Lavora con l’acciaio, materia solo in apparenza fredda, e da lì trae opere d’arte che raccontano, che emozionano, che divengono simbolo di amore e di riscatto. Jessica Filippi è di Sarzana, mamma e scultrice, un animo creativo e un’innata inclinazione verso la manualità. Oggi i suoi riconoscimenti l’hanno portata ad essere artista di rilievo nel panorama nazionale e lei crea capolavori, capaci di stimolare una riflessione in chi li osserva.
Come nasce il tuo percorso artistico?
Diciamo che nasce… quasi per caso! Facendo un tuffo nel passato, mi rendo conto che la creatività è sempre stata la mia migliore amica. Credo che sia partito tutto da bambina quando mio padre, che era un falegname, per tenermi impegnata mi lasciava giocare con la sua cassetta degli attrezzi. Ho appreso là manualità che, unita a un forte istinto creativo, mi ha portato quasi senza volerlo ad intraprendere la mia carriera.
Ma non c’è stata solo l’arte nel tuo percorso professionale…
Ho fatto diversi lavori nella mia vita, anche molto umili. Ho iniziato molto presto a lavorare, ma non ero mai completamente soddisfatta di quello che stavo facendo. Volevo di più, soprattutto volevo essere felice. Il destino mi ha avvicinato al mondo dell’interior design e della nautica ed è stato proprio in quel momento che la mia vita è cambiata. Ho “conosciuto” l’acciaio ed è stato amore a prima vista. L’istinto ha fatto tutto. Ho iniziato a disegnare le mie prime opere senza nemmeno sapere cosa stessi facendo o perché, ma sentivo di voler trasmettere qualcosa di mio, attraverso quello che potevo creare con un materiale così apparentemente freddo.
Finché poi, quella è diventata la tua vita.
Ho deciso di buttarmi, di provare a percorrere quella strada… e ad oggi sono un’artista e la scultura è il mio lavoro e la mia vita. Sono sempre stata molto testarda e determinata. Non sono partita avendo grandi possibilità economiche o particolari fortune. Sono nata e cresciuta dentro un campeggio, e credo che questo mi abbia dato il giusto spirito per non arrendermi mai. Entrare nel mondo dell’arte non è stato semplice perché non avevo ancora chiara la visione di quello che sarebbe stato il mio percorso, ma sentivo fortemente che quella era la strada giusta. Così, nel giro di pochi anni ho fatto della mia “vocazione” la mia vita.
Ed i riconoscimenti non sono tardati ad arrivare…
Il momento più difficile della mia carriera è stato proprio il riconoscermi come artista e raggiungere la consapevolezza di poter esserlo. I riconoscimenti che ho conseguito hanno contribuito ad alimentare questa consapevolezza portando le mie opere ad essere apprezzate dal pubblico italiano. Fra questi, cito le pubblicazioni sul Catalogo Mondadori, sia nel 2023 che nel 2022, il premio Città di Barcellona nel 2022, il premio Giuliano Nozzoli, il Premio Pasolini nel 2022. Nell’ultimo anno, oltre ad aver concluso il mio primo progetto su un’opera monumentale ed aver avuto richieste di collaborazione con alcune tra le principali gallerie d’arte in Italia, ho ricevuto un effettivo riscontro che ha fortemente ampliato la richiesta delle mie opere e apprezzamenti da esperti del settore che evidenziano la mia evoluzione artistica.
Cos’è, oggi, per te la scultura?
L’unica cosa che penso mi abbia tolto “l’arte” è l’abitudine alla certezza. Nel mio lavoro nulla è mai certo. Non sai mai quale idea può arrivare, se ne arriverà una, cosa potrà piacere e piacere o no, se un’opera verrà bene o non sarà come ti aspettavi o se sarà apprezzata e capita. Ma la scultura mi ha dato e mi sta dando la libertà: mentre lavoro mi sento totalmente libera, come se ciò che si trova dentro di me potesse uscire e correre senza limiti. Poter esprimere e raccontare le proprie emozioni in qualcosa che ti viene naturale è vera libertà. Credo che la scultura sia un mezzo d’espressione magico, attraverso cui si può dare forma fisica a una emozione, un concetto. E questo credo sia davvero meraviglioso.
Tu e la materia: qual è il rapporto simbiotico che vi unisce?
Rispondo con una frase: “Dalla durezza dell’acciaio alla delicatezza di un tocco femminile”. È questa la filosofia delle mie opere, che si trasformano in un inno alla dualità: da un lato, la solidità dell’acciaio incarna la forza e la resistenza, dall’altro la delicatezza di un tocco femminile aggiunge un elemento di raffinatezza e sensibilità.
La scultura, nel tuo caso, viaggia ancora associata col termine artigianalità.
Realizzo le mie opere nel mio laboratorio a Fidenza ma le mie sculture sono presenti in molte gallerie ed importanti showroom in Italia. I miei clienti possono essere sia collezionisti che persone meno vicine a questo mondo ma capaci di cogliere l’emozionalità delle mie opere. Le mie sculture sono simbolo di forza e passione quindi sicuramente da buona romantica, i miei clienti preferiti sono coloro che scelgono di regalare o regalarsi un’opera simbolo per la propria storia d’amore o la propria personale rivincita.
Il tuo lato artistico lo metti in evidenza anche sui social.
Proprio così! Sono attiva soprattutto su Instagram, strumento che utilizzo per presentare e trasmettere la mia arte. Pubblico spesso video in cui lavoro alle mie creazioni per mostrare ciò che si cela dietro ogni opera. Mi piace poter raccontare le emozioni e la passione che si nascondono dentro le mie sculture. Non mi reputo una influencer, ma apprezzo molto i riscontri che ricevo dai miei follower e percepisco che quello che voglio trasmettere riesce ad arrivare proprio tramite le mie stories o i miei post.
Che messaggio di te, e del tuo lato artistico, vuoi veicolare tramite social?
Quello che cerco di far arrivare è il Cuore, inteso come la passione che dà vita al mio lavoro. Amo davvero quello che faccio ed è bello sapere che la propria visione e personalità vengano recepite come un valore aggiunto alle opere stesse. Il rapporto con i follower è sempre positivo e stimolante. Attraverso il confronto diretto con loro recepisco l’immediata percezione dell’emozionalità che creo.
Luca Fina