Corriere dello Spettacolo

Addio Tratti umani per la fusione con la natura in “La vegetariana”

 

Come c’era da prevedere con facile deduzione logica, il Vascello di via Carini ha registrato il tutto esaurito per la messa in scena del testo letterario del Premio Nobel di quest’anno per la citata disciplina, la sudcoreana Han Kang che, essendo nata nel 1971, non ha risentito direttamente delle ripercussioni traumatiche della guerra del ’38 parallelo tra il 1950 e ’53, ma nonostante tutto il problema del suo Paese diviso in due, malgrado qualche timida apertura, nonché la sanguinosa strage degli studenti in rivolta le ha fatto empaticamente e con profonda sensibilità sentire il dolore per la debolezza , l’incertezza esistenziale ed i rischi che giornalmente corriamo. Questo ha costituito il suo disagio e travaglio interiore che ha espresso nei suoi volumi che hanno riscosso enorme successo di lettori e critica in Occidente ed in particolare da noi,con ampie discussioni sullo spessore della portata esegetica di testi quali “Non dico Addio”,”Convalescenza” ed appunto “La Vegetariana “ che fino a domenica nel ponte della gioia per la festività di Ognissanti, ma pure del lutto per la ricorrenza dei morti, anche se il Padre Celeste è il Dio dei vivi nell’eternità beata,,viene rappresentato nello spazio culturale gestito da Manuela Kustermann. Dal suo scrivere in maniera limpida,fluida e tersa con l’emergere dei suoi nobili valori e sentimenti, si comprende che ella non condivide la società umana basata sul materialismo, consumismo e sopraffazione, sfruttamento, abusi sessuali e violenza sul prossimo, con il mancato rispetto dei diritti civili naturali e positivi. Ciò è estremamente lampante nel romanzo de “La Vegetariana” con lo scavo a tutto tondo dei tre personaggi chiave che talora manifestano , come in un “flusso di coscienza” alla J. Joyce, i loro pensieri e sentimenti, mentre in altri momenti della rappresentazione li confrontano con serrati dialoghi che lasciano inalterate le posizioni concettuali e sensitive delle due sorelle e del marito di Yeong -hye, che è la protagonista assoluta della tragica “pièce” con il suo dramma dell’Es , ossia dell’inconscio focalizzato in tutta la sua gravità da un enigmatico sogno ricordato al mattino e letto in ermeneutica e diagnosi psicologica. La motivazione è il rifiuto di codesta società che si nutre con la soppressione degli animali ed è ancora lacerata da guerre di sterminio e carneficina in Ucraina e nella terra di Cristo, ovvero la Palestina suddivisa in Cisgiordania islamica e corrispondente al martoriato Libano un tempo abitato dai Fenici e Filistei di Sansone ; l’altra parte è la Transgiordania con la Galilea, Samaria e Giudea,dominata un tempo dai Romani con il massacro di Masada. Decide perciò Yeong di non mangiare più la carne frutto di uccisione d’esseri viventi, quali cibi proibiti degli Ebrei , limitandosi soltanto a ciò che dona la Natura, ovvero la dieta vegetariana con una progressiva anoressia per mancanza di proteine e la lenta immedesimazione con la Natura, secondo quello splendido ancestralismo sinestetico che il grande poeta “immaginifico”, ovvero Gabriele D’Annunzio, descrive con scintillante sinestesia nell’Ode “La pioggia nel pineto” rivolta ad Ermione mentre onomatopeicamente scroscia la pioggia sul suo vestimento silvano e sui suoi denti come alveoli di pesca nella pineta D’Avalos a Pescara. Nel secondo quadro inutilmente il marito, che l’ama con sincero ed autentico amore spirituale cerca di farla riflettere, di persuaderla a desistere dal suo intento,ma per il suo carattere timido ed insicuro, con difficoltà casalinghe nelle cose più semplici ed elementari quale aprire la vasca da bagno e miscelare al punto giusto l’acqua, non riesce a convincerla palesando una subalterna dipendenza emotiva od incapacità di trasmetterle tutti i palpiti del suo cuore e la necessità inderogabile che lei riveste per lui,intuendola a giusta ragione allorché la metamorfosi in arbusto vegetale sarà avvenuta e non ci sarà più niente da fare. Purtroppo capita spesso che quando si desidera fare qualcosa di più incisivo per gli altri non ci sia più tempo, vedasi in questi giorni la povera sciatrice di 19 anni morta sbattendo la faccia sul ghiaccio senza che qualcuno l’avvertisse prima del grosso pericolo che correva, la tredicenne studentessa che , a quanto pare dalla decisiva testimonianza terza per la custodia coatta nel carcere minorile di Bologna,il suo spasimante di 15 anni avrebbe spinto giù dalla finestra probabilmente per il “gran rifiuto “ sessuale da concedersi subito. Tutto questo se non vogliamo aggiungere la mamma che, in preda ad una straziante crisi depressiva s’è buttata con i due figli nella cascata del Niagara, morendo tutti e tre sotto gli occhi dei turisti.,Intanto le foglie ed i rami,i tralci delle piante, vanno disegnandosi sulle sue spalle simbolo dell’incipiente trasformazione arborea, mentre la sorella persasi nel bosco è stata da poco ritrovata dalla Forestale in piedi rigida ed intirizzita vicino ad un albero nel bosco , alla maniera di tanti escursionisti ed alpinisti che sbagliano sentiero e poi devono essere recuperati dal CAI. Nemmeno questa disavventura familiare serve a far meditare Yeong – Yye, riconsiderare la sua deliberazione e salvare la vita preziosa ed unica, che appunto la sorella le sottolinea prendendo spunto da quanto a lei accaduto. La protagonista è sempre più determinata nel suo proposito di fusione totale con la Natura per cui nulla scalfisce il suo proposito apparentemente stoico, atarassico ed imperturbabile, alla maniera della sua attesa dell’autobus con l’ombrello aperto alla fermata, in guisa di ciò che succede agli utenti del servizio pubblico specialmente nei giorni di sciopero come l’8 per lo più senza le fasce di garanzia per l’irritazione del personale non venendo esaminate le loro richieste, soprattutto se non s’è appresa in tempo la notizia. Il testo interrogante con la sua amara provocazione è stato seguito con grande concentrazione dal foltissimo pubblico da “Sold out”, che s’è calato nei soggetti terzi del marito e della sorella che si vedono distrutta atrocemente la vita dalla paradossale determinazione avversa della congiunta, che solo nel cognato pittore trova una giustificatoria comprensione per l’esaltazione artistica del quadro che ne deriva, per oggettiva osservazione dal vero dell’inaudita modella. Questa sua originale volontà deterministica è la reazione in prima persona ad un’umanità negativa nei valori dettati dal cuore e dal ragione, purtroppo i fatti di questi giorni sembrano attenuare in un certo limite la responsabilità del suo gesto per la gratuita furia assassina e violenza materialista spietata cui assistiamo. L’adattamento teatrale dal volume della scrittrice quasi oggettiva trasfigurazione autobiografica è stata di Francesca Marciano e Daria Deflorian, che ne è stata pure assoluta protagonista con Paolo Musio, Gabriele Portoghese e Monica Piseddu, che sono stati tutti perfetti nella loro asciutta e passionale esternazione dei propri sentimenti, turbamenti, istinti e pulsioni per suscitare le sensazioni degli spettatori. La scena nuda ed atemporale, indeterminata, nello svolgimento della lotta tra stressate coscienze, quasi il quadrato d’un ring, è stata creata da Daniele Spanò, mentre la produzione è stata di Emilia Romagna Teatro e la Fabbrica dell’Attore in corealizzazione per la durata di 100 minuti con RomaEuropa Festival , Teatro Piemonte Europa e Triennale Milano Teatro. Un lungo e scrosciante applauso ha gratificato al termine il lavoro che è stato goduto in silenzio ed ha dimostrato che i giurati dell’Accademia di Stoccolma hanno avuto la giusta e ponderata intuizione nell’assegnazione del Nobel per la Letteratura 2024 ad Han Kang. Dal 12 andrà in scena in prima assoluta “Capitolo II” di Neil Simon,insomma si sta delineando un’ottima stagione al Vascello.

Giancarlo Lungarini

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