Savona. Il 7 settembre si è svolta, nella sala consiliare del Comune di Borgio Verezzi, la conferenza stampa di chiusura del 56° Festival teatrale: un’edizione che ha segnato il ritorno alla normalità, con tanti attori sul palco, un allestimento nelle grotte e soprattutto nessuna parete di plexiglass a separare gli spettatori.
Primo a intervenire il direttore artistico Stefano Delfino, che ha rimarcato le “tematiche di spessore” della 56ma Rassegna (la crisi climatica, le dinamiche familiari e di coppia, l’evento sul sociale, sui luoghi comuni legati alle donne e al calcio… per finire con spettacoli di drammaturgia internazionale e l’omaggio al cinema). Unico rammarico, sottolinea Delfino, la Prima nazionale de “I due papi”, con Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, “spettacolo che avrebbe dovuto aprire il Festival e invece per uno spostamento di calendario è andato in scena ad agosto”, periodo in cui il pubblico è orientato verso pièce più distensive, per cui qualche posto vuoto in piazzetta Sant’Agostino c’era (ci associamo al rammarico: uno spettacolo maestoso, superba la recitazione e la regia di Giancarlo Nicoletti, bellissime le scene di Alessandro Chiti; in poche parole, non perdetevelo!).
“Quest’estate è stata costellata di imprevisti – ha proseguito il direttore artistico – perché “Riunione di famiglia” con Katia Ricciarelli e Pino Quartullo è saltata causa Covid che ha colpito parte del cast”. La fortuna è stata che, a Verezzi, al momento dell’annullamento della Prima di “Riunione di famiglia”, ci fossero Roberto Ciufoli e Sarah Biacchi che debuttavano con “Il sequestro”, ma che erano in tournée con “Il test” di Jordi Vallejo. Così, con gran velocità, un titolo ha potuto sostituirne un altro.
“E per il futuro?”, si domanda Delfino. La situazione è rosea, se sono arrivate proposte sul suo tavolo quando ancora il Festival non si era concluso tanto che, al momento, sarebbe già in grado di stilare, volendo, un ottimo 57° calendario.
Certo, con un occhio al programma del 56°, spiccano i tanti appuntamenti di unica serata che hanno visto gli abbonati ogni tre giorni salire in Piazzetta. “Come ovviare a ciò? Forse riducendo il numero di spettacoli?”. Al problema al momento non c’è risposta. “Vedremo le direttive che si metteranno a punto, di concerto con l’amministrazione comunale”, conclude il direttore artistico.
Ha quindi preso la parola Mattia Rolando, consiliere con delega al teatro, alla sua prima esperienza sul campo non da spettatore. “È stato un po’ come un primo anno di scuola”, ha commentato, sottolineando d’essere “ipercritico per natura”. E allora, una volta appurato che gli incassi sono stati buoni e gli amanti del teatro soddisfatti, si sofferma sul dato di un leggero calo degli abbonati. “Occorre capire le esigenze del pubblico, comprenderne il perché”. Se “la chiave del successo è la collaborazione tra tutti i player coinvolti, amministrazione, compagnie teatrali, associazioni, sponsor, attività commerciali e naturalmente i cittadini, non dobbiamo e non possiamo accontentarci”, perché occorre “aspirare all’eccellenza”.
Si entusiasma il sindaco Renato Dacquino di questa “caratteristica da leader” che si esprime sotto la “voglia di migliorare”. Il Festival di Verezzi è oggi tra i più importanti a livello nazionale, ma questo non impedisce di pensare a miglioramenti. “Distinguersi per non estinguersi”, afferma. Ma ricorda anche che la compressione delle date della Rassegna, per andare incontro alle esigenze della comunità, ha creato difficoltà a stilare il calendario. “Eppure il Festival deve diventare un qualcosa che spande la sua vita anche negli altri mesi dell’anno”, spiega, perché quando si cita il binomio Borgio – cultura si sottintende un percorso di allargamento di un’esperienza, affinché questa faccia sempre più parte della vita delle persone. Ne consegue, quindi, che occorra anche elevare il livello del dibattito che c’è, al riguardo, in paese.
Si scalda, il primo cittadino, quando mette a confronto, ad esempio, il fatto che l’Università di Genova abbia chiesto di essere presente (così come l’Acqua Calizzano che ha dedicato un’etichetta al Festival), e ci sia chi abbia l’unico problema di domandare in quale orario si eliminano le seggiole in Piazzetta. E il discorso che voleva essere al massimo pacato, tradisce amarezza.
“Occorre trasformare questo Festival in passione, è l’Oro di Borgio, dà visibilità a tutta la Liguria ed è la casa delle compagnie che ti gratificano dicendo che qui si trovano bene…”. E sbotta: “Pianificazione? Sono anni che la facciamo e ci sentiamo dire che non sappiamo pianificare?”.
Ricette pronte per il futuro non ce n’è, ovviamente.
Quando domandiamo cosa si conti di fare l’anno venturo concretamente, per ovviare a queste problematiche, il sindaco Dacquino rilancia: “Lei come si trova quando viene a Verezzi?”.
“Ottimamente”, rispondo, “ma questo non mi impedisce di vedere che c’è chi fa resistenza al Festival”. Alcune attività commerciali, infatti, a cui in passato ci si rivolgeva per una consumazione veloce prima o nell’intervallo del Festival, in estate sfoggiavano il cartello di non fare servizio bar (problema brillantemente superato, al controllo dei biglietti, con l’omaggio di bottigliette d’acqua).
“Dobbiamo far capire che questa Rassegna è patrimonio di tutti”, riassume il primo cittadino, citando Carmen Delbalzo (dello staff del Festival) e lo stesso Delfino che per accoglienza e pura cortesia portavano un fiore o un sorriso nei camerini. “Occorre dialogo: questa è la strada avviata”, si inserisce il consigliere Rolando. Cita dati eclatanti il direttore artistico: “Se negli anni si sono moltiplicate le attività legate all’accoglienza a Borgio Verezzi, se i prezzi delle case qui sono quasi quelli di Portofino, qualcosa vorrà ben dire…” (nella foto, Norma Rosso dell’Ufficio stampa, il consiliere Mattia Rolando, il direttore artistico Stefano Delfino e il sindaco Renato Dacquino).
Laura Sergi