Dal 2 al 8 di Novembre 2022 al Piccolo Spazio del Teatro Due di Parma
Parma (Il Corriere dello Spettacolo)- “Guarda me, prendo tutta la vita com’è, non la faccio finita, ma incrocio le dita e mi bevo un caffè” cantava qualche anno fa Max Gazzé in un suo celebre testo. Nel brano infatti il cantautore romano racconta con leggerezza la tragedia dei rapporti di coppia fallimentari. Ed è proprio con la stessa leggerezza che l’attrice- qui anche autrice- Monica Nappo ci rivela un matrimonio finito male, facendo slalom tra aneddoti spassosi o drammatici, pur sempre nostalgici. Dal 2 al 8 di Novembre scorso, è andato in scena nel Piccolo Spazio del Teatro Due di Parma “L’Esperimento”.
La scenografia è essenziale: sulla sinistra della scena una vetrata che ricorda un’opera di Piet Mondrian, una sedia dallo stile anni ’70 con imbottitura in velluto verde, dei tacchi a spillo, una borraccia. E sulla destra un fornelletto con un pentolino in ebollizione. Al centro della scena una donna, una counselor che riceve messaggi vocali whatsapp dai clienti e trascorre le sue giornate lavorando e ascoltando Podcast. Nell’attesa che arrivi il prossimo paziente, questa donna ci parla di lei in un flusso di coscienza, attraverso i tanti piccoli tasselli che hanno portato alla fine del proprio matrimonio. Le varie immagini di vita quotidiana rimbalzano tra rituali di coppia, piacevoli abitudini, piccole privazioni e dipendenze che giorno dopo giorno hanno ucciso il suo legame coniugale, arrivando infine all’amara consapevolezza del “non ci si faceva più del bene”.
Questo Esperimento è un monologo coinvolgente, perché nessuno può esimersi dall’amore, come dalla morte: più di qualche coppia, nell’ascoltare questa vicenda, si teneva per mano, in sala. Il titolo dell’opera si comprende solo alla fine e l’accento partenopeo rende la narrazione più intima, umana e colorata. Il ritmo della narrazione varia al variare dell’umore e culmina con un inno alla vita finale, in cui non resta che festeggiare con musica ad alto volume, vino e fumetti: anche i disastri appartengono all’esistenze di tutti noi, vero?
Chiara Cataldo