Una poetica potente e di forte estro visionario quella dello scrittore aretino Massimo Triolo, che ormai da anni si sta facendo conoscere nel territorio della letteratura realizzando volumi dal largo valore espressivo e contenutistico.
Nel 2021 è uscito il libro Nella mente di un comune mortale, edito dalla prestigiosa Raffaelli. Si tratta di un poemetto di sessanta pagine, in cui si possono ammirare le diverse traiettorie stilistiche e concettuali che contraddistinguono il Poeta.
Si potrebbe dire veramente tanto sul suo modus operandi, dal quale emerge una grande cultura della letteratura internazionale, che egli rielabora per plasmare uno stile unico e squisitamente proprio, decisamente distintivo, dove la musicalità del verso si fonde a un potere evocativo fuori dal comune e a una penetranza di sguardo lene e dolente al contempo.
[…]
La luce è un intrico di lame che circoncingono gli oggetti:
pallide inflorescenze di reale
che sfioriscono in sembianze molli e lattee.
Ho un canestro di pensieri cattivi,
fiori lussuriosi e venefici riversi nel chiasso dei propri colori,
mentre rammendo usi buoni per il rogo del reale,
pezze di un’esistenza lisa vicina al grido delle ore
e sorella di un digiuno armato e catafratto.
Queste parole claudicanti vogliono inoculare
un dubbio nel presente in disarmo,
vinto e lasciato a sé
nella più siderale distanza da sé,
gravato del peso di una vis inertiae
che sparge coralli rutilanti nel fondale disegnato
di salubri idee che mai ebbi.
Sputare sui luoghi consolidati,
e sulla certezza che il sole sorgerà anche domani,
è un inganno e un azzardo…
Ma il più nobile invero.
[…]
Proprio per assaporare la sua poetica ho voluto proporre parte di uno dei frammenti che danno corpo al poemetto: vi troviamo un Triolo diretto e viscerale, in grado di condursi attraverso un linguaggio asciutto e armonico, mai scontato, dritto fino al cuore del lettore.
Per l’Autore parola e stile hanno un peso rilevante e ciascun sintagma è misurato con sapienza, acquisendo considerevole peso specifico. I versi sono, come detto, visionari, e di un’intensità febbricitante, ma anche straordinariamente concreti, umani, sinceri. Egli apre sempre la sua profonda interiorità al lettore, nel gesto poetico di guarire o ferire, ma sempre in modo icastico e incisivo. All’interno di questo prezioso si trova anche una splendida opera figurativa a china su carta di Triolo, che, oltre ad essere rifinito scrittore, è anche disegnatore e pittore.
L’Autore ripercorre il suo doloroso vissuto, fatto di assenza e di abbandono, ma anche vessillifero di amore e luce proprio là dove essi vengono meno o sembrano essere un autoinganno. Massimo Triolo lancia un messaggio molto importante: quello di non demordere mai e provare, persino nei contesti più mortiferi e stagnanti, a strappare una stilla di luce alla vita; lo fa attraverso una serie di passaggi che formano un vero e proprio percorso, toccante e anche filosofico, ma sopra ogni altra cosa veridico.
La sua è una voce suadente e terribile, “sacra” nel significato latino d’origine della parola che comprende anche ciò che è “maledetto”, segnato dal male. Ma questa cifra della sua espressione poetica non è una posa, una forma frusta di “maledettismo”, è il testimoniare di scacco e dolore compenetrati a luce nel mélange unico del tragitto di un esistere fragile e ferito ma anche irripetibile.
L’essere umano ha dentro sé un universo straordinario, fatto di storia, vibrazioni, pensieri. Sono questi gli elementi che lo elevano verso la spiritualità e la sacralità.
Insomma, il Poeta ci dice che nella “mente di un comune mortale” non vi sono soltanto fattori terragni, ma molto di più, proprio perché non siamo fatti solo di carne: essa è solo una parte esigua rispetto alla possanza dell’Anima, quella sì immortale, aliena, se ben nutrita e onorata, alla provvisorietà che detta la natura all’esistenza materiale. Intervistato e parlando della sua opera l’autore dice: “il messaggio di fondo è abbastanza semplice, si è parlato di infingimento… Bene, l’infingimento può essere una modalità interessante, non solo un abbaglio: può essere un espediente vicino all’incantesimo per riuscire a superare situazioni che sembrano non avere una via d’uscita. A livello empirico, se il risultato è quello di trarne più forza, più coraggio, più bellezza, anche esso può avere un ruolo nella vita”.
Stefano Duranti Poccetti