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Le mezz’ore d’autore del Teatro Due: La contemporaneità in pillole

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Le mezz’ore d’autore del Teatro Due: La contemporaneità in pillole

PARMA – Dal quattro all’otto di ottobre sono andate in scena al Teatro Due di Parma le “Mezz’ore d’autore”, nove pillole e parentesi di vita che delineano l’oggi, le sue contraddizioni e la sua precarietà. Lo spettatore si trova così a seguire tre percorsi costituiti da ulteriori tre atti unici, e per percorrerli cambia di volta in volta sala.

Sarebbe una grande idea mette in scena il grottesco, è la spettacolarizzazione del lutto nell’ “Età dei figuranti” in cui viviamo. I due personaggi sono un arrivista che conduce un programma televisivo di quart’ordine e suo fratello, un insicuro dall’animo buono che trascorre le sue giornate a fare bricolage in un garage umido. Proprio quando si trovano di fronte alla bara della madre, viene loro in mente un’idea geniale…

Vautours Qui sono l’alienazione e la spietatezza i protagonisti della storia. Tre sinistri figuri, appollaiati su dei bidoni, strappano la carne delle proprie vittime a suon di ginocchiate pur di raggiungere un posto di lavoro, obiettivo che sembra più un antidoto al tedio della loro routine che una necessità economica.

Terzo Piano ha tutta l’aria di una storia vera e racconta l’amore e la fiducia ai tempi di Tinder. Nel dialogo di facciata del post amplesso tra sconosciuti, lo spettatore si trova in equilibrio tra i due, il primo che spera possa esserci dell’altro e il secondo che anela a guadagnare l’uscita alla velocità del suono. Entriamo così nelle vite di un cinico personal trainer e di un avvocato romantico: quello che sembrava un’incontro occasionale si rivela qualcosa che forse dura di più di una sola mezz’ora.

Il Pane di Brahms tratta la solitudine e l’incomunicabilità. E’ una messinscena che parla dell’esistere e di come anche un pezzo di impasto possa celare in sé una vita, se lo si guarda con attenzione. Due fratelli si ritrovano dopo anni di distacco, entrambi lasciati soli a seguito della morte dei propri amori: sarà proprio questo silenzio e il vuoto lasciato a far si che i due possano incontrarsi di nuovo?

Ingrid e Lothar è una colossale presa in giro al teatro impegnato e fine a se stesso: il pubblico resta concentrato e interdetto allo stesso tempo e trattenere le risate è impossibile. Lo spettatore non può far altro che tentare – invano- di seguire le parole, i gesti e i suoni di questi due funamboli del pensiero, che tra racconti privi di senso e un forte senso di autocompiacimento, vogliono dirci che nulla ha senso…o forse no.

Vacche sacre Cosa ci fanno un ingegnere goffo, una quarantenne in carriera, un’attivista omosessuale e una mingherlina armata ad un corso pre -parto? Quest’opera ci racconta il concetto di maternità nell’Anno Domini 2022, di come questa stessa esperienza possa essere vissuta in modo così radicalmente diverso da soggetti che non hanno proprio nulla in comune: il finale lascia spiazzati.

Ufficio teatrale  Qui invece un gruppo di attori affiatato dà vita ad un nuovo rito funebre, cadenzato da una partitura precisa, da una scaletta inequivocabile. Tra partite di calcio e balli lenti, tra elenchi numerati e improbabili aste, questo spettacolo è un coro a più voci, il cui intento è ricordare il defunto come è stato in vita, con le sue passioni, le sue poesie e le canzoni che hanno segnato il corso dei suoi giorni.

Post-it Questa è la messinscena più toccante delle mezzore proposte dal Teatro Due. Qui un’anziana signora seduta in una sala d’aspetto d’ospedale, ha una borsa piena di post-it che le ricordano la sua vita, punto per punto: da sola non riesce a farlo. Questa donna dolce e sensibile parla e si confronta con un pubblico ammutolito, si interroga e cerca di ricordare i punti essenziali della sua esistenza, con un marito che ama ancora, nonostante i tradimenti…nonostante la morte. Sulle note de La Cura di Battiato, l’attrice Orietta Notari lascia una sala commossa e silenziosa, quasi a non voler rompere l’incanto.

Cesso E’ un’opera che mette insieme ansia e turbamento, incertezza e rabbia, il tutto inframmezzato dalle note della sigla di “Carramba che Fortuna” e “Ken Il Guerriero“. In un’atmosfera squallida di un tempo imprecisato, un infermiere ludopatico trascorre i suoi giorni tra slot-machine e ospedale mentre il suo passato tormentato lo costringe a convivere con i fantasmi della madre e del padre: sono minuti durante i quali si ride e ci si emoziona.

Sei registe e più di venti attori hanno dato vita e forma a questi nove spettacoli, opere risultate vincitrici di un concorso tra le più di trecento proposte pervenute: anche quest’anno le Mezzore d’autore si confermano come un esperimento riuscito, capace di sprigionare energia, creatività e ricerca, dando spazio e voce a idee moderne della drammaturgia italiana. di Chiara Cataldo

Regie: Veronica Cruciani, Elena Gigliotti, Monica Nappo, Nicoletta Robello, Laura Sicignano e Serena Sinigaglia.

Attori: Roberto Abbati, Massimiliano Aceti, Barbara Alesse, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Enzo Curcurù, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Stefano Guerrieri, Elisabetta Mazzullo, Monica Nappo, Orietta Notari, Luca Nucera, Stefano Orlandi, Maria Laura Palmeri, Bruna Rossi, Roberto Serpi, Francesca Somma, Massimiliano Sbarsi, Pavel Zelinskiy e Ivan Zerbinati.

Testi: Jacopo Giacomoni, Domenico Loddo, Dino Lopardo, Christian Gallucci, Lina Prosa, Chiara Boscaro, Marco Trotta, Roberto Serpi e Andrea Ruggieri.

Chiara Cataldo

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