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La volontà di riscatto e il trionfale successo di E. Piaf all’Olympia

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Ciascuno di noi deve conoscere con la formazione adolescenziale le proprie attitudini, potenziali risorse e decidere, come sosteneva il filosofo classico Aristotele, di metterle in atto per la sua felice realizzazione esistenziale. A tale imperativo categorico non s’è sottratta Melania Giglio che ha compreso non solo di essere una brava attrice, ma pure di saper dar vita ad alcune delle principali figure del nostro tempo. Quindi già ha progettato una serie di biografie da portare in questo mese al Manzoni ed in particolare ha cominciato con quella di E. Piaf cui ha dedicato un quadro storico e culturale in cui ricostruisce in maniera inedita e mai rappresentata,a partire dal tragico incidente capitatole nel periodo precedente fino all’imposizione artistica nella primavera del1961, quale omaggio postumo la figura della mitica cantante francese. Dopo i primi consensi favorevoli della gioventù aveva vissuto un uragano di tragici imprevisti, quali la morte del collega Marcel Cerdan che per il suo amore era diventato adultero e lei lo desiderava subito nella sua alcova dopo i felici concerti delle sue serate, l’incidente automobilistico e l’arrivo dell’artrite reumatoide. Nella piena ed amara disperata solitudine in cui s’era ridotta, alla fine degli anni Sessanta, sopraggiunge il suo fan, ammiratore e direttore dell’Olympia di Parigi, che in segno della sua forte stima ed amicizia affettuosa,la sprona ad uscire dall’abbattimento etico e dalla desolata frustrazione, cercando la rivincita contro la sfortunata esistenza e suscitandole la determinazione di rimettersi in gioco. Stupendo è il lungo e serrato dibattito con Bruno Coquatrix che la va a trovare e ragionare sullo scopo del nostro vivere, facendola sfogare e proponendole come “sparing partner” un’allettante alternativa ai suoi monotoni giorni. Il confronto è veramente bello,avvincente e suggestivo con le due opposte concezioni vitali ed al suo interno si collocano le canzoni cantate dal vivo da Melania Giglio, che non è solo una brava attrice ma pure una delle voci più suggestive, dolci e sublimi del Novecento. Superlative sono le sue esecuzioni all’interno della forte contrapposizione dialettica, in cui affiora una differente visione umorale ed un’ onomatopea squisita sul piano canoro con una specie di corazza contro i colpi della sorte e gli “scrocconi” del ventisette mensile,con inserimento dal vivo delle dolci e melodiose”canzoni”. La regia di Daniele Salvo spiega la sua ingegnosa personalità,il cuore pulsante e sensibile generoso,di Edith che si prepara con scrupolo ed assemblando il suo miglior repertorio per la primavera del 1961 con la “serata d’onore” all’Olympia che, come una lenta ma crescente parabola verso l’acme senza enfasi retorica o manierismo d’imitazione dei virtuosi della seconda metà del ventesimo secolo registra un trionfale successo testimoniato dal caloroso sottofondo degli astanti in piedi ad applaudirla e riverirla nel teatro. Nel pericardio del pubblico batte un’intensa emotività e per una settimana ancora si potrà avvertirla andando ad assistere alla “performance” storica di Martino Duane e Melania Giglio, in quanto poi purtroppo l’usignolo soave, delicato e sublime non “squittirà” più, dato che la Piaf sarebbe andata incontro ad un triste destino. Appunto questo “L’usignolo non canta più” è il significativo sottotitolo. A fine mese poi dal 22 al 27 ottobre la Giglio porterà in scena con un suo special la cantante americana Amy Winehouse, morta suicida per la sua vita dissipata tra i vizi,nel lavoro fuori abbonamento “L’Amore è un gioco a perdere” e vi consigliamo di vederlo per le sue eccelse risorse fonetiche manifestate con un armonico e delicato cantare ricco di suggestione.

Giancarlo Lungarini

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