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Terzo singolo estratto dal disco “La Città Radiosa” in uscita venerdì 11 ottobre 2024

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Terzo singolo estratto dal disco “La Città Radiosa” in uscita venerdì 11 ottobre 2024, “IBIS REDIBIS” definisce il portato della musica di Epoca22. La produzione di Mattia Cominotto esalta le qualità di un brano concepito più come un flusso esoterico, che come strutture modellate su sezioni. È un vortice ipnotico e violento; cinematografico. Stasi, ripartenze, climax e variazioni rendono vivide le sculture sonore concepite dalla band. Così, Epoca22 scardina i limiti di genere, portando rock, post punk e cantautorato su nuovi territori.

“IBIS REDIBIS” è magma in cui si rimane invischiati; come lentamente risucchiati verso il centro della terra, nell’oscurità dei significati dell’esistenza. È una successione d’immagini; battiti di ciglia della coscienza che vanno a comporre il puzzle del “nonsense” della vita umana. IBIS REDIBIS è una domanda e una risposta: è una ricerca di vaticinio.

Non a caso, ibis redibis è una locuzione che la mitologia latina attribuisce alla Sibilla Cumana. “Ibis redibis non morieris in bello” è la  predizione “senza soluzione” che l’Oracolo lascia a un soldato romano, giunto fino all’antro della sacerdotessa per chiedere dell’esito della propria missione. La frase, infatti, è ambigua e suggerisce una duplice interpretazione a seconda di dove venga collocata la virgola all’interno della sentenza.

Ibis redibis, quindi: quale sarà l’esito della nostra missione?

Noi eravamo super incuriositi da questo progetto stratificato e piano di spigoli, e abbiamo deciso di parlare con questa band che, secondo noi, non ha paragoni o precedenti e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul loro prossimo disco.

Da dove deriva la vostra fascinazione con il mondo antico, i miti e il latino? Lo stesso titolo “Ibis Redibis” è un esempio di questo immaginario non scontato per un gruppo rock? Forse anche il nome Epoca22 ha a che fare con questo?

GIANLUCA: Ma sai, il punto non è avere fascinazione o meno; io ho un bagaglio culturale che mi porto appresso e che ribolle nel mio inconscio. La sentenza sibillina ibis redibis mi risuonava in testa come un loop perché stavo provando senso di smarrimento: dove sto andando? Tornerò o non tornerò? Quello che mi circonda, dove sta andando? Rimarrà o svanirà? Questa natura deturpata da “me”, come Essere Umano, e da cui corro per trovare riparo emotivo – come se fosse una madre – potrà perdonarmi/ci? Tutto si stravolge nel simbolismo.


E abbiamo letto in giro che tra le vostre influenze c’è anche il post-punk. È effettivamente così? Che altro ha contribuito al vostro sound?

MARIO: Siamo molto influenzati dal post-punk anni ‘70-‘80; da band come Joy Divisione e Smiths. Allo stesso modo, abbiamo passato davvero tanto tempo ad ascoltare tutto ciò che fosse new-wave nel senso più ampio del termine. Inoltre, i toni cupi dello shoegaze e della dark-wave sono tratti che ci piacciono molto. Poi, ognuno di noi ha il proprio background musicale e cerca di mettere sempre un po’ del suo nel progetto.

In che modo il vostro è un progetto “cinematografico”?

GIANLUCA: Non è un progetto cinematografico. I nostri brani, però, hanno un incedere; un modo di evolversi e spesso strutture che potrebbero essere colonne sonore di film o scene filmate. Quando dobbiamo fare i video, per fortuna, è molto semplice capire cosa fare (ride, ndr). A creare questo effetto soundtrack è proprio la nostra intenzione artistica: vogliamo creare ambienti sonori, sempre nella musica pop ovviamente (non facciamo avant-garde), e non canzoni pop, nel senso largo del temine e non commerciale.


Perché, secondo voi, le dinamiche del mercato musicale di oggi sconsigliano o e scoraggiano la pubblicazione degli album? Come vi state preparando al vostro?

GIANLUCA: Non sono un tecnico del settore; posso fare delle ipotesi. Sicuramente, il mercato predilige singole unità di “prodotto” da vendere; credo possano essere meglio targhettizzati e gestiti sotto il punto di vista della pubblicità mirata. Il mercato predilige la velocità: un ricambio constante del e nel prodotto è necessario e funzionale alla logica consumistica che sta dietro alla pubblicazione dei brani. Questo catena di montaggio ha, inoltre, “educato” un certo tipo di ascoltatore che è l’ascoltatore consumatore (in cui la seconda parte è preminente rispetto alla prima). Si consumano migliaia di brani al giorno: è una sorta di bulimia per cui si butta giù tutto quello che passano le playlist, senza però digerire nulla. Il disco, invece, nasce già con un presupposto: la durata. Tra chi lo realizza e chi lo compra c’è già un punto di comune accordo: questa cosa non sarà breve; di certo, supera i 3 minuti. Poi ci sono dischi e dischi. Il nostro è un concept album, quindi ha stratificazioni di significati. Richiede un ascolto leggermente più attento rispetto alla media; ma stiamo parlando proprio di attenzione minima. Sicuramente, non suona e non tratta di temi che sembrano già senitti e quindi, laddove c’è novità, anche minima, è necessario prestare un po più d’attenzione. Tutto qua. Non facciamo e non vogliamo fare musica colta.


La formazione degli Epoca22 è sempre stata questa? Quali cambiamenti avete dovuto affrontare sinora? E come pensate proseguirà il vostro progetto?

DENNIS: No la nostra formazione non è sempre stata questa. La prima, risalente al 2019, era formata solamente da Gianluca e Jacopo Catarsi. Anche il sound era differente. Nel tempo, per motivi lavorativi Jacopo ha dovuto lasciare il progetto; siamo sub entrati io Dennis (bassista) e Sebastiano (batterista). Abbiamo iniziato a provare e dopo qualche mese ci siamo accorti che per il nostro suono era fondamentale un’altea chitarra, così abbiamo contattato Mario che, molto velocemente, è diventato una delle colonne portanti della band. Adesso, visto i diversi impegni lavorativi e le proposte di concerto abbiamo contattato alcuni turnisti che ci aiutano e ci supportano nelle date in cui per un motivo o per un altro non riusciamo ad essere in formazione completa. Non sappiamo come andrà il nostro futuro, quello che è certo è che in ogni passo avanti che facciamo ci troviamo insieme e ci chiediamo se riusciamo ancora tutti a dare la nostra disponibilità. E questo ci aiuta tanto a tenere i piedi per terra e a autoregolarci.

Morgana Grancia

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