Corriere dello Spettacolo

“GALA’ FRACCI”, L’OMAGGIO ALL’ÉTOILE DEL SUO TEATRO ALLA SCALA

Teatro Alla Scala di Milano, 9 Aprile 2022

Una parata di stelle per una sola sera al Teatro alla Scala, per rendere omaggio a Carla Fracci, a quasi un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 27 maggio 2021. Il Direttore del Corpo di Ballo, Manuel Legris, ha proposto tredici dell’infinito numero di coreografie che l’étoile ha danzato nella sua lunga carriera. Ogni pezzo viene preceduto dalla proiezione su schermo di alcune foto che ritraggono la Fracci nella coreografia che i danzatori andranno a riproporre subito dopo.
Si inizia con il cavallo di battaglia dell’étoile, Giselle, il classico dei classici, coreografia di Jean Coralli-Jules Perrot, ripresa di Yvette Chauvirè, con un estratto del Secondo Atto, l’ingresso delle Willi con Myrta: Alice Mariani è una Myrta convincente, così come le due Willi principali, Caterina Bianchi ed Agnese Di Clemente; il corpo di ballo, al solito, mostra delle imprecisioni ed a volte manca di insieme.
Segue il passo a due del Secondo Atto da Excelsior, coreografia Ugo Dell’Ara, la celebrazione del trionfo della scienza, che vide la luce nel 1881: in parte allegorico, celebra la vittoria della Civiltà e della Luce sull’Oscurantismo. Camilla Cerulli è la Civiltà, Mattia Semperboni lo schiavo: visibilmente emozionati entrambi, ci mettono l’anima con un bel risultato, dato che la coreografia è oltremodo complessa. Emanuela Montanari e Nicola Del Freo danno vita al passo a due dal Secondo Quadro di Chéri, coreografia di Roland Petit: pezzo di squisita eleganza e poesia, dove la cortigiana cinquantenne Léa si abbandona fra le braccia del suo giovane amante Chéri. E’ stato anche l’addio alla scene della deliziosa Emanuela Montanari, omaggiata anche a fine spettacolo. Continua la carrellata di passi a due con quello del balcone da Romeo e Giulietta, coreografia di Nureyev: non si può pensare di avere Alessandra Ferri, che entrerà in scena più avanti, e di non farle fare Giulietta, ma così è, e Vittoria Valerio con Marco Agostino non impressionano particolarmente.
Finalmente mettono piede in palcoscenico le prime due superstars: Marianela Nuñez e Roberto Bolle ci portano nelle atmosfere scintillanti di fine Ottocento con il passo a due dal Terzo Atto de La Vedova Allegra, bella coreografia di Ronald Hynd. Un Bolle con i baffi guida, come sempre impeccabilmente, la sua partner fra prese e volteggi, non aiutato da un ampio vestito con volants che non poco intralcia il suo lavoro. Perfetti, come sempre, lei anche molto interpretativa, lui meno, ma tecnicamente inattaccabili. Due primi ballerini del teatro scaligero, Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, affrontano il passo a due del Secondo Atto da Lo Schiaccianoci di Nureyev, preceduti dal corpo di ballo ne Il Walzer dei Fiori: linee non mantenute, file a caso, per fortuna il walzer finisce… Non sembrano poi perfettamente a loro agio i due primi ballerini, un po’ incerti, compresa nella presa finale.
La seconda parte del Galà si apre con La Strada, coreografia di Mario Pistoni: un balletto squisito, dal celebre film di Federico Fellini; il corpo di ballo introduce il meraviglioso passo a due di Gelsomina e del Matto, Antonella Albano e Massimo Garon. Lei splendida interprete come sempre, dolce ma forte, è degna erede, oltre che della Fracci, di Oriella Dorella ed Alessandra Ferri, che l’hanno preceduta nel ruolo; guidata con stile dal suo partner, è uno dei pezzi più belli dell’intera serata. Super antico, del 1843, il successivo La Péri, da cui è tratto il passo a due interpretato da Martina Arduino e Marco Agostino: Giselle style, con il tema del soprannaturale, la donna eterea e divinizzata, l’esotismo, tutto quanto si usava durante il Romanticismo; lo spiritello di turno sa di orientale, con uno stile coreografico davvero antico. La Arduino è sempre deliziosa e dolcissima, seppur stavolta costretta in un ruolo decisamente “vecchio” per lei. Si poteva tranquillamente evitare Cachucha, coreografia da Jean Coralli, danzato qui da Caterina Bianchi: un assolo in stile spagnolo, infatti viene eseguito con le scarpe da carattere; ballo popolare originario di Cuba, poco interessante e superato.
Finalmente arriva lei, la divina: Alessandra Ferri ci delizia con un estratto da L’Heure Exquise, coreografia Maurice Béjart: ispirato a Giorni Felici di Samuel Beckett, un monologo tutto al femminile dove, Winnie, in questo caso, è una ballerina non più giovanissima che, nella sua malinconica solitudine, vive nei gioiosi ricordi dei suoi giorni felici. Classe 1963, l’étoile è sempre e comunque la numero uno: nessuno come lei, e purtroppo al momento non vediamo una sua degna erede. Dopo aver lasciato le scene nel 2007, ha la brillante idea di ritornare nel 2013, tornando ad incantare il mondo. Sei anni passati come se nulla fosse successo: una delle più grandi di sempre, dove non c’è solo una tecnica incredibile ma un’interpretazione da vera attrice. Accanto a lei, Carsten Jung nel ruolo che fu di Micha Van Hoecke.
Segue un altro classico, l’Adagio della Rosa dall’Atto I de La Bella Addormentata, coreografia sempre di Nureyev, con Agnese Di Clemente nel ruolo di Aurora. Non sempre precisa, sostenuta dai quattro pretendenti Gabriele Corrado, Christian Fagetti, Edoardo Caporaletti e Mattia Semperboni, sicuramente si è trovata ad affrontare una variazione decisamente impegnativa e molto tecnica. Nuovamente in scena poi Marianela Nuñez e Roberto Bolle nel passo a due dell’Atto I di Onegin: la dolce Tatjana, innamorata senza speranza del cinico Onegin, è un ruolo decisamente favorevole all’étoile argentina: in coppia con il nostro Roberto nazionale rende perfettamente la giovane che sogna il grande amore, che immagina entrare in camera sua dallo specchio alla parete. Come sempre perfetti, anche grazie alla loro partnership di lungo corso. Chiude la serata un estratto da Symphony In C, coreografia George Balanchine, come sempre un lavoro senza trama narrativa ma astratto, per un gruppo variegato di danzatori e danzatrici; e come sempre si alternano passi a due, momenti corali, fino al gran finale.
Nel complesso una bella e varia serata, con la presenza delle étoiles ospiti a rendere unico l’omaggio di un teatro a colei che ne ha calcato le scene per intere generazioni. Grazie Carla!

Chiara Pedretti

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