Teatro Grassi, dal 12 al 17 dicembre 2023
“…I got too many friends/Too many people that I’ll never meet/And I’ll never be there for/I’ll never be there for/’Cause I’ll never be there/I’ll never be there”. Placebo
Lo spettacolo “Il Ministero della solitudine” di cui firmano l’interessante regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, è uno spaccato nevrotico del mondo che ci siamo creati con le nostre stesse mani, e i personaggi che lo subiscono, Alma, F., Simone, Primo e Teresa, non interagiscono quasi mai o molto poco tra di loro, sembrano vivere prigionieri di una assordante discoteca dove ognuno balla da solo, gesticolando e muovendosi come automi, o peggio, scimmie ammaestrate. La paura dell’altro, vivo, reale, in carne e ossa, è palpabile, la distanza viene mantenuta come difesa, mancanza di parole da dire, incapacità di dialogare. Eppure, un residuo di coscienza alberga dentro di loro, come se, guardandosi allo specchio e non riuscendo a vedere il proprio riflesso, spaventati, decidono di chiedere aiuto. A chi? Al Ministero della solitudine.
Simone è l’impiegata cui è affidato il compito di catalogare le Solitudini: ostentate, striscianti, tristi, cupio dissolvi, fissazioni ossessive; accogliere le domande dei richiedenti, studiare le loro psicologie, scoprendo infinite nevrosi, al limite della psicopatia.
Primo, il cleaner che vive con una doll come fosse una vera donna, ma ignorandone l’aspetto sessuale, F., il divorziato che si occupa di api chiamandole le “mie bambine”, ossessionato dal problema dell’estinzione, Alma, la ragazza che perde i sogni e non esce mai di casa, Teresa, la scrittrice di “Isabel, storia di una donna antifragile” che si sente sempre una diva al centro dell’attenzione peccato che il pubblico non ce l’abbia, e tanto meno l’attenzione.
Le loro nevrosi viaggiano su strade parallele che a un certo punto, però, sono destinate a incontrarsi: in un karaoke di un non indentificato luogo, di un non identificato tempo, come se la musica avesse il potere di azzerare la solitudine almeno per la durata di una canzone, per poi ripiombare dentro un mondo virtuale fatto di computer, ossessioni, sogni mai realizzati, amori non consumati.
Ognuno monologa la propria esistenza come se ci fosse qualcuno lì ad ascoltarlo, come se in fondo interessasse a qualcuno quello che veramente provano. E in fondo non importa nemmeno al Ministero della Solitudine quale sia la causa della loro solitudine e cosa si possa fare per salvarli dalle loro nevrosi. Ma d’altra parte, importa poi veramente al Ministero della Salute come viviamo il nostro stato fisico o al Ministero della Giustizia se pretendiamo giustizia ai torti subiti? Ognuno sta solo…
“Il Ministero della Solitudine” è uno spettacolo ben fatto e ben interpretato, che ci lascia senza troppa speranza, né risposte ai nostri dubbi, né soluzioni. Ma sicuramente non è il compito dell’Arte risolvere problemi, mica è il Ministero della Solitudine!!! ma è quello di aprire gli occhi della gente, di sollevare questioni, di renderci coscienti.
E se l’andare a teatro fosse esso stesso un rimedio alla solitudine?
Daria D. Morelli Calasso
uno spettacolo di Lacasadargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
parole di e con
Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano
drammaturgia del testo Fabrizio Sinisi
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
drammaturgia del movimento Marta Ciappina
cura dei contenuti Maddalena Parise
spazio scenico e paesaggi sonori Alessandro Ferroni
luci Luigi Biondi
costumi Anna Missaglia
aiuto regia Caterina Dazzi / Alice Palazzi
assistente al disegno luci Omar Scala
assistente volontaria alla regia Laura Marcucci
produzione Emilia Romagna Teatro ERT /
Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato
Foto Claudia Pajewski