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La Tosca di Giacomo Puccini all’Arena di Verona

Data:

Arena di Verona, 2 agosto 2024

Serata magica sotto le stelle e delirio di applausi per Tosca all’Arena di Verona, grazie alla concertazione di Daniel Oren, l’allestimento storico di Hugo De Ana e una compagnia stellare con Anna Netrebko, la stella più luccicante della lirica internazionale, Luca Salsi, uno Scarpia stratosferico e Yusif Eyvazov. un Cavaradossi travolgente. Tre intrepreti straordinari per passione e presenza scenica.

Celebriamo in questo anno i cento anni dell’anniversario della morte di Giacomo Puccini e i quarant’anni esatti dall’ esordio in Arena del Maestro Daniel Oren, avvenuto proprio con Tosca al Festival 1984.

Un triangolo amoroso intenso, drammatico, avvincente, una spietata caccia all’uomo in una Roma papalina scossa dalla rivoluzione ( richiami visivi alla guerra ai lati del palcoscenico), una musica ricca, emozionante, avvolgente per un’opera che scorre come una sequenza cinematografica nella Roma del 1800. Ritmo teatrale incalzante, sorprendente con momenti di grande teatralità e arie celeberrime (Recondita armonia, Vissi d’arte, E lucevan le stelle…ecc.)

Il Te Deum nel finale del primo atto è un tripudio visionario dalle atmosfere lugubri, inquietanti. Il rito di ringraziamento è una miscela esplosiva di musica sacra e profana nelle voci e nei panni di oltre un centinaio di fedeli tra vescovi, chierici, sacerdoti, dignitari, nobili e popolani, in sontuosi costumi d’epoca dello stesso De Ana.

Tosca è una opera che intreccia il dramma con il lirismo. L’amore, la passione, il tradimento con la dimensione della morte. Dimensioni semplicemente umane, sempre attuali.

Puccini riesce ancora oggi a sedurre il pubblico con melodie indimenticabili, una orchestrazione raffinatissima, una forte caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, una narrazione teatrale inarrestabile, grazie anche al brillante tessuto tematico che, già dai tre accordi iniziali, rimane subito impresso nella mente dello spettatore.

Si resta avvolti dalla direzione di Daniel Oren bravissimo a tenere l’orchestra e il palcoscenico. Le sue braccia aleggiano nell’aria e avvolgono l’orchestra con amore.

Tosca è fra i titoli più amati e rappresentati al mondo, sesta nella lunga classifica delle opere più popolari all’Arena di Verona dal 1913 ad oggi. Tosca è un fluire inarrestabile dall’inizio alla fine di emozioni indicibili. Colpisce la storia d’amore, la bellezza musicale pucciniana, l’allestimento ideato da De Ana con pochi e potenti elementi simbolici, di forte impatto e visivamente fedele alla Roma ottocentesca del libretto.

Lo spettacolo si sposa perfettamente bene con le dinamiche pucciniane. Nulla è superfluo. Anzi si resta incantati da elementi scenici così impattanti.

Rivedere gli interni stilizzati di Sant’Andrea della Valle e di Palazzo Farnese desta sempre una grande emozione, così come desta emozione il suono armonioso delle campane di Roma e la salita della protagonista in cima al Castel Sant’Angelo. De Ana riserva a Tosca il coup de théâtre, facendola apparire con la croce in mano, tra il buio totale. Una uscita di scena che avremmo preferito più drammatica e di maggior impatto emozionale.

Il regista De Ana ci propone la Roma di Tosca con estremo verismo lirico, sulle antiche pietre del mega anfiteatro scaligero, dove spicca, come un gigante, con spada in mano, la figura rassicurante dell’Arcangelo Michele, simbolo di giustizia.

Tosca è presente nell’aria, negli odori dell’incenso, nei pomposi paramenti sacri, nelle campane delle mille chiese, nelle note cupe delle brume mattutine, nei sospiri amorosi di un pastorello (la dolcezza di Erika Zaha)

Fa piacere vedere i protagonisti indossare suntuosi abiti d’epoca, soprattutto se gli interpreti li sanno portare con stile. Tosca indossa abiti in stile Impero di grande bellezza, Scarpia i pantaloni al ginocchio, Cavaradossi una sbuffante camicia “romantica”

Anna Netrebko ha deliziato il pubblico della Arena con una intensa e magnifica interpretazione del ruolo di una donna carismatica, irrefrenabile, gelosa. La parte le va a pennello e la Netrebko-attrice, autentico “animale da palcoscenico”, ha disegnato un ritratto di Tosca vivo, credibile, senza mai cadere nella falsità.

Il magico momento di “Vissi d’arte”, è cantato dal soprano russo con espressione di dolore autentico, commovente, con legato e filati da manuale. Impressionante è il suo senso drammatico nelle frasi come “Davanti a lui tremava tutta Roma” o “Mario, Mario, su!”. Alla fine, un trionfo autentico.

Accanto a lei il tenore Yusif Eyvazov; con una interpretazione travolgente, ai limiti dell’espressività. È un Cavaradossi simpatico, non estraneo a un pizzico di ironia verso l’amata davvero sorprendente; il cantante, affermato da tempo, sembra ancora in fase di miglioramento. La voce suona più morbida e omogenea di una volta. Con l’interpretazione di “E lucevan le stelle”, arriva una meritata ovazione: la linea di canto è impeccabile e travolgente l’espressività.

Il baritono Luca Salsi, già presente nella Tosca areniana l’anno scorso, dimostra la sua continua crescita artistica ed è in grado di sorprendere il più vasto pubblico. ma ieri sera abbiamo visto un ritratto perfetto dello spietato capo della polizia romana, ardente di passione per la diva Tosca : un mix spaventoso e a suo modo affascinante di gentilezza e perfidia, di sensualità e crudeltà, tutte le sfumature rispecchiate dal suo canto magnifico.

I tre protagonisti sono affiancati da una squadra di comprimari di altissimo livello: il fuggiasco Angelotti di Gabriele Sagona, il Sagrestano di Giulio Mastrototaro, gli sgherri Spoletta, interpretato da Carlo Bosi e Sciarrone da Nicolò Ceriani, un Carceriere di Carlo Striuli e Erika Zaha nei panni del pastorello.

Il Maestro Daniel Oren, accolto da applausi generosi già prima di dare il primo attacco, guida in modo straordinario l’Orchestra di Fondazione Arena: un’energia pura nasce dalla sua bacchetta, ma si colora fin da subito di mille sfumature.

Il Coro dell’Arena preparato da Roberto Gabbiani è davvero incomparabile e le voci bianche di A.Li.Ve. istruite da Paolo Facincani, incantano il pubblico.

Alla fine, un vero delirio, applausi generosi per tutto il cast e numerose le chiamate sul palcoscenico.

gF. Previtali Rosti

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