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Surreale Capodanno tra incomprensioni, inettitudine e niente valori, problemi occupazionali e locatari in “Conto alla rovescia” ai Servi

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Uno dei primi spazi culturali a riaprire con l’arrivo dell’autunno per la nuova stagione di prosa è stato il teatro de’Servi che fino a domenica prossima replica la sarcastica e suggestiva commedia psicologica ed amara come conflittualità dei personaggi con se stessi e con amici e partner che è simbolicamente “Conto alla rovescia” di Federico Valdi dove il giorno di San Silvestro non è atteso in un clima di gioia e felicità con speranze in prospettiva per il nuovo anno, ma in preda alla sfiducia personale, alle preoccupazioni per lavoro e casa che sono proprie in questo periodo di parecchi giovani, nonostante la ripresa economica vantata dal governo Meloni, che viene contraddetta dai sacrifici richiesti a tutti dal ministro dell’economia il leghista Giorgetti e dal fatto che le famiglie non si sentano responsabilmente di procreare non avendo certezze nel futuro. Di siffatte considerazioni si fa carico la teorica riflessione dell’autore in “Conto alla rovescia “ che ha vinto il concorso “Roma Comico Off” della passata stagione basato sull’analisi mentale e psichica di 6 personaggi quali specchio di quella fascia sociale in piena crisi e tormentata dalle fragilità interiori, che poi diventano veri traumi e spingono a gesti di estrema disperazione personale , talora nei più gravi casi di depressione coinvolgendo pure i familiari per un falso e sbagliato senso di protezione dai pericoli sovrastanti. Dunque l’ispirazione a tale testo può essere giunta allo scrittore da “sei personaggi in cerca d’autore “ di Pirandello o da “L’uomo senza qualità” di Musil, per non accennare ai famosi versi di Ulisse ai propri compagni di ritorno da Troia nel XXVI canto dell’Inferno della prima cantica del capolavoro dantesco. Siamo nella casa di Clara di media classe borghese e di carattere spigoloso , arrogante verso gli altri, che richiede a Stefano le chiavi dell’appartamento per finita locazione ed infatti il conduttore dell’immobile ha preparato gli innumerevoli scatoloni che occorrono per un trasloco, facendosi aiutare dal viceportiere timido e succube Nicola, che appare alquanto impacciato per difetto di formazione scolastica e forte emotività di fronte alla grinta degli altri; tuttavia anche Stefano è giù di morale dato che si è dimesso dal giornale in cui lavorava per la sua presa di coscienza di vuoto logico ed insicurezza personale che lo sta distruggendo, al punto che è stato cacciato pure dalla compagnia teatrale in cui lavorava. Clara non lo sopporta più e non vede l’ora che si tolga di mezzo quando irrompe la novella coppia formata da Gianni ed Alice che dovrebbero subentrare con il nuovo anno pagando un più alto affitto e non avendo un luogo dove andare per riposare la notte, similmente alla nascita di Cristo nella grotta di Betlemme che quest’anno segnerà l’inizio dell’Anno Giubilare della Speranza. Logicamente, in piena malinconia, crisi soggettiva e frustrazione per la perdita di tutto,il giovane inquilino li tratta male e desidererebbe sbatterli fuori di casa in quanto non è ancora il loro turno di affittuari e questa oltracotanza con trasgressione degli impegni fa degenerare la situazione per cui cominciano gli alterchi e battibecchi tra i tre, con Stefano che li tratta in malo modo per la loro mancanza di cortesia ed urbane maniere nell’avvicendamento nella casa, per cui si prendono per la loro protervia i bagagli in faccia. Sono esilaranti scenette con furiosi scontri verbali tra ultimi della società che riversano reciprocamente su di loro la colpa della conflittualità divampata,in cui Clara non sa quale atteggiamento tenere. Intanto sopraggiunge Francesco,che ha un vincolo affettivo con Stefano, perciò resta sbalordito ed esterefatto quando apprende che il suo amico ha perso tutto e non sa più dove andare,quasi fosse già il giorno dopo. Comunque la più ferale e travolgente notizia della “sit – com” è che il sodale amico del cuore gli ha tolto pure la spirituale vicinanza di Clara, che è, con superficiale leggerezza di cuore, assurta a compagna di Francesco, che intanto ha portato provviste dal catering della rosticceria insieme a quelle predisposte nei bagagli dagli amanti, che ora in codesto ginepraio collerico e privo di piani progettuali, idee di lavoro per il domani della futura famiglia che comporranno, iniziano a litigare, con una Clara sempre più paranoica e schizofrenica che supplica il suo assistente, il viceportiere Nicola, di sbattere tutti fuori dall’avita magione. Il frastornato poveretto non sa più da chi prendere ordini nella sua succube sudditanza per cui, nella confusione che s’è creata con un grigio squallore comportamentale e relazionale di persone non più serie e responsabili, bensì precipitate al vile e basso rango di animali preda dei loro impulsi ed istinti, ha uno scatto di nevrosi ed impetuosa reazione collerica al marasma creatosi, mentre in televisione viene scandito il conto dei secondi a scendere, come si fa abitualmente in prossimità della mezzanotte l’ultimo dell’anno allorché si balla , si fanno i classici “trenini” e si stappa lo spumante, oppure per il lancio dei missili e delle navicelle spaziali dalle stazioni dell’ESA e Cape Canaveral in Texas per l’operazioni con il nostro satellite o con gli altri pianeti delle galassie celesti, in questo tempo in particolare il rosso Marte. Per loro sarà un Capodanno tragico e senza un filo di luce rosa in prospettiva, accentuandosi la cupa solitudine senza prospettive in cui si ritroveranno come sbandati naufraghi della loro nichilista ed autodistruttiva esistenza. Nel caos deleterio l’insolvente e tradito Stefano ha un estemporaneo piano diabolico con mente criminale concepito :far esplodere tutti i fuochi pirotecnici preparati per la festa, dalle “castagnole” alle “bombe” e “tric e trac” gettati tutti in terra per farli deflagrare con l’esplosione dell’appartamento espressione della loro mente diventata folle per il completo annebbiamento del loro raziocinio umano ; pertanto i “mostri” litigiosi non sanno più come uscire, quali esseri spaventati ,dall’incubo che stanno vivendo. Le disgrazie funeste ed irrazionali del frangente temporale che stiamo vivendo con la carneficina familiare ordita dal padre a Nuoro e dal figlio diciassettenne in Lombardia senza pietà per i propri congiunti, in momenti d’improvvisa perdita della lucidità per essere “compos sui”( ovvero padroni di se stessi) non è altro che il riflesso negativo di siffatto discorso, ben centrato dal Valdi ,che per di più l’ha collocato per renderlo ancor più esasperato tragicamente in maniera incredibile nella fine dell’anno in cui si respira per lo più un clima di rinnovamento psichico e propositivo con serate festose tra amici e parenti. L’unica speranza rimane quella che coloro che assisteranno all’interessante e dissacratorio lavoro delle sicurezze e consolidati modi di pensare, inveterate concezioni sociali,recuperino la capacità di riflettere come in un quadro , alla stregua di “Dorian Gray”di Oscar Wilde, a che livello antropologico sono e s’impegnino magari nella difficile risalita di Dante con Virgilio “lo duca e maestro mio” e Beatrice, inviata in suo soccorso dalla luce divina della grazia di Santa Lucia,alla risalita verso l’Empireo con l’ultima guida di San Bernardo, per riacquistare la pienezza antropologica con cui furono creati ad immagine e somiglianza di Dio per dominare il mondo.”Per aspera ad astra”forse questo era l’intendimento dell’autore alla luce dell’attualità di cronaca nera e lacerazioni umane inverosimili ed insospettabili.

Giancarlo Lungarini

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