É uscito venerdì 22 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali, per Record Y il primo disco degli Sneer dal titolo “young_again“. Mescolando elementi di rock, funk, jazz, hip-hop e con un’attitudine lo-fi, il disco propone una variegata soluzione di numerose corte composizioni, prodotte ad hoc con una dose massiccia di post-produzione e strumenti alterchi dal loro normale utilizzo. Oltre a sax baritono, soprano e tenore, chitarra baritona, classica ed elettrica e batteria elettronica e acustica, il full-length si presenta distorto e compresso in un pacchetto di meno di 40 minuti. Un viaggio da sorseggiare sia a piccole dosi che tutto dʼun fiato.
Un disco vibrante. Suonare live è una delle loro priorità, e Brescia non è troppo da considerarsi una realtà periferica rispetto a Milano. Li abbiamo intervistati.
Abbiamo come la sensazione che la musica strumentale in Italia sia più difficile da collocare, anche in contesti come festival e simili. Avete anche voi la stessa sensazione a riguardo?
In questo periodo sembra esserci un momento d’oro per la musica strumentale, una vera e propria rinascita che all’estero è ben presente nei festival, l’Italia è leggermente indietro ma sta recuperando. Noi abbiamo suonato in diversi festival rock come in rassegne jazz e la risposta è stata molto buona in entrambe le tipologie di eventi. Forse la difficoltà che ci riguarda, sta nel bisogno di etichettarci in un solo genere musicale.
Brescia è una realtà periferica, rispetto a Milano, oppure sentite di avere una scena musicale formata anche dalle vostre parti?
Brescia è una città sicuramente piccola, come anche Bergamo, ma direi che i musicisti bravi non mancano. La città è culturalmente viva, ma mancano più occasioni dove proporre i propri progetti. C’è una forte scena jazz e di jazz d’avanguardia, vagamente mischiata alla classica contemporanea e alle arti performative, ma anche in ambito rock e pop non si scherza. Poi non bisogna dimenticare che il mondo virtuale va ad azzerare alcune questioni legate alla singola città, inoltre Milano è a un’ora di strada e non mancano concerti e collaborazioni in altre città.
E prima degli Sneer, in che altri contesti o formazioni eravate coinvolti? Pensate che ci siano stati altri momenti più fortunati per il mercato musicale?
Diciamo che ognuno di noi ha all’attivo diverse incisioni discografiche e continua a coltivare altri progetti parallelamente al gruppo, ad esempio: Francesco con il duo di pop sperimentale “Nùes” e “Post Jazz Chamber Music” il suo quartetto cameristico, Michele col progetto “Nessun Dharma”, mentre Massimiliano con “Dimidiam” e le sue molteplici collaborazioni in ambito jazz.
Intendi periodi in cui i dischi si vendevano? Eh, ne abbiamo visto il lento declino. I musicisti della vecchia generazione inoltre raccontano di locali pieni e di una curiosità viscerale verso la musica dal vivo per scoprire nuove band che oggi, forse proprio per il “mondo virtuale”, viene a mancare. Altre questioni del mercato come i compensi derivati dallo streaming e i diritti dei musicisti vanno assolutamente riviste, al più presto. Per non parlare di intelligenza artificiale, sarà un bel casino.
Quali differenze ci sono tra il disco e come suonate live? Cercate di suonare il più possibile simili al vostro album?
Alcune differenze ci sono, in quanto il disco ha una dose massiccia di post-produzione, ma nei concerti offriamo un buon distillato del tutto grazie all’uso dell’elettronica dal vivo. Manteniamo un discreto grado di “interplay”, lasciando alcune strutture aperte all’improvvisazione, per non annoiare e non annoiarci, cercando di creare un live leggermente diverso ogni volta. I brani del disco non perdono comunque la loro identità, ciò che li caratterizza rimane bene a fuoco.
“Young again” è un disco che può essere accessibile a tutti?
Secondo noi sì, se si ha una mente libera e curiosa. Può interessare l’appassionato di musica e il musicista, ma anche una persona a digiuno di musica strumentale. Molti dei nostri brani hanno temi brevi e immediati su una pulsazione e un groove costante, assistiamo a molta gente che balla durante i nostri concerti e a complimenti che arrivano da metallari come da jazzisti. Un buon segno, no?
Morgana Grancia