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Galà Fracci, l’omaggio all’étoile del suo teatro alla Scala

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Una parata di stelle per una sola sera al Teatro alla Scala, per rendere omaggio a Carla Fracci, a quasi tre anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 27 maggio 2021. Il Direttore del Corpo di Ballo, Manuel Legris, ha proposto dodici coreografie per ricordare la grande étoile milanese.

Si inizia con un classico dei classici, il passo a due del Secondo Atto de Il Lago dei Cigni, coreografia di Rudolf Nureyev su musica di Ciaikovskij: Maria Celeste Losa è una Odette convincente, così come il suo Siegfried Timofej Andrijashenko; il Corpo di Ballo, al solito, mostra delle imprecisioni ed a volte manca di insieme. Segue il passo a due contemporaneo Árbakkinn, coreografia di Simone Valastro su musica di Ólafur Arnalds: ultimamente di casa alla Scala, come per i suoi lavori già visti in precedenza, niente di che, tutto abbastanza scontato. Il titolo significa Argine in islandese, ma non è chiaro il collegamento alla struttura coreografica che vede protagonisti Antonella Albano e Massimo Garon, vestiti in modo comune, in mezze punte, dove i colori scuri si confondono con pavimento e fondale. Il pezzo viene salvato dalla bravura della Albano, come sempre splendida in questo tipo di stile.

Vittoria Valerio e Claudio Coviello danno vita al passo a due dal Secondo Atto de La Sylphide, coreografia di August Bournonville su musica di Løvenskjold: pezzo storico datato 1832, tragedia romantica ambientata nelle Highlands scozzesi dove il giovane James si innamora di uno spirito dei boschi, una Silfide appunto, alla vigilia delle nozze con la fidanzata Effie.Si sa, gli spiriti femminili andavano molto di moda in epoca romantica. La rodata coppia V&C porta a casa il risultato, come sempre, con delicatezza e precisione tecnica, forse il pezzo della serata più Fracci, visto il ruolo molto amato dalla celebrata étoile.

Un altro pezzo di contemporaneo, su musica di Philip Glass, vede Linda Giubelli, Navrin Turnbull e Domenico Di Cristo coreografati da un altro danzatore della compagnia, Andrea Crescenzi: si tratta di Luce. La prima cosa che colpisce è che, nonostante il titolo, i tre siano vestiti di nero e spesso in penombra; insomma, di luce c’è ben poco. La coreografia è scontata, banale, a volte addirittura copiata, come l’inconfondibile presa a testa in giù chiaramente ripresa da Madina di Mauro Bigonzetti, ma non solo; un pout-pourri di cose di altri. Gli accademici neri dietro e in pizzo nero davanti, con l’elastico sotto i piedi come si usava negli anni Ottanta, sono abbinati a calze beige che rendono il tutto difficilmente apprezzabile. I tre interpreti sono bravi e precisi, ma sicuramente meriterebbero di danzare qualcosa di meglio. Per fortuna subito dopo mettono piede in palcoscenico le prime due superstars: Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov dal Royal Ballet ci portano una delle coreografie più impegnative del repertorio classico, il Grand Pas de Deux dal Terzo Atto de La Bella Addormentata, coreografia originale di Marius Petipa su musica di Ciaikovskij. Un Muntagirov altissimo ma agile come un ghepardo guida impeccabilmente la sua partner fra prese e lifts: praticamente perfetti, lei anche molto interpretativa, lui meno, ma tecnicamente inattaccabili.

Segue un debutto molto atteso: Nicoletta Manni è La Luna di Maurice Béjart, ripresa per lei da Luciana Savignano per cui fu creata nel 1976, su musica di Bach. Un pezzo di straordinaria bellezza e difficoltà, un assolo femminile in un semplicissimo accademico bianco che, senza dubbio non è per la Manni, che è una classica pura. Tecnicamente non commette errori, ma per fare Béjart bisogna esserne capaci; dopo aver visto la stessa Savignano e poi Sylvie Guillem, si può solo dire che non ci siamo, perché non è La Mors Du Cygne, è Béjart. La stessa Savignano appare sul palco alla fine, inondata di applausi. Due primi ballerini del teatro scaligero, Martina Arduino e Marco Agostino, affrontano con il Corpo di Ballo il Divertissement da Paquita nell’originale di Marius Petipa su musica di Minkus: il risultato viene portato a casa grazie anche alla delicatezza e grazia innate della protagonista.

La seconda parte del Galà si apre con Donizetti Pas De Deux, coreografia del Direttore Manuel Legris su musica, ovviamente, di Donizetti. Creato nel 2007 per Dorothée Gilbert e Mathieu Ganio dell’Opéra di Parigi, viene qui ripreso per Alice Mariani e Nicola Del Freo. Pezzo molto tecnico e nel classico stile dei pas de deux ottocenteschi con passo a due iniziale, variazione maschile, variazione femminile e coda finale insieme, è un trionfo del classico con molti passaggi davvero tecnicamente complessi.

Segue il Quadro III del Primo Atto de Il Pipistrello, il delizioso balletto di Roland Petit del 1979 su musica di Strauss figlio, qui ripreso da uno dei suoi storici interpreti, Luigi Bonino, già nel ruolo di Ulrich, affidato stavolta a Christian Fagetti. Bella è invece Virna Toppi, ancora fisicamente non in formissima, ma molto interpretativa e simpatica nel ruolo che fu di Zizi Jeanmaire prima ed Alessandra Ferri poi.

Diamonds, i Diamanti, l’ultima parte del trittico Jewels di George Balanchine su musica di Ciaikovskij è danzata da una coppia solista, un gruppo di solisti e da un ampio corpo di ballo. Qui vediamo solo il passo a due con altre due stelle invitate dall’Het Nationale Ballet: Olga Smirnova è bellissima e perfetta, sia tecnicamente che stilisticamente, e lo stile Balanchine, ossia pura tecnica senza narrativa, è proprio il suo. Jacopo Tissi è un nostrano principe delle fiabe, perfetto tecnicamente, bello, bravo e leggerissimo, nonostante la sua elevata statura. Per il pubblico femminile finalmente arriva lui, il Roberto nazionale: Bolle danza nuovamente In Your Black Eyes, un assolo di Patrick De Bana sulla musica meravigliosa di Ezio Bosso. Gli stessi passi ripetuti all’infinito per una serie di minuti interminabili: alla fine l’avevamo imparata anche noi; peccato, la possibilità di creare per una stella del calibro di Bolle dovrebbe scatenare l’inferno in un coreografo, invece qui vediamo solo ripetitività, se poi aggiungiamo che ad un certo punto è sparita la musica…

Chiude la serata parte del Terzo Atto di un grande classico, Coppélia, con la coreografia completamente nuova a firma Alexei Ratmansky ,che ha debuttato alla Scala qualche mese fa, su musica di Delibes. Nicoletta Manni nel ruolo di Swanilda e Timofej Andrijashenko in quello di Franz sono entrambi tecnicamente bravi, poi in quello che sanno fare meglio, ossia il repertorio classico, e sono supportati dal Corpo di Ballo diviso in tre gruppi: le sei amiche di Swanilda con i quattro amici di Franz, i ballerini di carattere e le Ore.

Nel complesso una bella e varia serata, con la presenza delle étoiles ospiti a rendere unico l’omaggio di un teatro a colei che ne ha calcato le scene per intere generazioni. Grazie Carla!

Chiara Pedretti

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