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NATALE PER NON DIMENTICARE CHE SIAMO TUTTO E ALLO STESSO TEMPO NIENTE SE NON CI COMPLETIAMO CON GLI ALTRI

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“Colui che ha una grande ricchezza in sé stesso è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre”. Un augurio, quello di restare sempre un po’ bambini, che calza a pennello con questo periodo di luci colorate, regali e allegria, e che anche secondo il filosofo Arthur Schopenhauer (1788-1860) ci permette di vivere appieno questa ricorrenza.  Armonia, calore umano, condivisione… Cos’è il Natale, se non la festa che riesce a far passare in secondo piano le difficoltà dell’anno appena trascorso, e che ci riconcilia con i nostri affetti più cari e con i valori in cui crediamo davvero? Che venga vissuto con uno spirito più laico o più religioso, più tradizionale o più moderno infatti, si tratta comunque di un momento magico, capace di ispirare le nostre azioni e di rimettere in prospettiva i nostri pensieri. Quello natalizio rappresenta il momento migliore per apprezzare la compagnia di famiglia e amici. Ma oltre ai simboli che ben conosciamo, come i regali o l’albero, il Natale ha anche un significato religioso:  la nascita di Gesù Cristo che si fa risalire intorno agli anni 0-4 e il 25 dicembre sulla Terra. Tuttavia per le Chiese ortodosse orientali questa festività cade il 6 gennaio, il giorno in cui la Chiesa cristiana occidentale festeggia l’Epifania, la manifestazione di Gesù davanti ai Re Magi. I cristiani iniziarono a festeggiare il giorno del Natale solo intorno al IV secolo d. C. , riallacciandosi a tradizioni e festività già esistenti e caricandole di un messaggio completamente nuovo. Tra queste va sicuramente menzionata la festa ebraica dell’Hannukkah, in cui viene ricordata la consacrazione del Secondo Tempio di Gerusalemme, ordinata da Giuda Maccabeo dopo la terribile occupazione ellenica del II secolo a. C. che voleva portare il popolo ebraico ad adottare alcune pratiche contrarie alla propria religione. La festa di Hannukkah si protrae per 8 giorni a partire dal venticinquesimo giorno del mese di Kislev che, solitamente, coincide con il mese di dicembre: durante questi giorni di festa gli ebrei sono soliti accendere progressivamente le otto candele della Chanukiah, per tener fede alla leggenda che vuole che, per accendere il candelabro del Tempio, i Maccabei avevano a disposizione un solo fiasco di olio, ma le candele continuarono a rimanere accese per 8 giorni.Oltre a quelle religiose, il Natale ha anche delle origini pagane e laiche. Le più significative sono quelle legate al solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno che i Celti festeggiavano – erroneamente – il 25 dicembre. Si tratta di una festività molto importante in tutti quei culti in cui l’adorazione del Sole, detta Eliolatria, occupava una collocazione di assoluta preminenza, e a cui il Cristianesimo si è di certo riallacciato, in quanto il sole può essere visto come emblema della figura del Cristo.
I Romani invece, nei giorni appena precedenti al Natale, erano soliti festeggiare i Saturnali, dedicati all’insediamento nel tempio di Saturno, il dio dell’agricoltura: per augurare un periodo di pace e prosperità, era usanza scambiarsi dei doni.
Clementina Leone

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