Non molto tempo parlavamo proprio sul nostro giornale del suo libro “Geometrie degli abissi”. Oggi parliamo ancora della scrittrice Giovanna Giunti e lo facciamo purtroppo non per un evento letterario, ma per un accadimento spiacevole. Ascoltiamo direttamente le parole di Giovanna.
“Il 13 giugno, alle 4 di pomeriggio, di fronte al Battistero del Duomo di Firenze ho subito una aggressione. Incredibile il fatto che di fronte a un mare di persone una persona abbia avuto il coraggio di darmi uno schiaffo fino a farmi cadere a terra. Poi le sue parole: “Te lo avevo detto che ti avrei picchiata la prossima volta!”
In pieno stato confusionale mi sono chiesta a cosa si riferisse. Mi sono alzata in piedi e per fortuna non ho riportato danni fisici evidenti. All’improvviso mi sono ricordata che quel tipo mi aveva minacciato già due volte, dal nulla.
Mi sono spaventata. Mi hanno soccorso alcuni passanti e la polizia municipale che mi ha consigliato di sporgere denuncia.
Quando ho smesso di tremare sono andata alla polizia a denunciare il fatto dopo poche ore ed è qui che il mio turbamento è aumentato.
Mi hanno detto che non era utile farla senza un referto del pronto soccorso (cioè se non mi spaccano la faccia non posso denunciare uno che mi stende a terra senza ragioni?).
Questo mi ha fatto sentire insicura ed in pericolo per la superficialità di trattamento di certi eventi.
Devo dire che invece il giorno seguente mi sono recata ad un comando dei Carabinieri che mi ha ascoltato e accolto. Ha preso sul serio il mio spavento di donna.
Grazie a loro l’aggressore è stato identificato ed io mi sono tranquillizzata. Mai minimizzare la paura di una donna che subisce una aggressione.”
C’è poco da aggiungere al racconto e di storie come queste purtroppo ultimamente se ne sentono sempre di più. Cos’è che non funziona? Non funziona la giustizia e ci vorrebbero pene più severe per salvaguardare le donne da questi accadimenti?
Sicuramente dovremmo indagare più nel profondo le cause di tutto questo, che sono da trovarsi in un tessuto sociale sempre più stressante e frenetico, dove la tranquillità sta lasciando il posto all’ansia. Sicuramente dal punto di vista pratico qualcosa in più si potrebbe fare, ad esempio, non si potrebbe concedere per un periodo la scorta a donne che vivono nella paura di una violenza o di un’aggressione?
Dispiace per Giovanna, come per tutte le donne vittime di vicende del genere. Speriamo che, essendo stato l’uomo identificato, per lei questo incubo sia finito, sappiamo però che tante donne vivono incubi del genere e certamente si attendono soluzioni.
Stefano Duranti Poccetti