Il 27 Luglio, a Pioppi, nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel ha aperto il “Festival della Dieta Mediterranea” con una lezione concerto su Pompei e il cristianesimo.
Non è la prima volta che Gabriel Zuchtriegel si esibisce al pianoforte: figlio di un pianista, archeologo, autore di numerose ricerche scientifiche e anche di saggi su Paestum e Pompei, il Direttore del Parco Archeologico di Pompei ha suonato il pianoforte nei siti archeologici di Paestum, Buccino, Pompei. Le sue lezioni-concerto creano una forte e originale fusione tra il fascino dell’archeologia antica e le suggestioni delle partiture musicali. La musica, che rappresenta un elemento fondamentale della sua lezione-concerto sulle “radici del cristianesimo a Pompei”, incarna per Zuchtriegel una metafora “più di ogni altra forma d’arte di trascendenza dei limiti della vita personale, individuale, di apertura di uno spazio di libertà aldilà del quotidiano” (La Repubblica, 17 giugno 2024). Attraverso un’operazione di traduzione intersemiotica, nella lezione-concerto di Zuchtriegel i temi della sofferenza e della schiavitù del gospel si legano alla genesi del cristianesimo e alle persecuzioni dei cristiani: mediante questa interconnessione tra due linguaggi espressivi nascono così delle vere e proprie sinestesie, dove i significati evocati dalla lettura delle fonti classiche si esaltano e si sublimano in uno spazio sonoro, in un’allegoria parlante di un “paesaggio sonoro”, che appare come una manifestazione di perfetta corrispondenza tra suoni e sensi.
Già nella pubblicazione Piranesi a Paestum. Il suono dell’architettura (arte’m, Napoli, 2017), Zuchtriegel ha analizzato le interconnessioni tra musica e architettura, e così nell’ultima pubblicazione, Pompei. La città incantata (Feltrinelli, Milano, 2023, pp. 21-23) ci ha parlato delle suggestioni dello studio del mondo classico, che si intrecciano agli studi del pianoforte, negli anni della sua formazione.
Pompei è al centro della lezione di Zuchtriegel: si analizzano le radici non solo storiche della genesi del cristianesimo a Pompei, ma anche antropologiche, sociali e ci parla della diffusione capillare del cristianesimo attraverso la documentazione delle analisi di graffiti e iscrizioni.
Nella lezione dominano soprattutto due tòpoi, due temi centrali, il rapporto tra vita e morte, il vitalismo dell’eros e l’immobilità della morte, che appare così evidente in questa città, e il nesso, antichissimo, tra gli elementi della natura e della cultura, del resto un tema dominante anche nell’immaginario degli scrittori che visitavano Pompei nell’antichità. Com’è noto, il Vesuvio e le rovine del paesaggio vesuviano-pompeiano suscitavano nei viaggiatori del Grand Tour (tedeschi, inglesi, francesi) quello che Ezio Raimondi ha definito “il fascino della vertigine” (Le pietre del sogno, Il moderno dopo il sublime, Bologna, 1985), unitamente alle emozioni dei tratti del “piacere negativo” di matrice kantiana, che traducono nelle descrizioni di viaggi quella inevitabile fusione tra vita e morte, salvezza e distruzione, paradiso e inferno. E dunque la lezione di Gabriel Zuchtriegel sviluppa proprio questi grandi temi, attraverso un angolo di osservazione, che presenta prospettive varie e multiformi: ci parla di scavi, di cantieri, di studi delle fonti classiche e documentazione archivistica, di studi interdisciplinari.
La sua lezione appare articolata, complessa, ma allo stesso tempo di taglio divulgativo: Zuchtriegel ci parla dell’ “effetto dirompente” del cristianesimo sulla cultura pagana e analizza l’etimologia della parola “servitore-schiavo”, parola da cui si apre la prospettiva della sua ricerca sui grandi temi della schiavitù, della libertà, dei diritti umani e della tutela delle minoranze.
Partendo poi dall’analisi degli elementi architettonici, indagati con gli strumenti di ricerca dell’archeologo, Zuchtriegel si sofferma sulle “poche e controverse testimonianze” della genesi del cristianesimo a Pompei, presentando gli elementi di una ricerca interdisciplinare, in cui domina una fotografia della città che comincia ad accogliere una religione nuova e diversa. Molto interessante poi appare anche l’intreccio tra la macrostoria di Pompei e la microstoria (come nelle indicazioni metodologiche dello storico Carlo Ginzburg): si pensi al riferimento ai disegni rinvenuti attribuiti a bambini, studiati anche in prospettiva interdisciplinare con le ricerche sulle neuroscienze e dell’età evolutiva.
Colpisce la precisione tecnica, l’attenzione agli aspetti sociali e antropologici, l’analisi attenta del paesaggio architettonico, ma anche la descrizione della realtà socio-antropologica di Pompei.
La lezione-concerto oscilla poi tra un registro argomentativo-illustrativo e uno stile lirico-elegiaco; quasi in bilico tra saggio critico e conversazione, sviluppa questi temi: l’incanto onirico del paesaggio, il fascino della classicità, la precisione dello studio delle fonti, la ricerca costante e la scoperta, lo studio interdisciplinare, unito alle suggestioni della musica.
Il pubblico, trascinato dall’ascolto, sospeso tra musica e parole, viene così invitato a viaggiare per sondare il mistero inesauribile e ineludibile dei paesaggi e dell’anima autentica dell’antica Pompei.
Carmen Lucia