12 giugno 2022 al Teatro Carlo Felice di Genova
Oggi 12 giugno, abbiamo assistito ad una replica de “Il Turco in Italia “di Gioacchino Rossini proposto al teatro Carlo Felice di Genova con la regia di Italo Nunziata, le sene disegnate dal grande e indimenticabile maestro Lele Luzzati e i costumi sgargianti di Santuzza Calì, collega di una vita del grande scenografo genovese. Un insieme armonico di colori, con la nota dominante dell’ azzurro, colore del cielo terso, come è il cielo nella bella Napoli, città in cui è ambientata l’opera,ha rallegrato gli occhi degli spettatori.
I giovani cantanti dell’accademia del teatro dell’opera genovese, allievi del noto tenore Francesco Meli , nonostante alcune lacune dovute alla giovane età dei protagonisti ,e vista la difficoltà del testo rossiniano , hanno dato una buona prova, di se’, soprattutto i protagonisti principali, riuscendo a mantenere sempre un ottimo affiatamento tra le voci e una eccellente presenza scenica.
Ottima la direzione d’orchestra del giovane e già affermatissimo Maestro Sesto Quatrini, attualmente direttore principale dell’opera di Stato lituana. Purtroppo non molto coordinati coro ed orchestra, forse a causa delle poche prove d’insieme. Ottima come sempre la nostra orchestra, ben amalgamata e sapientemente guidata dal maestro romano. Un teatro importante come il nostro, fa benissimo a incoraggiare e a sostenere i giovani talenti musicali attraverso l’accademia, come del resto avviene già alla scala di Milano, da anni. I giovani, sono il nostro futuro e preparare una nuova generazione di musicisti è non solo giusto ma doveroso.
Molto bravo il maestro al fortepiano, Siro Restani, che ha accompagnato in maniera brillante le parti previste per tale strumento dal genio di Pesaro.
La musica rossiniana ci stupisce sempre per la limpida freschezza delle sue note, in un continuo crescendo, che appunto i musicologi chiamano crescendo rossiniano. Se pensiamo che nel giro di pochi anni Rossini ha creato capolavori assoluti come il “barbiere di Siviglia “e altre decine e decine di opere, non facciamo fatica a comprendere il motivo per cui il musicista non ha poi praticamente scritto quasi più nulla nei decenni successivi.
La giornata caldissima, non ha aiutato a riempire il teatro come alla prima, ma il pubblico del turno C, come sempre, ha saputo far sentire il proprio calore ai giovani interpreti e al direttore con un caloroso e prolungato all’uso finale.
Stefano Ceniti