Gli anni dell’abbondanza
Mangiavamo allegramente la pasta
senza sapere cosa fosse il grano
E sfidavamo nudi e impertinenti il vento di marzo
e i temporali dell’estate
Coglievamo instancabili la magia del quotidiano
E ci dicevamo “C’è tempo per imparare, c’è tempo per capire”
Grati per ogni palpito, per ogni brivido
pronti a ricominciare a sognare dopo ogni delusione
Quella febbrile attesa di non-so-cosa
aveva il sapore dei più dolci tra i frutti del carnevale
e melodie mai più ascoltate
accarezzavano suadenti le morbide orecchie
Mondi lontanissimi sfilavano in parate notturne
affollando una mente che non voleva saperne di dormire,
rapita nell’estasi dell’immaginazione,
perennemente assetata di vita e di conoscenza