Siamo in una grave situazione socio – economica che il Governo della presidente Giorgia Meloni, nonostante tutte le promesse in campagna elettorale poco più d’un anno fa, non ha affatto risolto e questi dati sono confermati dallo scontro con Renzi in Senato sulla manovra di Bilancio, che il Commissario della CEE onorevole Gentiloni ha approvato con riserva e per cui non si prevede una vera crescita che manca da parecchio tempo, ma soprattutto le manifestazioni con i cortei di protesta della CGIL e UIL divisi in tre fasce secondo la cartina geografica del nostro “stivale”. Molti perdono il posto di lavoro per la dislocazione delle grandi fabbriche private nei Paesi sottosviluppati dove la manodopera costa meno, non vengono fatti pagare gli extraprofitti a loro, alle Banche come il ministro Giorgetti aveva pensato in un primo momento e nemmeno alle Assicurazioni, licenziati non si riesce a rientrare nel sistema con una nuova occupazione, l’evasione fiscale è sempre larga per cui i servizi non sono garantiti con la massima efficienza a partire dalle liste d’attesa per cui tanti devono rinunciare a curarsi non avendo i soldi sufficienti per la sanità privata e fare la spesa, con gli aumenti che tutti hanno riscontrato pure nei “discount” e magazzini generali per la pandemia e gli allagamenti, le piogge abbondanti, che hanno ridotto la produzione dopo la canicola estiva con la relativa aridità dei terreni. Perciò non ci sono neppure i soldi per favorire la natalità con provvedimenti di aiuti sociali per i genitori e l’affidamento dei figli agli asili nido, alle scuole primarie e la tutela economica delle mamme in maternità, che sono costrette a lasciare il lavoro in codesta condizione per una firma imposta all’assunzione, come invece accade in Francia e Germania. Parecchi sono indotti ad andare al mercato sulla tarda mattinata per accontentarsi della merce di seconda qualità, altri sono separati e senza più risorse e condivisione domestica si riducono a vivere da clochard e barboni sotto i ponti ed i portici della metropolitana, altri vanno alla Caritas che ha osservato moltiplicarsi gli indigenti, per finire con coloro che traumatizzati od obbligati a stare sulla carrozzella non possono usare gli ascensori delle metro. Di fronte a tutto ciò aumentano la cesoia della discrepanza sociale e l’indifferenza delle classi più ricche, abbienti, facoltose e fortunate nei confronti degli emarginati, disperati e solitari, che cadono nello stress psichico e depressione senza che il Gabinetto esecutivo della Meloni si studi di risolvere i casi più gravi e si ponga il problema d’una maggiore equità e giustizia sociale da cui discende la Pace e la concordia della nostra comunità nazionale, che sola può garantire lo sviluppo ed il progresso con l’impegno partecipato e responsabilizzato di tutti. Questa è stata anche l’essenza dell’allocuzione del Papa in occasione della settima giornata dei poveri di domenica scorsa e la risultanza dei sondaggi dell’ISTAT sul “Welfare” del nostro Paese, da cui è emerso che 4 milioni di cittadini sono in preda alla miseria tra la trascuratezza di tutti, a parte qualche eccezionale benefattore. Proprio in siffatta ottica nel 2019 la “Premiere” albionica conservatrice Teresa May creò il Ministero della Solitudine per i casi più eclatanti ed a codesta lungimirante in iniziativa s’è ispirata la Compagnia “Casadargilla” che ha spinto i suoi attori a riflettere su alcune delle singole situazioni di ramenghi “borderline” con la fotografia linguistica dello stato del loro vissuto. La fusione poi delle particolari storie è stata drammatizzata da Fabrizio Sinisi con la regia affidata a Lisa Ferlazzo Natoli ed Alessandro Ferroni che hanno coordinato la loro performance dall’ingresso con un procedere avanti ed indietro sul palcoscenico senza guardarsi e parlarsi, per essere significativa espressione dell’isolamento che più o meno attraversano e di cui occorrerebbe che altri si curassero con cristiana pietà o laico altruismo. I consigli dei registi consentono di far risaltare al massimo il loro precario e travagliato esistere con scarsi contatti pure tra loro, a parte il Karaoke del finale tra Teresa e Primo, con tuttavia nessuna speranza nel cambiamento delle loro sorti. Teresa è una docente in aspettativa che desidera comporre un interessante romanzo con un atteggiamento romantico decadente da “Madame Bovary” di Flaubert. Il lessico è enfatico, retorico e talvolta eccessivo, violento, ma non si comprendono i motivi della sua permanenza in congedo e della trama concettuale che è contenuta nel suo volume, malgrado la coriacea determinazione grintosa con cui Caterina Carpio sostiene la sua figura. Diversa dalla madre è la figlia Alma impersonata da Giulia Mazzarino che è una timida sognatrice abituata a lunghi sonni per paura di uscire di casa ed affrontare il mondo esterno: teme la materia, il contingente fisico, che scoppia improvvisamente per gli attentati del terrorismo, o viene fisicamente trasformato per un migliore sfruttamento. Il suo udito è comunque notevole ed avverte il morire di un’ape , stando l’ apicoltore F in tuta gialla protettiva fuori della sua stanza e si registra in tal modo una discreta sinestesia a distendere la sua agorafobia. C’è poi Primo l’uomo dei computer e della tecnologia che vive in funzione dei suoi apparecchi virtuali su cui in 8 secondi deve rimuovere o cancellare “delight” ciò che non va e le scritte offensive, non sopportabili, per la dignità degli utenti dei “network” e quindi è un “cleaner o pulitore e moderatore” del modo d’esprimersi degli altri, alla guisa delle fazioni violente ed antidemocratiche sui “social” a proposito di Filippo Turetta che rientrerà volontariamente domani in Italia o censorie inaccettabili verso la buon’anima della povera Giulia la cui casa è stata circondata da mirabili fiori. Nei panni di Primo si destreggia Emiliano Masala che ha quale unica consolazione una “Real Doll” un manichino femmineo su una carrozzella ai cui piedi s’accuccia parlandole surrealmente e sognando una felicità che non può raggiungere, al pari di quelli che fanno l’amore con una bambola “sexy simbol”. Non può mancare la tipica rappresentante dell’impiegato indefesso e sollecito del Ministero che c’è proposta dalla Simone incarnata con integerrima applicazione al suo tavolino da Tania Garribba, che riceve le richieste di soccorso, le esamina ed accoglie o respinge insieme alla valutazione delle lamentele sottopostole, chiama i singoli bisognosi d’aiuto e fa i calcoli dei casi capitati con alterna risoluzione, protocollati e catalogati con una perfetta organizzazione simile a quella che notammo qualche anno fa nella pellicola cinematografica “Le Vite degli altri” sulle schedature della Stasi nella DDR e rinvenute nei grandi archivi della polizia segreta. Questa impeccabile funzionaria è rivestita con efficace solerzia da Tania Garribba, mentre il personaggio di cui non si conosce il nome indicato soltanto da una F è reso da Francesco Villano che simula di stare in precarie condizioni economiche ed avere pertanto necessità d’un sussidio statale per realizzare un alveare con la produzione del remunerativo miele, come quelli che ritirandosi da un universo urbano si dedicano alla vita rustica in campagna. Ferroni crea il multiforme spazio scenico degli uffici, l’ abitazione di Alma con una vetrata, con lattine di birra e coca cola, che talora si apre, insieme ai paesaggi sonori , con la produzione dell’Emilia Romagna Teatro , del Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con la Casadargilla. Lo spettacolo sarà in programmazione allo Stabile di Roma ovvero l’Argentina, che ha un nuovo Consiglio d’Amministrazione, fino al 3 dicembre.
Giancarlo Lungarini