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“The enraged generation” è l’ultimo singolo di Holygold!

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Si intitola così il nuovo singolo rilasciato da Holygold, ovvero il progetto solista di Marco Massari, cantautore, chitarrista, nonché autore di tutti i suoi brani attivo dal 2011, dopo numerose esperienze in svariate band. Dal passato Marco ha ereditato una predilezione per il classic rock, che ha poi confluito nella sua passione per l’hard rock e per le diverse forme delle realtà musicali che l’hanno plasmato. La musica di Holygold può essere identificata come un mix di Springsteen, Black Sabbath, The Cure, Nirvana e Metallica, sempre con un occhio di riguardo alla melodia e alla profondità dei testi. Non a caso, anche queste band da cui i suoi brani prendono ispirazione, non sono mai esenti da un cura del testo- spesso anche particolarmente emotivo- e dove esso è talvolta al servizio della musica.
Ci sono canzoni, in particolare nel caso di Springsteen, ma anche negli stessi Black Sabbath, dove le parole diventano le vere protagoniste del brano e uno come Ozzy Osbourne, ha spesso scritto e composto pezzi con la necessità anche di esternare emozioni e in cui la musica fosse anch’essa, un’interprete di tali sensazioni vissute ed esteriorizzate. E’ questo quello che accade nel progetto di Holygold che da tale scuola ha imparato come il testo non sia meramente un contenuto riempitivo per la musica- come spesso viene categorizzata la musica rock- al contrario, il suo ideale prevede un’attenta cura per ciò che viene detto, per il messaggio da comunicare all’ascoltatore che il più delle volte nasce da un’esigenza comunicativa dell’artista stesso, il quale non può esimersi dall’esprimere ciò che sente dentro il suo animo sensibile, “artistico” appunto, e quindi capace di scorgere nettamente più in là di chi si ferma soltanto in superfice.
E’ implicito nel modo di scrivere di Holygold, questa modalità tutt’altro che autoreferenziale, la quale permette uno scambio continuo tra autore e ascoltatore, lasciando che le emozioni scorrano e che la musica sia il canale giusto per far arrivare tutto questo. Ma oltre alla musica, c’è anche la voce a fare la differenza, un timbro graffiante che ricorda a tratti quello del boss, quel senso grezzo di pura naturalezza che imprime spontaneità al racconto e dove risalta una chitarra sempre puntata in alto, perfettamente distinguibile e il cui sound cattura con la sua estrosità.
Arrivato a collaborare con l’etichetta del produttore della Pms Studio Raffaele Montanari, Holygold pubblica gli album “Wounded Memories”, “The Great Divide” e “The Color White”, oltre ad alcuni singoli fra cui spicca “Beyond” con la straordinaria partecipazione del noto cantante americano Zak Stevens (Savatage, Trans Siberian Orchestra), ed ora, alcune settimane fa, l’ultimo singolo singolo “The Enraged Generation”, dove la chitarra che risalta fin dalle prime note del brano, elargisce un testo di grande attualità, trattando un argomento tanto delicato quanto urgente, ovvero la disgregazione sociale intesa sia in senso reale (violenza, delinquenza, depressione, suicidio), che virtuale (social network, haters, cyberbullismo, bodyshaming ecc.). Tale visione dualistica di una società intrisa di contrasti e ipocrisie, mette in evidenza lo stato d’animo di chi, come l’artista stesso, risente del senso di inappartenenza e inadeguatezza, emozioni che in questo caso si esprimono in rabbia; ecco allora una generazione che il titolo definisce come “arrabbiata” e che sembra non avere altra soluzione se non quella di accatastare (metaforicamente parlando) legna, e alimentare un fuoco che divampa, come dimostra l’immagine stessa della cover del singolo. Un fuoco che arde ma non inutilmente, dal momento che, il pezzo non si esaurisce soltanto in questo sfogo “primordiale” , andando oltre la corazza dura di un brano hard rock con influssi che in certi momenti vertono verso il metal…ad un tratto la mente si riappropria anche di emozioni più tacite e meno istintive… ad un tratto arriva la luce che non è solo quella fiamma che divampa, ma una luce soffusa di speranza che, nella parte più distesa del brano sfocia nel bisogno di redenzione e nell’immagine della Terra Promessa.
Sonia Bellin

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