per essere scappate molte madri dall’Ucraina per tutelare e salvare i bambini ed i figli più grandi come abbiamo visto in televisione , tanto che una bomba è stata lanciata con numerose vittime innocenti sull’ospedale pediatrico di Mariupol, ma specialmente per il fatto che proseguono gli ingiustificabili ed imperdonabili uxoricidi, come quello accaduto in Calabria proprio l’8 Marzo. Ecco perché non c’è risultato simpatico il finale della commedia in un atto unico di 90 minuti “Roma – Banco 24”in cui s’è mostrato come anche le donne possano essere crudeli assassine, quali “ home Gucci” che ancora trionfa sul grande schermo e gli spietati omicidi in coppia di Erba, nonostante una disfunzione tecnica dei microfoni non c’abbia fatto comprendere bene tutte le battute. La regia psicologica dei contrapposti stati d’animo, che successivamente si fondono nell’inestricabile giallo, è di Federico Vigorito e lo spettacolo sarà replicato nello spazio culturale “Roma” di via Umbertide al Tuscolano fino al 20.
Giancarlo Lungarini