Fino al 30 aprile 2023 al Teatro Golden di Roma
Non si finisce mai di conoscere ed apprezzare le qualità e le risorse espressive di un bravo attore e per questo abbiamo seguito con piacere lo show del cabarettista quirite Dado, che avevamo già osservato diverse volte e da ultimo nello spettacolo esilarante di Maurizio Battista, cui aveva portato la sua arguzia e finezza umoristica sull’attualità sociale ed ovviamente il mondo politico, che si lacera continuamente nelle contrapposizioni ideologiche parlamentari e nei dibattiti televisivi, senza risparmiarsi offese ed insulti. Stavolta invece ha riservato al suo affezionato pubblicato una serata differente dal solito, unendo al sarcasmo personale riservato alla sfera privata le sue abilità canore con una chitarra al collo da vero rapsodo od aedo. Il lavoro scritto del medesimo era atteso con molta curiosità dal mondo dei “mass media” per constatare il livello della sua introversa e doppia “ performance” artistica, al punto che in sala al Golden di via Taranto erano presenti con i loro operatori e cameramen diverse reti televisive che hanno ripreso i primi momenti della pièce con l’interazione empatica di Dado. Egli è stato sulla scena con la band “ Le Pastine in Brothers” che aveva costituito agli esordi da cantante 30 anni fa e ha dato vita allo spettacolo “ L’Amore è…” in cui ha ritmato con le corde della chitarra le sue convinzioni su un amore puro, sincero, onesto e di totale dedizione, fedeltà, al partner in un rapporto costante di generosità ed intimità quotidiana. Dato questo come vitalità essenziale d’una relazione gioiosa e gratificante, ha cantato i dispiaceri provati dalle risposte negative delle sue “fiamme” del momento, che spesso accampavano molteplici scuse per evitare di concedergli incontri e serate galanti, erotiche, non riuscendo quasi mai a stare insieme. A sostegno delle sue tesi con un toccante ma incisivo suono della chitarra ha eseguito alcune famose canzoni sentimentali e romantiche “ vintage” della fine del XX secolo di cantanti celebri, accompagnato potentemente dalle “vocalist” dell’orchestra, che erano Fabiana Sardo, Alice Pellegrini ed Erika Provinzano che guidavano il coro. Poi è passato a raccontare episodi della sua carriera artistica, come quando agli inizi il suo telefono non suonava mai ed invece per eufemistico e paradossale, grottesco, contrasto, mentre lui era al bagno per esplicare i propri bisogni lo strumento di contatto brevettato da Bell, rubandolo a Meucci, squillava in continuazione senza smettere. Gli esordi della vita artistica sono stati difficili, dovendo accontentarsi dei contratti che gli venivano offerti, a partire dalle cerimonie private che intratteneva canoramente fino ai successi pubblici crescenti, che gli hanno regalato un rapporto vivo e simpatico, amichevole, con i suoi “aficionados” con cui ha un legame profondo, esternato spesso con un caloroso vernacolo romanesco. Il suo complesso forte ed esuberante, armonico e melodico con energiche vibrazioni acustiche, è composto da Mauro Pulvirenti alla chitarra, Massimo Lella al basso, Gianluca Terenzi alla batteria, Cristiana Polegri al Sax, Chiara Rossini al clarinetto e Loredana Marcone al trombone, formando un bellissimo e mirabile “ensemble” che ha allietato la serata come magico ed eccellente supporto di uno scatenato Dado. I brani originali liricamente firmati da Dado si pongono ad un livello musicale di valore rilevante incrociato tra il teatro canzone di Giorgio Gaber e le note pop tipiche delle balere , come delle discoteche danzanti in cui il venerdì e sabato sera si danno appuntamento e si riuniscono ragazzi e giovani per ballare in pista in modo frizzante, goliardico e teneramente avvinghiati per comunicare amore e scambiarsi baci con il “petting”. Il lavoro di brio ilare e dissacrante sui vincoli di coppia in chiave musicale sarà replicato al Golden, vicino alla Cattedrale di Roma di San Giovanni Evangelista, fino al 30 aprile e, per chi lo desidera , il divertimento con spigliate, autentiche, allegre, risate è garantito con l’affabile ed accattivante personalità di Dado, esaltata dallo struggente ausilio delle “Pastine in Brothers” costituite” ai tempi del Liceo, dove l’artista visse, come tutti, le prime “cotte” amorose, per non dire che parecchi matrimoni sono nati appunto sui banchi degli Istituti Superiori d’Istruzione e per lo più sono durati arrivando al capolinea, segnato dal decesso di uno dei due coniugi.
Giancarlo Lungarini