Corriere dello Spettacolo

I diversi volti di Venezia al cinema

 

Tanti sono i film dedicati o girati a Venezia nel corso di molti decenni. Pellicole italiane o internazionali. Generi che spaziano dalla commedia al drammatico, fino al docu-film del 2019, con la voce narrante di Stefano Accorsi, intitolato “Tintoretto. Un ribelle a Venezia”, passando per documentari che raccontano la storia della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il secondo festival cinematografico più importante del mondo, dopo Cannes.

Ogni anno circa diciotto milioni di visitatori invadono Venezia; circa cinquantamila persone al giorno, di media, che si riversano tra calli e campielli portando con sé un’idea della città, un’aspettativa. Chiunque approdi in laguna ha già intravisto il suo chiaro di luna nelle trame narrative di un classico della letteratura o (in maniera ancor più realistica, in quanto visiva) tra i fotogrammi di un film; è già rimasto stregato davanti ad una veduta di Canaletto nell’osservare il meraviglioso e delicato equilibrio frutto dell’incontro tra mare, cielo, terra ed arte. Il contributo più importante nella costruzione dell’immaginario di Venezia lo apporta il cinema, con il suo linguaggio universale ed il suo grande potenziale immaginifico. Nella storia della settima arte più di mille pellicole, tra documentari e film di finzione, sono state ambientate in laguna: dai film commerciali del genere cappa e spada ai capolavori di Visconti, Losey o Reitz; dai richiami alla tradizione anti-mitica della storia della Serenissima alle visioni poetiche e fiabesche di Soldini e Iosseliani, fino al giallo ed al noir (soprattutto a partire dagli anni Settanta) ed a tanto altro ancora.

Solo per fare alcuni esempi, tra le oltre duecento pellicole ambientate a Venezia (peraltro, città sede della Mostra Internazionale del Cinema, vale a dire del secondo più prestigioso festival mondiale, dopo Cannes), possiamo ricordare, notando la straordinaria eterogeneità di generi cinematografici attraversati, in rigoroso ordine cronologico: Canal Grande di Andrea Di Robilant (1943), Otello di Orson Welles (1952), Senso di Luchino Visconti (1954) colpito pesantemente dalla censura del governo della Democrazia Cristiana, Venezia, la luna e tu di Dino Risi (1958), Il fornaretto di Venezia di Duccio Tessari (1963), Il ponte dei sospiri di Carlo Campogalliani e Piero Pierotti (1964), Masquerade di Joseph L. Mankiewicz (1964), Suspense a Venezia (The Venetian  Affair) di Jerry Thorpe (1967),  Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno (1970), Morte a Venezia di Luchino Visconti (1971), Nero veneziano di Ugo Liberatore (1978), Dimenticare Venezia di Franco Brusati (1979), Giallo a Venezia di Mario Landi (1979), La venexiana di Mauro Bolognini (1986), Piccoli delitti veneziani di Etienne Périer (1988), Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella (1999), Il mercante di Venezia di Michael Radford (2004), Casanova di Lasse Hallström (2005), fino ad arrivare ad alcune scene (quindi, ad una sola parziale ambientazione veneziana) per titoli internazionali relativamente recenti come Agente 007 – Casinò Royale di Martin Campbell (2006) e The Tourist di Florian Henckel von Donnersmarck (2010).

Nel tempo il cinema ha contribuito in modo determinante a diffondere il mito e ad esaltare le caratteristiche che rendono Venezia unica e famosa in tutto il mondo, nota anche a coloro che non l’hanno mai visitata. Allo stesso modo, però, la cinematografia di ambientazione veneziana ha costruito un’immagine della città fondata su stereotipi ricorrenti, visivi e socio-antropologici, andando a ricalcare i modelli dell’iconografia pittorica ed i miti e le suggestioni consolidate dalla letteratura. La Venezia restituita dal cinema nel corso dei decenni è, infatti, ora una città lugubre e misteriosa, sede di intrighi e corruzioni, ora luogo di immutabile e solare bellezza, ora cartolina romantico-sentimentale, ora simbolo di decadenza e di morte, com’è facilmente comprensibile già semplicemente leggendo i titoli sopra riportati, e magari andando a vedere o a rivedere questi film, noti in tutto il mondo.

Nel filmare la città, la maggior parte dei cineasti si è lasciata affascinare dai luoghi caratteristici, quelli più rappresentativi a livello simbolico; basti pensare che non esiste film, girato nel centro storico, che non proponga almeno un’immagine di Piazza San Marco o della sua cornice monumentale. La città spesso è dunque diventata un semplice set a cielo aperto, ideale cornice scenografica di mille vicende o struggente specchio dell’animo di personaggi sempre diversi, la maggior parte dei quali però giunge a Venezia dall’esterno. I film, infatti, che raccontano le storie di personaggi veneziani sono pochissimi, ed inevitabilmente il punto di vista dominante sulla città rimane quello del visitatore, del turista di passaggio, non quello di chi la vive e la vede dall’interno, nella sua complessità, nelle sue contraddizioni e nelle sue mille problematiche.

L’aspettativa, dunque, che ogni turista oggi porta con sé, è per gran parte fondata sull’immagine di Venezia tramandata dal cinema ed amplificata, ai giorni nostri, dalla televisione e dai nuovi media. Ma è la città stessa che oggi si sta identificando sempre più nella sua immagine cinematografica. La gestione del turismo, che è di gran lunga l’attività più redditizia in città, sta favorendo sempre più un rapporto tra Venezia ed il suo visitatore basato esclusivamente sullo sfruttamento della sua immagine più bassa, banale, mercificata. Un’immagine “mordi e fuggi”, da consumare come un panino in un fast-food e da replicare sempre uguale all’infinito attraverso gli obiettivi di milioni di fotocamere e di videocamere amatoriali. La città diventa, dunque, pura rappresentazione, semplice immagine, incarnazione di luoghi comuni.

Poi, si sa, ogni città o metropoli ha una immagine turistica e stereotipata, così come ha un’altra immagine, meno nota ai più, anche con qualche inevitabile angolo di degrado. Per quanto riguarda Venezia, svolgendo un’approfondita ricerca filmografica, si trovano abbastanza facilmente esempi di ricerca e di sviluppo di un’immagine “Altra” della città, grazie soprattutto (ma non solo) ad opere di minor fama e spesso di scarsa diffusione, che sarebbe anche difficile menzionare, perché non hanno avuto distribuzione planetaria e menzionerei titoli sconosciuti anche ai cinefili più attenti, giustamente. Comunque sia, fa piacere sottolineare che ci sono stati anche registi che hanno cercato un’interpretazione di Venezia lontana dai luoghi comuni, raccontando la città da una prospettiva interna, smentendo i facili stereotipi radicati nell’immaginario collettivo o puntando le cineprese sugli angoli più sconosciuti della città.

Abbandonando per qualche istante il discorso su Venezia, bisogna considerare l’esistenza di un particolare rapporto tra il cinema e la città (intesa come realtà urbana in generale), che affonda le sue radici nelle origini stesse dell’arte cinematografica. Nel corso della sua storia, il cinema ha accompagnato e descritto lo sviluppo dei centri urbani e la loro esplosione in realtà metropolitane, adottando approcci sempre diversi e contribuendo a costruire quell’immaginario che influenza fortemente la nostra percezione, ma anche la realtà stessa di ogni città.

Tornando nello specifico a Venezia, va ribadita la netta spaccatura in due tronconi dell'”utilizzo” di Venezia nel cinema: da una parte un ricco catalogo di luoghi comuni che ne hanno alimentato l’immagine cinematografica e che a sua volta ha alimentato sia il turismo internazionale, sia l’immaginario collettivo internazionale anche in chi non ha mai visitato la splendida città lagunare; dall’altra parte, invece, quelle pellicole che hanno mostrato una visione alternativa, meno superficiale, ma non per questo sempre più vera, di una città tanto affascinante quanto complessa, com’è Venezia.

In conclusione, venendo a qualcosa di diverso e di relativamente recente, una menzione la merita il genere documentaristico, nel 2019, con “Tintoretto. Un ribelle a Venezia” (in passato, erano stati dedicati alcuni documentari sulla storia della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, meglio nota come Festival del Cinema di Venezia), un docu-film dedicato alla figura di un artista talentuoso, irriverente ed energico che deve essere ancora un po’ scoperto e riconosciuto, tanto più dai giovani, ma non solo. Con la voce narrante di Stefano Accorsi, questo prodotto ha rappresentato un modo diverso di intendere Venezia al cinema e subito dopo in televisione, con una parte della sua arte e della sua storia, fedelmente rappresentate.

Franco Baccarini

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