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“Zelda”, Giorgia Ceruti è una tragica Zelda Fitzgerald

Data:

Dal 28 al 30 ottobre 2022 al Teatro Linguaggi Creativi” di Milano

La drammaturgia “Zelda” scritta e portata in scena da Giorgia Cerruti è ispirata dal romanzo “Lasciami l’ultimo valzer” scritto nel 1932 da Zelda Sayre Fitzgerald moglie del famoso scrittore Francis Scott Fitzgerald.

Zelda fu una delle prime donne che chiamate “flapper” sfidarono la società del tempo:

«La flapper si svegliò dal suo torpore di sub-deb-ismo, iniziò a tenere i capelli a caschetto e a indossare i gioielli più ricercati e, armata di grandi quantità di coraggio e rossetto, entrò nel campo di battaglia. Flirtava per il puro piacere di farlo e indossava il costume intero per esaltare le proprie forme … era consapevole che le cose che ha fatto erano le cose che ha sempre desiderato di fare. Le madri biasimavano i figli, che portavano le Flapper a ballare, a bere il tè, a nuotare, ma soprattutto, vicino al cuore.»

I giornali del tempo esaltarono la sua vita sregolata, il suo lusso e la sua notorietà.

“Era di temperamento ardente, insofferente ai freni: consumava alcolici, fumava e passò gran parte della sua adolescenza al fianco dei numerosi fidanzati.”

L’etica di Zelda venne cristallizzata nella frase che scelse come didascalia nella propria foto di college:

«Perché la vita dovrebbe essere tutta lavoro, quando possiamo tutti prendere in prestito.
Pensiamo tutti a oggi, senza preoccuparci del domani.»

Purtroppo, anche per lei arrivò l’inevitabile decadenza. La donna in preda a continui sbalzi di umore fu ricoverata per vent’anni in un centro di malattie mentali. La scrittrice nella clinica psichiatrica di Asheville ci rimase fino alla morte. La donna volontariamente si lasciò morire quando un terribile incendio devastò l’ospedale. La visione registica di Giorgia Cerruti e Davide Giglio entra dentro l’anima tormentata di Zelda. In ogni battuta si capta il triste presagio della sua fine imminente. Nella drammaturgia si percepisce la sua volontà di non fuggire gli eventi tragici ma al contrario di auspicarli. La dimensione del suo dolore è talmente grande che la morte è vista come una liberazione. Con maestria l’attrice piemontese impersona Zelda nel letto dell’ospedale dove è ricoverata per la grave forma di schizofrenia. La poliedrica artista succube dell’instabilità emotiva ricorda i momenti esaltanti ed angosciosi della sua vita.  I dialoghi si fanno da eccitati ad ossessivi, in scena ben presto lo sconforto sfocia in pianto. Giorgia Cerruti sembra una bambola che si sente abbandonata come fosse un giocattolo dimenticato. L’artista Astigiana sul palco rievoca la vita dell’eroina americana, le sue depressioni e i rari momenti di felicità. Giorgia scavando dentro la personalità complessa di Zelda entra talmente bene nel personaggio che ci fa rivivere la sua storia con Francis Scott come fosse ancora parte del suo presente, ma un presente che purtroppo è vivo solo nella sua mente malata. Giorgia Cerruti sublima il testo con le sue grandi doti attoriali.

Giuliano Angeletti

 

 

“Zelda”
Produzione:
Piccola Compagnia della Magnolia
Regia:
Giorgia Cerruti, Davide Giglio
Autore:
Giorgia Cerruti
Protagonista:
Giorgia Cerruti
Durata:
70 minuti
Numero atti:
1
Anno di produzione:
2015

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