La galleria Triphè, venerdì 15 marzo, inaugura ” Dolci Assenze”; la mostra personale della giovane artista Giada Rotundo.
Una pittura spiazzante per la sua essenzialità, priva di sovrastrutture.
Un lavoro artistico minimale che punta diretto allo sguardo e alla mente dell’osservatore, proponendosi, così, in tutta la sua essenza.
Una pittura che tende a liberarsi della parte emotiva, espressione di un’artista che, se pur così giovane, sembra voler aspirare ad una pace e ad un equilibrio interiore.
Una raffinata eleganza che spazia da richiami alla Pop Art, fino a sfiorare atmosfere che sembrano voler richiamare un Regionalismo Americano piuttosto che l’espressionismo astratto.
Sono tutte aspirazioni artistiche che riportano necessariamente al grande Alex katz cui la Rotundo guarda con smisurato rispetto.
L’ operare di questa giovane artista aspira ad una sorta di “magia” tale, per cui il contenuto dei suoi lavori, non arriva mai ad essere sovrastato dalla pittura. Siamo in presenza di elaborati artistici che, nella loro semplicità segnica, si fanno austeri, quasi sospesi ed eterei, in una sorta di stimolante eclissi. La mostra di Giada Rotundo propone una serie di opere che vanno dalla figurazione fino all’astrazione.
Il pubblico potrà osservare le tre versioni in nero, giallo e blu di Chaterine’s wheel, e la serie in bianco con luminescenze dorate di Nastro D’oro, Filicanto,Green on green e Dim Light.
In questa ultima serie, l’attenzione dell’artista si concentra di più sul rapporto con l’infinito, ovvero con tutto quello che va oltre il cielo, oltre la linea del mare visibile agli occhi nonché con tutto quello che rimane intangibile all’uomo e per questo desiderabile.
Ci sono rimandi, rispettosi ed eleganti, all’artista Americana Vija Celmins, nota artista visiva lettone americana, famosa per la raffigurazione di ambienti naturali quali l’oceano e campi stellari tutto su tele dai colori grigi e intrise di profondi silenzi ovattati.
Nei lavori di Giada Rotundo il silenzio è sempre una componente costante.
Potremmo definire le sue opere vere e proprie stanze rarefatte, quasi in assenza di ossigeno, spazi completamente in sospensione. Troviamo tutto questo nella figurazione fino alla sua estremizzazione nelle opere astratte.
Segnalo un’opera, presente in mostra, di piccole dimensioni, dal titolo Sunny.
Quest’opera ricorda, il Disco di Nebra, lastra in metallo con applicazioni in oro risalente all’età del bronzo che rappresenta fenomeni astronomici e simboli religiosi.
Viene considerata la più antica rappresentazione del cielo ed è uno dei più importanti ritrovamenti archeologici del XX secolo. Attualmente si trova ad Halle, in Sassonia – Anhalt.
Consiglio, nel visitare la mostra della Rotundo, di non arrivare subito ad una riflessione immediata emotiva ed istintiva, perché il suo operato artistico è molto ricco di riferimenti artistici e storici. Una società dove colpisce solo quello che spesso tocca le emozioni viscerali, fa perdere il controllo sull’essenziale.
La sinteticità del linguaggio, spesso, come in tante cose, può essere molto più insidiosa di prolisse descrizioni.
A voi tutti quindi, la galleria Triphè, presenta, con l’entusiasmo sempre avuto per la giovane arte, “Dolci Assenze” di Giada Rotundo.