Il nuovo anno è iniziato come meglio non poteva. Due spettacoli in rampa di lancio – uno relativo a una commedia in programma a Roma, l’altro in cui viene ripresa la vita artistica di Nina Simone – il progetto di un’impresa sociale che si occupi di rivalutazione culturale e territoriale, ed infine anche la stesura di un libro tutto suo. Viaggia a gonfie vele Noemi Gherrero, volto noto della tv per essere stata nel 2021 e nel 2022 al timone della trasmissione di Raitre “Le parole per dirlo”, un programma dedicato alla lingua italiana. Laureata in Relazioni Internazionali e Diplomatiche all’Università L’Orientale di Napoli, ha cominciato a muovere i primi passi a teatro poco dopo i vent’anni. Il teatro, da una parte, e la formazione accademica dall’altra, sono procedute all’unisono, permettendole di portare avanti in entrambi i casi e per le rispettive sfere, attitudini ed interessi. Da qui le due cose si fondono naturalmente e Noemi individua proprio nella sua formazione accademica (legata all’antropologia culturale, alla sociologia) lo strumento decisivo per la sua ricerca artistica. E’ per questo motivo che Noemi ha portato avanti contestualmente iniziative artistiche sperimentali che avessero un certo riflesso sulla socialità e percorsi più classici legati al mondo del teatro, dell’audiovisivo e della televisione. Il nuovo anno porta con sé nuove sfide, ma anche nuove energie.
Che anno è stato quello appena trascorso?
Il 2022 è stato un anno piuttosto positivo, non come il 2020 che per tanti ha significato il crollo, ma per me ha significato lo spartiacque attraverso cui emergere, finalmente. Il 2022 è stato molto tosto sul piano personale, professionalmente invece si sono chiusi progetti, come il programma che mi ha vista al timone su Raitre per due anni, ma è stato anche l’anno del cammino di Santiago, di quel viaggio tanto desiderato. È stato un anno in cui ho riscoperto un mio certo potenziale, l’anno in cui ho imparato a divertirmi sui social raccontandomi. L’anno delle sfide, dei tanti viaggi, dentro e fuori di me.
Parliamo di te partendo dal tuo biglietto da visita, l’immagine, affrontando così il legame che hai con arte, eleganza, femminilità e provocazione.
Che belle parole! Queste sono tra le mie parole guida. Manca la parola contaminazione, a suggello di queste. Mi definisco una creativa però: essere creativi significa non piegarsi alle logiche del tempo ma interpretarle, farle proprie, disconoscerle per poi riconoscerle. È un processo, solo in parte consapevole. Anche parlare di ostentazione è particolare: a volte ostentare può essere addirittura piacevole se l’azione è circoscritta ad una finalità. Chi ostenta tanto per farlo, è un insicuro di fondo. Mi piacere molto la provocazione che di solito è più minuziosa, più leggera, ironica, dell’ostentazione. Provocare significa anche disturbare, smuovere gli animi, creare crisi.
Che rapporto hai con la tua immagine?
Ho fatto pace diversi anni fa col mio corpo: l’essere bella è una cosa che in questo momento costituisce per me solo vantaggio. C’è un altro elemento da considerare: la determinazione. Quella, paradossalmente, è un’arma a doppio taglio. Più si è forti e più la vita sembra metterti alla prova, più sei forte più la gente sembra approfittarsene o, al meglio, non rendersi conto che comunque sei umana e hai bisogno di energie, hai bisogno di dolcezza.
La determinazione però ti ha portata ad ottenere successi straordinari.
In ambito teatrale ha partecipato a decine di spettacoli, fra i quali “Arteriosclerosi”, di Dalia Frediani, al Teatro Bellini di Napoli e il classico “Ecco Francesca da Rimini” con la regia di Giacomo Rizzo. Nel 2020 si esibisce nella drammaturgia di Antonio Mocciola, in uno spettacolo a due, “Dove colpire”, dove emerge con forza la predilezione per il teatro sperimentale e dell’assurdo. Spinta dal costante bisogno di cimentarsi in nuove sfide, dopo l’esperienza accademica nell’Accademia Artisti a Roma, ho preso parte a varie masterclass: col casting director Roberto Bigherati, col regista Vincenzo Marra e con l’americana Ivana Chubbuck. Numerosi sono i cortometraggi che mi hanno vista anche come protagonista: per citarne uno , “La ricchezza di Napoli”, diretto da Loris Arduino e premiato al Sud Film Festival nel 2018.
Noemi Gherrero è però legata soprattutto al cinema indipendente.
Ad ottobre 2020 ho avuto il mio primo grande ruolo grazie a Vecchie canaglie, con la regia di Chiara Sani e Blasco Giurato alla fotografia. Nel cast figuravano anche Lino Banfi, Andrea Roncato, Pippo Santonastaso. Nel corso degli anni ho lavorato con attori quali: Giacomo Rizzo, Gianluca Di Gennaro, Michele Riondino, Federico Salvatore, Emiliano De Martino, Julia Mayarchuk, Gianni Parisi, Lino Banfi, Greg, Pippo Santonastaso. In televisione ho preso parte a “I bastardi di Pizzofalcone”, “Non dirlo al mio capo” e “Mare fuori”, prodotte dalla RAI e la docufiction” Il giorno del giudizio”, prodotta dalla No Panic e trasmessa su Lanove Sky.
Poi è arrivata la tv e la conduzione.
Ho condotto eventi di alto profilo culturale quali “Le giornate del cinema di Napoli” al teatro Mercadante di Napoli, per citarne uno, ma anche svariati festival della letteratura, ed eventi di intrattenimento. Nel 2019 ho condotto il “Mercurio d’argento” primo festival della musica cinematografica a Massa Carrara. Nel 2020 sono stata sul palco dell’evento “Restate a Napoli”, patrocinato dal Comune di Napoli in partnership con Made in Sud. Seguono poi le serate culturali nel Chiostro di San Domenico Maggiore. Ci sono poi tante esperienze che ricordo con affetto: sono stata madrina nazionale del Giro rosa nel 2018, sono stata modella e ha lavorato molto anche attraverso la fotografia, sia d’autore che quella commerciale. Testimonial in passato di svariati brand, sono apparsa anche su copertine di riviste nazionali. Nel 2020 Noemi sono stata ideatrice ed interprete del concept e della mostra fotografica “Scomposizioni e fughe nell’anima: arte pandemica”. Il concept nasceva come risposta al periodo della quarantena.
Guardiamo al futuro: cosa ti aspetta?
Credo che qualsiasi cosa si muoverà dentro e fuori di me sarà un’integrazione artistica e personale, e mai una sostituzione di quello che Noemi è stata e ha rappresentato finora. I social credo diventeranno sempre più importanti per me e per quello che intendo comunicare ma senza farmene una malattia. Per la televisione, non ho smesso di credere di poter tornare. Anzi, credo proprio che succederà ma a volte i tempi non sono quelli che pensiamo noi. Esiste un motivo per ogni cosa.
Luca Fina