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Cesare si consegna ai congiurati per ascendere alla gloria storica

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L’istrionico e bravissimo comico romano Sergio Ammirata, avendo ormai raggiunto da anni le cime della notorietà e della carriera come attore e regista,da qualche anno si sta cimentando nella rivisitazione ironica e maliziosa di fatti storici come di testi classici per volgerli ad un sano divertimento,ad un’allegra risata comica,per far passare con la compagnia “La Plautina” due ore di divertimento ai suoi affezionati spettatori od abbonati con l’uso del teatro Anfitrione nella stagione autunnale ed invernale, mentre per la stagione estiva ricorre alla gentile concessione dei locali e del giardino della Basilica dei Rogazionisti di San Saba. Stavolta ha pensato di richiamare l’attenzione del pubblico con un’ipotesi suggestiva e surreale riguardo alla figura di Cesare, che aveva formato il primo triumvirato con Crasso rappresentante della classe equestre e Pompeo insigne esponente del Senato. Poi, morto ben presto Crasso, Cesare di ritorno dalla vittoria nelle Gallie contro Vercingetorige nel 51 a. C.,aveva passato il Rubicone presso Rimini, nei giorni scorsi allagatasi con il temporaneo refrigerio, dichiarando guerra al Senato e sconfiggendo l’avversario a Tapso in Africa e Munda in Spagna. Era così destinato a diventare signore di Roma e la sua autorità crebbe a tal punto che la Curia mal lo sopportava, anche perché lui era espressione del popolo e dunque voleva limitare l’arbitrio dei senatori. Il malcontento per i suoi soprusi crebbe e cominciarono a crearsi le congiure e sedizioni contro di lui, come adesso in Venezuela dove il popolo si lamenta di Maduro e sostiene che ha vinto con i brogli elettorali ed hanno abbattuto pure la statua del suo “patrono” alla cui ombra s’era imposto per la successione, ovvero Chavez. Cassio e Bruto guidavano, in particolare il primo più attempato e spietato nella sua arrogante determinazione,i compagni di rivolta,quali Casca, Metello Cimbro e Trebonio. Nei panni di Cassio s’è distinto con la sua veemente oratoria feroce contro Cesare il valente e dinamico Diego Colaiori,invece Alessandro Grande ha interpretato il più giovane Bruto a cui Cesare rivolse la famosa frase “Tu quoque Brute, filii mi”convinto al proditorio tradimento del padre adottivo da Cassio, Claudio Piano era il sodale Trebonio,Luana Cannistraci rendeva la spregiudicata e rancorosa Filippa, con Shirine Sabet nel ruolo di Casca. La silfide aitante, piacente ed affascinante per la sua slanciata fulva figura,Annachiara Mantovani s’è sdoppiata nella doppia parte di Calpurnia che quale moglie di Cesare lo supplicava di non andare in Senato per i presagi avuti in sogno alle Idi di Marzo del 44 a. C. , nonché la seducente e sensuale Porzia che invocava il marito Cassio di raggiungerla nel talamo nuziale per trascorrere una gaudente notte di sessualità amorosa con erotici amplessi. Il raccordatore delle gesta narrate quale cantore era Cristiano Migali con i suoi fogli in mano, alla maniera dei vecchi suggeritori. Perciò Giulio Cesare aveva avuto non solo gli avvertimenti degli aruspici che avevano osservato le viscere degli animali, ma anche l’ammonimento di Calpurnia e del suo maestro filosofo Artemidoro che con il classico mantello celeste romano di gran lucidità gli aveva recato un rotolo cartaceo pregandolo di leggerlo e successivamente in abiti moderni con occhiali e bastone con il nome di Spurinna aveva reso uno di quei santoni dal profetico oracolo dissuadente e Giuseppe Baglioni aveva messo in risalto i due personaggi ; tuttavia in entrambi i casi il triumviro rimasto sulla scena non l’aveva ascoltato ed i congiurati l’avevano insultato e minacciato per farlo recedere dai suoi propositi di saggio consigliere. La scena ricostruisce in cartone con colonne , divani e scalette, podi, di legno la casa di Cesare nella vecchia Roma e con un bellissimo fondale il senato e la statua di Pompeo ai cui piedi Cesare venne pugnalato 23 volte alle spalle ed Ammirata sardonicamente da vero camaleonte del palco compare in scena con una certa enfasi non solo con i pugnali conficcati nel di dietro del busto, ma con nelle mani i sanguinosi manichini delle sue braccia mutilate e davanti agli astanti spettatori viene deposto l’orrendo catafalco. Il testo è ripreso dall’opera omonima del bardo di Avon Sir W. Shakespeare, ma l’autore Ammirata si domanda e se fosse stato proprio Cesare a preferire d’andare volontariamente incontro alla morte trucida e sanguinosa per conseguire la gloria immortale dovuta agli eroi sacrificati, invece di sottoporsi ad un lento decadimento e grigia vecchiaia in guisa di quello che accade ai potenti quando cadono in disgrazia, ora si potrebbe affermare che sia il caso di Biden.

Secondo alcuni storici, a confermare l’ipotesi del voluto assassinio, vi sarebbe il fatto che Cesare era ammalato e sarebbe stato afflitto da epilessie, spasmi ed emicranie, che spesso gli provocavano vomito, bava, svenimento e perdita di conoscenza, alla maniera di Biden che sovente incespica, cade sulla scaletta dell’aereo, sbaglia per confusione mentale i nomi , dimentica i fatti e per colmo di sventura ha avuto pure il Covid che l’ha fatto decidere per la rinuncia alla candidatura democratica per il secondo mandato presidenziale. A qualcuno dagli studi effettuati risulta un tumore al cervello per Cesare, che non desiderava le guardie del corpo e la protezione nei giorni della cospirazione. Aveva goduto i piaceri della crapula e della sessualità con Cleopatra, che qualcuno a Roma voleva chiamare prostituta, per cui non sarebbe stato pronto al fatiscente declino ed avrebbe desiderato il trapasso per concludere trionfalmente la sua esistenza da vittima immolata , provvedendo prima di morire ai suoi concittadini. Questo sostiene Marcantonio reso stupendamente con l’orazione finale persuasiva da Claudio Cipriani che invita il popolo a prendere atto dei lasciti pecuniari a ciascuno di Cesare, per cui i quiriti si ribellano contro contro i congiurati e l’appellano significativamente quali traditori, nonostante che Marcantonio riconosca a Bruto d’essere un uomo d’onore. Sarebbe stato proprio lui a sconfiggere i congiurati a Filippi e costituire il secondo triumvirato con Lepido ed Ottaviano, che poi sarebbe divenuto “Sacer divus imperator” nel 31 a. C. dopo aver battuto nella battaglia di Azio appunto Antonio per cui Cleopatra si sarebbe data la morte pungendosi con un aspide e ponendo fine alla dinastia dei Tolomei. Come si sa, a Roma le Calende, le None e le Idi si spostavano nei mesi di marzo, maggio, luglio ed ottobre due giorni dopo rispetto a quanto avveniva regolarmente, pertanto le Idi di marzo erano il 15 del mese. Lo spettacolo viene replicato solo dal giovedì alla domenica e precisamente : dall’8 all’11 e dal 28 al 31 di agosto ;l’1, dall’4 all’8 e dal11 al 15 a settembre. Potrebbe benissimo essere una struggente invenzione metastorica ed ipertestuale, comunque per gli storici,gli studenti della classe conclusiva del ciclo inferiore delle Medie ed il biennio delle Superiori è consigliato, pure in quanto la rappresentazione aperta alla libera concezione interpretativa segue il binario consueto dello studio cognitivo e ritenuto dalla nostra acquisizione culturale. Naturalmente il lavoro di Sergio è dedicato alla sua indimenticabile compagna di palcoscenico e vita, la briosa, brava e di bionda, bella, presenza Patrizia Parisi.

Giancarlo Lungarini

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