Piano piano o molto meno le mani fiammeggianti percuotono i tasti che battono su corde che vibrano vibrando nell’ aria e nei sentimenti dei presenti.
Oh si, son contenti!
Dita ballerine che giostrano, che fanno avanti e indietro sulla tastiera più bianca che nera come una bocca digrignante ma in attesa, benevola e generosa nel regalare melodie.
Così sia!
Sine die!
Il maestro assorto, distante, lontano dal tutto per quanto seduto dinanzi a platea. Durante l’ esibizione lui vive da solo
l’ emozione del suono che nasce, del frutto di azione da studio a dita.
È un viaggio immobile nei meandri della memoria di uno spartito e lui che sta lì ma è partito…
Tutt’ attorno è un misto contorno di occhi, piedi, mani, ad accompagnare il senso che ascolta.
Una nota alla volta.
Un sussulto del cuor, fors’ anche, anzi, si, una giravolta!
La musica prima o poi finisce, il pianista si ferma, col piano concorda la resa (è solo una tregua).
L’ aria, però, resta in attesa.
Un bis è concesso ma non più di quello, è giusto attendere con cuore sospeso il concerto del poi.
Un filo reciso che si riaccorderà.
Il gioco, però, è fatto.
È l’ arte sonora.
Il suono è nel cuore, donato da maestria dell’uno, divenuto oramai, dolce melodia del noi
ROViRO’