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La sublime dolcezza e la vena ludica nelle canzoni di A. Nuviola

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Serata meravigliosa ed indimenticabile quella con la cantante Aymee Nuviola interprete stupenda del repertorio del bolero dei colonizzatori spagnoli rielaborato con lo stile ed il moto interpretativo dei latino -americani ed in particolare della nazione caraibica del rivoluzionario Fidel Castro che distrusse la Repubblica di Baptista e fronteggiò l’incursione della “baia dei porci” nel 1961.Lei nativa della capitale L’Havana nella sua irresistibile performance notturna c’ha fatto riandare con il pensiero intatto a quando esplorammo i segreti della sua terra da Varadero, al centro politico del suo Stato simile per il Parlamento al Congresso americano, fino al fascinoso lungomare del Molencon degli innamorati ed all’hotel International, per giungere all’enclave di Santiago la seconda città dominatrice del Sud ed alla famosa Guantanamo, ceduta nel 1903 agli americani ed ora carcere dei detenuti politi e sovversivi, terroristi..La magia della sua città l’ha appresa nei locali notturni in cui si suonava in modo scintillante la musica indigena e si danzava con il rivisitato bolero. Prima aveva sentito tutto ciò nella casa natia nel cuore di uno dei suoi tanti vicoli dove la madre suonava il pianoforte per i suoi amici e lei da bambina imparava i ritmi ed i sensitivi virtuosismi, quale il fado od appunto il bolero propri del Brasile e Mercosur. La notte la sua Havana si trasformava, subiva una metamorfosi diventando un’altra ed esaltando il crepacuore dell’amore od il dilemma ossimorico della gaiezza ed amarezza. I musicisti originari di Cuba e quelli stranieri, come pure lo scrittore Heminghvay, si fecero interpreti di tali sentimenti, continuando quell’ideale movimento versificatore nato un decennio prima nei popolosi quartieri periferici con compositori ispiratisi al Jazz vocale, debussyano ed al tradizionale son con lo spirito e la vivacità folkloristica del bolero isolano rinominato “el filin”.Codesto sorse nelle abitazioni degli ospiti di turno con il suono della chitarra o del giradischi, del pianoforte alla maniera della sua esperienza nella casa materna,poi si passò nei locali o nelle mescite di alcolici, quale “ il Boteghito de medio” di Heminghvay vicino alla classica cattedrale d’impronta latina,con intimità sonore e nuove sempre tuttavia virtuose, come quelle che Nuviola ha cantato giulivamente nella seconda parte del suo show agitando il suo vestito, dimenandosi sul palco ed interagendo canoramente con il pubblico che, trascinato dai suoi ritmi, ha finito per ballare in uno spazio ristretto.

Sua madre Adelaida durante il giorno suonava il pianoforte od ascoltava un vinile, esprimendo a piena ugola d’oro il suo sentire improvviso nel soggiorno insieme agli amici divenuti ormai cantanti riconosciuti della notte urbana nei bistrot. Da questa formazione propriamente esclusiva e domestica è sorta una delle cantanti più illustri di oggi per la sua amata Cuba che rappresenta con gloria e dignità nel nome appunto del filin in siffatto “Havana Nocturne”in cui s’esaltano l’immagini tipiche ed estetiche che riflettono lo spirito e la vivacità musicale della metropoli. L’hanno prodotta Paulo Simeon ed il pianista Roig ospite d’eccezione autore di strepitose suonate al piano in a solo od accompagnamento. Il complesso è stato davvero alla sua altezza con uno scatenato performer quale Julian Avila alla chitarra,gli indemoniati José Aguilera alle percussioni ed Hilario Bell alla batteria, Lowell Ringel al basso, riecheggiando le più celebri canzoni dei maestri cubani, come Mendez,Portillo de la Luz,Angel Diaz e Nino Rivera, con entusiasti appassionati astanti che l’ intonavano o ballavano, scattando pure una sequela di lucide ed imperdibili fotografie. A tali geni è successivamente seguita la scuola dei nuovi compositori giovani e dal ricambio generazionale : Marta Valdes, Frank Dominguez ed il più fresco in età di tutti Meme Solis con il suo inedito e caratteristico bolero” De la misma forma”.Fra gli stranieri che ripresero il motivo del filin rammentiamo : René Touzet,il portoricano Pedro Flores,il messicano Alberto Dominguez con “Perfidia”, nonché l’argentino Virgilio Exposito con “Vete de mi”,uno splendido tango,spingendola ad esercitarsi anche lei con la versificazione e gli spartiti di cui ricordiamo” Quédate”in cui canta con il suo geniale spirito intimo ed il suo caldo, travolgente, filin che sprigiona un carico di suggestioni universali acquisite come patrimonio personale itinerante insieme alla squisita sensibilità della sua etnica pedagogia adolescenziale per l’innata passione per la musica ed il canto alla guisa di tutti i caraibici, che hanno riplasmato a modo loro “el filin” di matrice iberica sulle tonalità seducenti ed avvolgenti del bolero simile alla “suadade” nostalgica lusitana e brasilera. L’Havana colonizzata medievale e classica che non esiste più rivive in lei. Ora giovedì sarà la volta dei ritmi e riflessi dell’arcobaleno africano e vi consigliamo di non perderlo per essere veramente cittadini cosmopoliti, simili al pensiero umano del Settecento illuminista di Voltaire, Rousseau, Diderot e Montesquieu il padre della divisione dei poteri, noti con il comune appellativo degli “Enciclopedisti”.

Giancarlo Lungarini

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