Il titolo del suo ultimo romanzo è VITE SOSPESE, pubblicato da Europa Edizioni, stiamo parlando di Elio Sabia, scrittore ma anche fisico di formazione e già ricercatore (oggi in congedo) autore di numerosi articoli su riviste scientifiche e di libri specialistici. Lo abbiamo intervistato per scoprire qualcosa in più riguardo a questo suo nuovo romanzo che mette in luce una prospettiva particolare nei confronti della vita…Una vita appunto “sospesa”.
Benvenuto Elio,
E’ la prima volta che mi capita di intervistare una persona la cui carriera è intessuta di così tante trame, che non basterebbe una vita per descriverla: ricercatore, docente, scrittore…inclinazioni tra di loro diversificate ma con un filo comune, ovvero quello della passione per la cultura. Da che cosa è partito tutto quanto e che cosa, nello specifico ti ha portato a scegliere di scrivere…?
Da ragazzo ero affascinato dalla volta celeste e dalla miriade di stelle. Cominciai attraverso le enciclopedie a informarmi su tali meraviglie e appresi che fin dall’alba della civiltà umana l’interesse per l’astronomia fu un’esigenza dei dotti. Mi avvicinai alla fisica al liceo e il mio forte interesse per la matematica mi aiutò. La fisica divenne la mia professione che ho curato negli anni sia attraverso ricerche nei Centri di Ricerca che come attività didattiche all’Università e nei centri di Cultura Scientifica di rilievo internazionale. Ho visitato Laboratori di eccellenza nel mondo che mi hanno spinto ad affrontare i problemi cercandone ove possibile una soluzione. Ma sono stato anche un appassionato di letteratura: ho letto tanto, dai classici russi, francesi, inglesi americani e italiani ai romanzi thriller, di fantascienza. Avevo un sogno nel cassetto, cimentarmi nella scrittura di romanzi accettando la sfida che mi ero imposta nell’intraprendere un’attività apparentemente lontana dalla mia professione.
Una cosa è certa, alla passione per la scienza hai unito quello della scrittura, prendendo la prima come spunto e poi da lì, navigare verso territori ignoti con una bussola sempre in tasca ad indicarti la rotta da intraprendere, come meglio definiresti questa tua linea guida…?
Nel mondo della ricerca l’ingrediente fondamentale è quello di avere una mente aperta e una grande dose di creatività, oltre a un forte bagaglio di conoscenze. Ho vissuto una vita nei laboratori a confrontarmi con problemi tecnici, scientifici e a discutere con colleghi su possibili progetti. Questo modo di essere ti spinge ad accettare le sfide con serenità e a credere che in fondo il mondo dello scienziato non è così distante se affrontato con serietà da quello del letterato.
Il tuo primo romanzo si intitola “L’incoscienza del tempo”, un thriller dal sapore esoterico che è anche un racconto d’amore, a cui segue un fantasy-thriller dal titolo “Initium” … Che cosa lega i due racconti e che cosa invece li differenzia…?
“L’incoscienza del tempo” è il romanzo d’esordio dal titolo inquietante. È una storia che tra flashback e continue alternanze temporali, rilancia e celebra, tra entusiasmi giovanili e riflessioni dell’età matura, la forza dell’amore che si rende immortale ed eterno. Una struggente storia d’amore, un giallo, un passato misterioso, inquietanti presenze…, un gioco tra realtà e sogno in un viaggio esoterico. L’intervento del “tempo” talvolta può essere brutale, sconvolgente, drammatico, incomprensibilmente spietato, ma mai cattivo, né buono, perché non c’è nessuna etica nello scorrere del tempo, che vive in un’eterna ed immutabile incoscienza. Il secondo romanzo ”Initium” che rappresenta il seguito di “L’incoscienza del tempo” fa parte di una trilogia. È una storia a chiare tinte fantasy-thriller in cui i misteri di antiche dimore e le leggende che ruotano intorno a esse fanno da sfondo a una trama fitta di avvenimenti in cui si inserisce un amore apparentemente impossibile osteggiato dalle insidie di un mondo avverso manifesto con oscure presenze.
Con “Vite sospese”, il tuo ultimo romanzo invece, non solo hai cambiato editore, ma anche registro cimentandoti in un romanzo di formazione, che cosa ti ha portato ad intraprendere tale scelta?
Avevo il desiderio di raccontare una storia che fosse a cavallo della seconda guerra mondiale e che giungesse ai giorni nostri, che contenesse una storia di emigrazione e di riscatto. Volevo inserire nelle vicende una storia che si svolgesse in parallelo nell’epoca moderna. Quindi legare due protagonisti vissuti in epoche diverse attraverso una struttura letteraria che lo permettesse: nasce così l’idea di un metaromanzo. Il giornalista Mario viene in possesso di una piccola valigia nella quale trova una raccolta di quaderni numerati e con la copertina nera. Incuriosito e impaziente apre il primo quaderno, comincia a leggere, prende appunti e infine decide che la storia del ragazzo Gennarino vissuto a Napoli negli anni ’30 del secolo scorso, autore di quei quaderni, merita di essere condivisa. Se ne appassiona e ne nasce un romanzo.
Mario, il protagonista di “Vite sospese” sembra un personaggio alla costante ricerca di una fisionomia identitaria che, attraverso i racconti delle persone incontrate o anche solo immaginate, sembra voler trarre spunto o idea per un suo personale percorso, acquisendo così dagli eventi a lui esterni, uno specchio per la propria interiorità…Quanto c’è di te nella storia di questo giovane giornalista freelance…?
Mario durante la scrittura del romanzo è angosciato dalle frustrazioni di una vita per niente semplice, complice anche la compagna Camilla, donna spigolosa, piena di sé e, anche quando lo nasconde, non può fare a meno di vivere negli agi e anche quando sembra dolce nello spronarlo nella scrittura del romanzo mantiene un distacco evidente nelle vicende di Mario. Mario è solare, creativo, audace ma è anche accondiscendente, spronato dalla speranza che l’arte dello scrivere lo porterà lontano a raggiungere traguardi inimmaginabili. Ha voglia, durante il lavoro di composizione del romanzo, di trasferire al lettore le emozioni, le passioni dei protagonisti. La perseveranza, un ottimismo indistruttibile, anche quando tutto sembra perduto, la nostalgia, a volte la malinconia, la profonda tenerezza che anima i protagonisti di “Vite sospese”, ecco questi sono i tratti che in qualche modo mi appartengono e che inconsapevolmente ho profuso nei personaggi. Nel romanzo, senza mancare di tingere la realtà di toni forti come quelli che spesso compongono la quotidianità, lancio a me e al lettore un messaggio di speranza verso la rinnovata forza d’animo..
Mario è in realtà una sorta di co-protagonista assieme a Gennarino, emigrante napoletano vissuto negli anni trenta alle prese con vicissitudini narrate in modo eloquente all’interno del romanzo, mantenendo un susseguirsi di eventi che lasciano però il dovuto spazio alla parte descrittiva…
Le vicende storiche fanno da sfondo a una trama fitta di avvenimenti in cui si inseriscono, intrecciandosi, le vite dei personaggi. Per i temi trattati, senza appesantire e distogliere il lettore dal flusso narrativo, quali le emigrazioni italiane in America, con il disagio di chi è costretto a lasciare le proprie radici per trovare sostentamento lontano da casa, la prepotenza dei gangster americani, la guerra nella sua dimensione di tragedia globale, la rinascita nel dopoguerra, il romanzo è stato inserito nel progetto ”Lo Scaffale della Memoria” che racchiude opere che lasciano alle nuove generazioni una testimonianza “per non dimenticare”. Ma c’è anche una parte descrittiva di Napoli con i suoi panorami mozzafiato che si snodano sul lungomare, la visione di Castel dell’Ovo, la vista delle isole, del golfo e dei monti, che non si lasciano mai completamente afferrare dallo sguardo, tanto è la loro bellezza. Non bisogna vivere di rimpianti, ma coloro che si allontanano per qualche anno o per sempre da Napoli mantengono un turbamento interiore che è difficile rimuovere, è come se fossero “sospesi” come il titolo del mio ultimo romanzo rimarca con velata emozione.
Potremmo definire Gennarino un alter ego di Mario, soffermandoci quindi su tutte quelle scelte e su quegli eventi che poi ricadono sulle vite di entrambi i personaggi, portando queste barche diverse approdate alla stessa riva…
Mario e Gennarino hanno dei tratti distintivi che in parte si uniscono. I due personaggi sembrano condividere vite parallele e sospese, tra incontri sbagliati, scelte coraggiose, delusioni e conquiste. Mario è lo scrittore che durante il lavoro di composizione del romanzo trasferisce al lettore la passione dell’arte dello scrivere e insegue il sogno di farsi strada nel difficile campo della letteratura. Gennarino è altresì impegnato durante il corso della sua vita ad affidare le sue emozioni, i suoi sentimenti e le sue riflessioni nella scrittura dei quaderni. Mario e Gennarino sono legati, anche se vissuti in epoche diverse, da questo mediatore, questo filo invisibile costituito dall’amore della scrittura.
Prima di salutarci merita sicuramente un cenno l’impronta narrativa del romanzo, a cui però si inseriscono attimi di profonda riflessione che annoverano lo scritto come un vero e proprio romanzo di formazione… come spieghi tale incedere nella scrittura…?
Era mia intenzione scrivere un romanzo di formazione che descrivesse la vita travagliata, a volte violenta, a volte esaltante, piena di nostalgie e tenerezze, di un uomo nelle sue differenti fasi della sua esistenza, dall’età infantile a quella di adolescente, da uomo adulto fino alla vecchiaia. Un’opera di narrativa che racconta di come le circostanze possono cambiare il corso degli eventi e il destino delle persone. Il mistero, la perseveranza, il desiderio di riscatto, l’ineluttabile destino riempiono il romanzo di un ottimismo indistruttibile, e anche quando tutto sembra perduto interviene il “tempo” che, come per magia, rimette ogni cosa sui binari giusti.
Sonia Bellin