“Per favore, non arrabbiarti con me nei giorni in cui non ti riconoscerò”
Sono passati molti mesi – anche se non sembra – quando l’amica Daria Morelli mi confida, con una certa emozione e trepidazione, e quel timore che prende tutti gli attori davanti a un nuovo ruolo, che sarà la protagonista del cortometraggio “Anna” scritto e diretto da Vincenzo Palazzo e prodotto dall’associazione romana “Che cosa sono le nuvole-APS” coadiuvata dall’ Artistic Picenum di Grottammare, città scelta come location della storia. Sinceramente, da quel momento ho aspettato con impazienza di conoscere e vedere l’opera che affronta il tema dell’Alzheimer. Dopo parecchi mesi, nel frattempo il cortometraggio è stato selezionato a numerosi festival nazionali e internazionali, tra cui l’importante David di Donatello, ha vinto come Best Short al The Milano Film Festival of Cinema, e Daria si è meritatamente aggiudicata il premio come Migliore Attrice all’AnimArt Film Festival, arriva il fatidico momento grazie alla selezione ufficiale al Festival Tulipani di Seta Nera 2022 che ha permesso la visione pubblica del cortometraggio sulla piattaforma RAI. Finalmente “Anna” è diventata realtà, seppure cinematografica, e io sono rimasto senza parole nel vedere come viene trattato il tema così difficile e sentito dell’Alzheimer.
“Anna” è la storia di una donna che vive in quel mondo enigmatico, sofferente, distante, illusorio chiamato Alzheimer. Anna vive la sua malattia, a uno stadio precoce, quasi senza accorgersi di dove sia il confine tra la realtà e la fantasia, i suoi sogni e i suoi incubi. Una situazione molto complessa per chi vive questa malattia e per chi è vicino alla persona stessa. Una situazione che non c’è bisogno di dire quanto sia difficile e penosa, anche perché non è facile capire il mondo in cui vive il malato di Alzheimer. E non è facile nemmeno per le persone che le stanno accanto. Tuttavia, il regista Vincenzo Palazzo, con questa storia e l’interpretazione intensa e coinvolgente, di una straordinaria naturalezza di Daria Morelli nel ruolo di Anna, è stato capace di entrare, quasi in punta di piedi, con rispetto e delicatezza, nella dolorosa situazione di chi vive la malattia, fino quasi ad arrivare al suo cuore e alla sua anima, in un contesto in cui si è soli, ma non perché le persone si allontanino o perché non ci siano, bensì perché sei tu da solo a vivere la malattia. Solo tu puoi sapere ciò che vivi, dentro e fuori di te, ma non riesci a spiegarlo o a raccontarlo, questo strano vissuto. Vincenzo Palazzo ha saputo cogliere tutto questo, e con grande sensibilità e umanità lo ha raccontato attraverso le immagini, senza parole superflue, ma con primi piani efficaci e di grande intensità, a volte molto commoventi, con una musica originale, composta da Gianni Bardaro, che mescola voci angeliche a una melodia nostalgica e remota, il tutto nella cornice dell’antica Grottammare dove Anna cammina quasi sperduta, e poi si ferma a fissare il mare che le risveglia memorie e situazioni passate. “Anna” è un grande e forte messaggio, da parte di chi non ha più voce per farlo, per raccontarci il suo vissuto, il suo mondo, a noi del tutto ignoto.
Anna ritorna, dopo molti anni vissuti in un’altra terra, nel luogo d’origine, in quella che è stata la sua casa d’infanzia e dove ha vissuto un forte legame di affetto con Angelo. Non si sa il motivo di questa volontà di ritornare, forse per cercare dentro di sé una risposta a qualche domanda o chissà, magari per ritrovare un affetto da parte di una qualche persona a lei speciale.
“Anna” è il bel frutto di uno sforzo produttivo indipendente che si è avvalso di una troupe tecnica di professionisti del cinema come Rosario Ferrisi, Michelangelo Garrone, Lilio Rosato. Accanto a loro i bravi Ginevra e Matteo, e poi Angelo Maria Ricci, il noto illustratore di Diabolik che, come i due bambini, si è trovato a recitare per la prima volta. Daria invece recita da moltissimi anni, ha lavorato anche con Massimo Troisi prima di trasferirsi a Los Angeles e Vincenzo ha al suo attivo altri cortometraggi, il più importante di questi è il pluripremiato “Zì Franco”. A tutti loro vanno i miei complimenti e un grazie per avere cercato di capire chi soffre di questa malattia facendolo con molta sensibilità e umanità, in una maniera poetica e sognante. Anna ci lancia molti messaggi che dobbiamo saper cogliere e tenere stretti al nostro cuore. Se vogliamo perdonarla quando non ci riconoscerà.
E di lei ci rimane un sorriso, un po’ malinconico, un sorriso dove scorrono ricordi e nostalgie e forse anche il suo futuro, ma il tutto ci è sconosciuto, eppure, non possiamo che condividerne le emozioni e gli stati d’animo.
E parlando di sorriso… il 6 maggio scorso, durante il Festival Tulipani di Seta Nera che si è tenuto a Roma, “Anna” ha ricevuto il Premio Sorriso Rai Cinema Channel per il numero più alto di spettatori che lo hanno visto, amato e condiviso dalla piattaforma Rai dedicata al cinema sociale.
Un motivo in più per dire BRAVI!!! E per vedere, o rivedere, “Anna”.
Giuseppe Sanfilippo