Corriere dello Spettacolo

Quando il dolore personale si fa buio cosmico… cerchiamo le stelle…

 

Matilde, che ha appena perso la madre, giace distesa sul pavimento in posizione fetale, una massa gialla così stonata con quel lutto che sta attraversando, perché si è vestita così? ribellione? provocazione? Vuole semplicemente portare luce in quel buio cosmico in cui è precipitata, da cui è incapace di sollevarsi, non piange, ma chiede aiuto a lei che ormai non c’è più. E prima, c’era? E Matilde c’era per lei?

Ma ecco che le due figure si incontrano, al momento sbagliato, quando nessuna delle due può più fare molto per l’altra, se non attizzare una serie di ricordi, belli o brutti che siano. Madre e figlia continuano a svolgere il proprio ruolo perché non si smette di essere figli, né genitori. Il dolore non riesce a colmare nessuna distanza tra di loro.

Riprendono da dove si sono lasciate, nulla è cambiato, la madre, come sempre pragmatica, ricorda alla figlia che deve rispondere alle telefonate, che la casa va pulita, la biancheria piegata, che ci sono da pagare le spese per il funerale, che le cose vanno fatte senza indugi. Matilde non preferirebbe sentire altre parole dalla madre?

“Fai la mamma, almeno per una volta, aiutami”.

“Te ne sei andata dal funerale e mi hai lasciato da sola”.

Un dialogo surreale per addolcire il passato, ma poi, inevitabilmente, lo fa esplodere come un Big Bang, lanciando detriti di recriminazione e solitudine nello spazio.

La figlia sa che d’ ora in poi sarà completamente sola ad occuparsi di tutto, e il peso è così forte che non riesce a reagire. Nemmeno a piangere. Forse vorrebbe, ma la morte porta con sé incombenze burocratiche che nulla hanno a che fare con il dolore. Il dolore si espande fino a raggiungere la polis, il cosmo.

Lei vorrebbe che il dolore fosse solo dolore, con tutte le sue conseguenze, mancanza di appetito, depressione, inerzia, compatimento, solitudine, allora, potrebbe piangere.

Uno spettacolo che con la sua cartesiana semplicità, che le due brave interpreti Matilde Vigna, la figlia, anche autrice del testo e Anna Zanetti, la madre, che firma la regia, portano avanti in un continuo scambio di battute, a volte ironiche, altre pesanti come macigni, offre allo spettatore una chiave per interpretare il dolore di chi rimane, di chi sopravvive. Inevitabilmente quando sopraggiunge una perdita tutta la vita ci passa davanti, e con essa i sensi di colpa, le cose non dette e quelle che potevamo fare. Tutto ciò sembra inabissare nel buio i momenti leggerezza, di amore, di complicità, che abbiamo vissuto con chi abbiamo perso.

Il conflitto atavico madre/figlia continua a lacerare le loro anime, finché l’infanzia fa capolino, portando momenti di gioco, di felicità.

Due figure vestite di giallo e azzurro, belli i costumi e originali, fluttuano in quel buio cosmico che le ha inghiottite, avvolgendole in una sonorità ipnotica e melanconica. L’atmosfera è coinvolgente, ma senza sentimentalismi, né ipocrisie. Mancano gli abbracci e ogni altro contatto fisico che rappresenti una scheggia di amore.

Eppure, in tutto questo buio, ci sembra di scorgere qualche stella, venuta a rischiarare il cammino di chi resta.

Daria D. Morelli Calasso

ph Luca Del Pia 

Uno spettacolo di Matilde Vigna e Anna Zanetti
testo Matilde Vigna
regia Anna Zanetti

con Daniela Piperno, Matilde Vigna
video Federico Meneghini
progetto sonoro Alessio Foglia
musiche originali spallarossa
luci Umberto Camponeschi
dramaturg Greta Cappelletti
consulenza, scene e costumi Lucia Menegazzo
consulenza scientifica dott. Matteo Nobili
scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttore Sergio Puzzo
scenografa decoratrice Benedetta Monetti
direttore tecnico Massimo Gianaroli
capo elettricista Sergio Taddei
fonica Manuela Alabastro
sarta Elena Dal Pozzo
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, La Corte Ospitale
con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, con il contributo di Regione Emilia-Romagna

 

 

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